Busta Rhymes – Extinction Level Event 2 – The Wrath Of God

Voto: 4

Quando di un artista (affermato, per giunta) diventa faticoso ricordare quale sia l’ultimo album meritevole di almeno cinque ascolti, il discorso si avvia in partenza lungo binari tortuosi. Nel caso di Busta Rhymes, ammetto di aver dovuto barare; nel senso che, senza l’aiutino del web, la memoria girava un po’ a vuoto, non riuscendo proprio a collocare con precisione tutti i tasselli di un percorso che – a opinione di chi scrive – ha preso una piega indifendibile addirittura vent’anni fa. Ribadisco dunque quanto accennavo commentando “The Coming”: fatta eccezione per il trittico iniziale della carriera solista del nostro Trevor, dei rimanenti titoli a disposizione ritengo si possa compilare un mesto best of e cestinare il resto. Sarò pure lapidario, ma è così che mi spiego l’accoglienza trasversalmente sorpresa – da parte di ascoltatori, addetti ai lavori e colleghi – che ha accompagnato la pubblicazione di “Extinction Level Event 2 – The Wrath Of God”: il timore (legittimo) era forse che si trattasse dell’ennesima accozzaglia di hit inzuppate nel peggior R’n’B.

E invece, fin dalla scelta di voler dare una sorta di seguito a “E.L.E.” (suo secondo miglior successo per dati di vendita, giusto un passettino dietro a “When Disaster Strikes…”) e passando per una realizzazione che palesa subito tempistiche di lavoro mastodontiche, un set di collaborazioni sconfinato e dimensioni complessive fuori norma (settantasette minuti pieni nella versione base, novantacinque in quella deluxe virata in rosso), è chiaro che le ambizioni del rapper classe ‘72 qui siano ben altre. Quel che s’intuisce sulla carta, trova infatti corrispondenza in un’operazione la cui mole è il risultato congiunto di una spiccata destrezza lirica e una naturale predisposizione a domare ogni tipo di beat, combinazione che si traduce in un insieme slegato dai suoni del momento ma non per forza nostalgico, quasi una summa – di conseguenza comprendente pregi e difetti – di una personalità tanto debordante quanto quella di Bussa Buss. La spiccata tridimensionalità di “E.L.E. 2”, in aperta antitesi alla deprimente programmaticità che affliggeva “It Ain’t Safe No More…” o “Back On My B.S.”, è il segnale di una ritrovata ispirazione, riscontrata già esaminando i numerosi featuring rilasciati nel corso degli ultimi due/tre anni.

L’immancabile intro apocalittico, che nel cuore dei suoi sette primi abbondanti riprende “I Love Music” dell’Ahmad Jamal Trio citando di fatto “The World Is Yours”, ci accompagna in una partenza frizzante e molto di pancia, scandita da prove che vanno dritte al punto: i settantuno secondi di “The Purge”, su una marcetta e delle sirene, accendono il germe della rivoluzione (<<sorry country, I know you don’t want this really, but/’til we get us some justice we fucking every city up/drastic measures is urgent, the city burn like Philly blunts/crazy like we jumpin’ off the little yellow mini-bus>>), clima che persiste in “Strap Yourself Down” (doppia strumentale a firma congiunta di Pete Rock e J Dilla) e nel terzo estratto video, “Czar” (la partecipazione degli M.O.P. si risolve in qualche ad-lib), orientate però in misura maggiore verso l’autocelebrazione. La voce perfino più cavernosa del solito di Busta Rhymes, unita agli interventi di Chris Rock, contribuiscono poi a imprimere una certa teatralità a un primo tratto che termina idealmente con l’eccellente banger “Outta My Mind” (<<dready drop the beat while I’m shinin’ my crown/and reinstate the boom bap and redefine sound/trash niggas who sit back thinkin’ they could/I could live with the street, get ya what you want>>), quasi una cover di “Poison” dei Bell Biv DeVoe, e la rabbiosissima titletrack, amalgama di politica, religione e teorie cospirative (<<God has sent me to make you all feel the wrath and cometh/I’m here to heat up and beat the street up, I’m back to punish/while Trump is present with a mouth screamin’ louder than trumpets/while you bow to the puppets I’ma stand and stick around for the judgment>>).

Va da sé che il fil rouge della catastrofe planetaria, come per “The Coming” e successivi, venga via via a diluirsi nel prosieguo della tracklist, ingrossata da episodi che poco o nulla hanno a che vedere con l’ipotetico concept di fondo. Capita quindi di imbattersi in un duo oramai impossibile con ODB, le cui rime per “Brooklyn Zoo” fanno da ritornello a “Slow Flow” (notevole la seconda strofa che intreccia nelle barre diversi titoli di dischi Hip-Hop); altra combo gustosa è quella con Q-Tip in “Don’t Go”, efficace dimostrazione di un’abilità al microfono che per The Abstract e The Dragon non sembra conoscere flessioni; “True Indeed” sigla infine un’ulteriore alleanza di pregio, la prima in assoluto con Dj Premier su un’uscita ufficiale di Busta Rhymes, occasione sfruttata da quest’ultimo per elargire con generosità i suoi funambolismi (<<the mathematician of this Rap expedition/mastered the precision of the faster addiction after you listen/…/quicker than fiber optics, I’m deeper than Michael’s pockets/I’m equally microscopic, germicidal like an Ebola/if I ain’t already told you, you could suck up on my Ricola/…/time as I’m redefinin’ and mastermindin’ and redesignin’ the master architect/chemically combining genetically, see-see-see, I’m readily sick to the pulp competitively>>).

Giunti tuttavia nel mezzo di “The Wrath Of God”, l’impalcatura comincia anche a mostrare piccole incrinature – comprensibili in un’opera di tali proporzioni. Passi per “Master Fard Muhammad”, troppo sbilanciata in favore di Rick Ross, ma “YUUUU” e “The Don And The Boss” sono due singoli poco rappresentativi per un progetto che si stava muovendo in direzioni meno scontate. In aggiunta a ciò, viene introdotto il tema sentimentale e tocca ancora sorbirsi l’orrida “Where I Belong”, tardiva germinazione del tormentone “I Know What You Want” che ne ricompone il medesimo assetto con Mariah Carey ai cori e Rick Rock alle macchine. Quantomeno, pur parlando sempre di scaramucce di coppia, “Best I Can” convoca una delle migliori female mc sulla piazza, Rapsody, per un duetto di qualità che 9th Wonder adagia sui microsolchi impolverati di “Thank You Lord”. Ritrovata la strada maestra, “E.L.E. 2” fa di nuovo filotto: la cupa “Deep Thought” è un riuscito monologo interiore che tira le fila di questa breve parentesi dedicata alla sfera relazionale; “Look Over Your Shoulder”, finita un paio d’anni fa nell’EP/bootleg “Bad. Kid. Chill. City” con una strumentale differente, è una dedica d’amore che Busta e Kendrick Lamar indirizzano tra le braccia dell’Hip-Hop; “You Will Never Find Another Me” chiarisce che l’asse mc + vocalist può funzionare se la seconda casellina è occupata da una straordinaria Mary J. Blige; dulcis in fundo, “Freedom?” riorienta la bussola in favore della responsabilità civica (<<watch all my people that they tryna trample/it’s time to form and get to lead ‘em by every example>>), certificando altresì il ruolo chiave di Nottz, e “Satanic” chiude il cerchio su atmosfere che tornano a farsi sinistre e minacciose.

Riducendo ai minimi termini (giacché mi sono dilungato oltre il previsto): a prescindere da quanto detto sopra, ascoltare Busta Rhymes su una cartella di beat adeguata vale sempre e comunque il prezzo del biglietto; ritrovarlo tra i protagonisti di un’annata per niente avara di proposte valide supera ogni nostra aspettativa e ci rende felici come un bambino la mattina di Natale. Senza retorica: bentornato!

Tracklist

Busta Rhymes – Extinction Level Event 2 – The Wrath Of God (The Conglomerate Entertainment/Empire 2020)

  1. E.L.E. 2 Intro [Feat. Chris Rock, Rakim and Pete Rock]
  2. The Purge
  3. Strap Yourself Down
  4. Czar [Feat. M.O.P.]
  5. Outta My Mind [Feat. Bell Biv DeVoe]
  6. E.L.E. 2 The Wrath Of God [Feat. Minister Louis Farrakhan]
  7. Slow Flow [Feat. Ol’ Dirty Bastard]
  8. Don’t Go [Feat. Q-Tip]
  9. Boomp!
  10. True Indeed
  11. Master Fard Muhammad [Feat. Rick Ross]
  12. YUUUU [Feat. Anderson .Paak]
  13. Oh No
  14. The Don And The Boss [Feat. Vybz Kartel]
  15. Best I Can [Feat. Rapsody]
  16. Where I Belong [Feat. Mariah Carey]
  17. Deep Thought
  18. The Young God Speaks
  19. Look Over Your Shoulder [Feat. Kendrick Lamar]
  20. You Will Never Find Another Me [Feat. Mary J. Blige]
  21. Freedom? [Feat. Nikki Grier]
  22. Satanic
  23. Blowing The Speakers (Bonus Track Deluxe Edition)
  24. Who Are You (Bonus Track Deluxe Edition)
  25. Hope Your Dreams Come True (Bonus Track Deluxe Edition)
  26. Calm Down [Feat. Eminem] (Bonus Track Deluxe Edition)

Beatz

  • Nottz and Busta Rhymes: 1, 6
  • Swizz Beatz and Avenue Beatz: 2
  • Pete Rock and J Dilla: 3
  • Rockwilder: 4, 22
  • Dready and Busta Rhymes: 5
  • Nottz: 7, 19, 21
  • Focus The A.R.M.: 8
  • Dj Scratch: 9
  • Dj Premier: 10
  • Terrace Martin and Hi-Tek: 11
  • Anderson .Paak: 12
  • Dready: 13
  • Schife: 14
  • 9th Wonder: 15
  • Rick Rock with the additional production by Navi Beatz: 16
  • Busta Rhymes: 17, 18, 20
  • Murda Beatz: 23
  • Jahlil Beats: 24
  • M1onthebeat: 25
  • Scoop DeVille: 26

Scratch

  • Dj Premier: 10