Intervista ad Armani Doc (04/12/2023)

Nell’exploit di Make Rap Great Again, in particolare in quella fase pandemica durante la quale il progetto correva come un treno mentre tutto il resto era più o meno fermo, diversi esordienti hanno fatto un salto nella serie maggiore dando ragione a chi credeva che scavando, cercando con un po’ più di attenzione, nell’underground poco esposto ci fosse del talento. Termine, quest’ultimo, che tornerà a far capolino nell’intervista che vi apprestate a leggere, perché Armani Doc era uno di quegli esordienti e oggi intende dimostrare che non solo chi ha scommesso su di lui ha fatto bene, ma che non ha alcuna difficoltà a tracciare da sé le tappe del proprio cammino…

Bra: <<sto tra i veterani ma son giovane>> (“100 km/h”). E’ il primo concetto che mi ha colpito di “Gifted”, pubblicato a cinque anni dal tuo esordio ufficiale, “Serie A”. Un periodo durante il quale hai spesso avuto l’opportunità di affiancare figure che, per anagrafica e discografia, vantano un bagaglio di esperienze corposo; cos’hai imparato, frequentando quei veterani?
Armani Doc: ho legato fin da subito con alcuni artisti che hanno cinque o dieci anni di carriera più di me, appena ho ripreso con la musica nel 2018, perché secondo me avevo già un mio stile delineato; ed è una cosa che molti hanno rispettato. Anche per questo la maggior parte delle robe che ho imparato da questi artisti ha a che fare più con la cornice – diciamo così – di un album: la produzione, la promozione, la distribuzione, la gestione del merch. Cose più tecniche che, però, sono fondamentali, specie se vuoi produrre i dischi in maniera indipendente.

B: come tutti sanno, vinci un contest indetto da Gionni Gioielli ed entri a far parte di Make Rap Great Again, rilasciando poi “Alta moda”. A noi è capitato di chiacchierare con diversi membri del collettivo, dallo stesso Gioielli a Blo/B, EliaPhoks, Lil Pin e Gentle T, ne abbiamo ricavato diverse indicazioni sia sul metodo di lavoro, tutt’altro che anarchico e improvvisato, che sul legame che ha unito uscite magari diverse tra loro, eppure votate a un obiettivo comune consistente nel far bene il Rap senza troppe paranoie di contorno. Brutalmente: MxRxGxA è stata un’occasione persa per il Rap italiano o il suo esempio darà ulteriore combustibile alla scena?
AD: mah, Make Rap Great Again era diventata oramai tante cose diverse, forse troppe, rispetto a ciò che era quando abbiamo fatto quella run nel 2020 con “5 bambole…”, “Alta moda” e “MMLW”. Credo che ad oggi sia stato raggiunto l’obiettivo del gruppo, sono nate altre realtà che ora meritano di crescere da sole e ricevere lo stesso amore che abbiamo ricevuto insieme, per quello MxRxGxA non ha avuto più senso che continuasse.

B: stiamo ancora al recente passato. A fine primavera esce il tuo EP “Fiori blu”, prodotto per intero da Garelli: per certi versi anticipa “Gifted”, perché chiarisce – in realtà bastava ascoltare “Mondo Milano” del 2021… – che il tuo approccio non sia legato alla classicità, preponderante in MxRxGxA. Sei infatti a tuo agio tanto su beat di puro sampling quanto su sonorità più moderne, com’è giusto che sia data la tua età; rispetto al tema, il tuo gusto musicale su quali dischi si è formato e, a livello di scrittura, cambi metodo in base al tipo di strumentali utilizzate?
AD: io sono fan di un sacco di cose diverse che poi però, se vai a guardare bene, così diverse forse non sono… Quasi tutti i beat di “Gifted” e “Fiori blu” sono su campioni, semplicemente il lavoro sulle drum e i bassi è diverso, ma non c’è una differenza nell’approccio. Poi ovviamente, a seconda dello stile di alcuni beat, vado a utilizzare tecniche diverse nel Rap ma mantenendo sempre la mia attitudine, il gioco è tutto qui alla fine. E’ il bello del Rap: mi ascolto Babyface di Detroit, Nipsey di Los Angeles, Styles P di New York e, nonostante ognuno abbia il suo stile, stanno facendo tutti la stessa cosa.

B: curiosità conseguente. Con quali produttori vorresti lavorare, di quelli raggiungibili?
AD: guarda, sono davvero soddisfatto del gruppo di producer con cui ho lavorato per “Gifted”. Credo continuerò a lavorare con tutti loro, chi più e chi meno; ma forse ti direi Big Joe, perché avevamo parlato di fare qualcosa e poi sono stato risucchiato dal disco e non si è fatto più niente. Chissà.

B: veniamo finalmente a “Gifted”. In “Formula” racconti che “Alta moda” è stato <<scritto in sei giorni>>, in questo caso, invece, quanto tempo è occorso e come si è svolto il tutto?
AD: io scrivo in maniera molto particolare, perché a volte compongo le strofe attaccando bozze varie che mi segno in questi file infiniti di OneNote, poi le limo e rendo tutto adatto al nuovo beat. Con “Alta moda” fu così perché avevo anche molte barre rimaste inutilizzate dagli anni precedenti, con “Gifted” invece c’è stato molto più lavoro sui brani già registrati, anche perché, lavorando con diversi producer, il processo diventa inevitabilmente molto più lungo. La scrittura è stata più o meno la stessa, però sparpagliata lungo gli ultimi due anni.

B: l’album è fuori per Think Fast Records, etichetta indipendente che dovrebbe vederti tra i fondatori. Di fatto, un’autoproduzione, sebbene il tuo nome sia stato più volte accostato al mondo delle major; cosa ti va di raccontarci, in merito?
AD: sì, tecnicamente “Fiori blu” doveva essere un vero e proprio album sotto major, ma i continui rallentamenti e varie altre problematiche che tengo per me mi hanno convinto alla fine a tenermi tutto e uscire in maniera indipendente. Di conseguenza, “Fiori blu” è diventato un EP e i brani rimasti fuori, uniti ad altri nuovi o remixati, hanno formato “Gifted”. Devo ringraziare molto Garelli, perché da quella situazione caotica ha creduto nel progetto ed è diventato parte fondante di tutta Think Fast!

B: nel tuo Rap – prerogativa che era comune all’intera MxRxGxA – si fa esplicito riferimento all’Hip-Hop americano, rivendicazione di un background che in qualche modo aiuta a inquadrare meglio ispirazioni e modelli. Ti senti influenzato più dalla scena U.S.A. o da quella italiana?
AD: allora, io dico sempre che fare Rap e non conoscere il Rap americano è come fare Metal e non conoscere i Metallica, mi sembra ridicolo. E ancora più ridicolo, per me, è fare Rap e non capire l’inglese, perché non hai proprio i mezzi per comprendere quelli che hanno inventato ciò che tu stai cercando di fare… Quindi per il sound e certe idee, io mi rifaccio sicuramente all’America, anche se poi cerco comunque di rappresentare quello che ho intorno: il viaggio inizia in America ma finisce sempre a Milano, ecco.

B: nei trentacinque minuti di “Gifted” ritroviamo tutti i temi cui ci hai abituato, conditi da una dose ragionevole di introspezione. Non c’è un concept in senso stretto, ma si percepisce un senso di rivalsa personale che fa da collante a molti dei dodici episodi; per quanto fatto nel corso degli ultimi due/tre anni, ritieni di aver ottenuto il riconoscimento meritato?
AD: complessivamente, “Gifted” e “Fiori blu” volevo fossero un racconto sul talento. Sulle difficoltà nel coltivare il proprio talento, su come coltivarlo e come poi conviverci. E’ un discorso a cui ognuno si rifà in maniera personale e sono molto soddisfatto di come sia stato recepito il concept. Io poi non sono uno che si preoccupa troppo di ricevere i meriti o i riconoscimenti, però credo che dopo il percorso fatto con MxRxGxA quello che propongo rischiasse di essere relegato solo nel gran Rap, mentre in questo disco secondo me ci sono dei brani che sono molto più di sole belle barre e bei beat. Magari pecco di poca umiltà, ma non ho sentito strofe profonde quanto “Flaneur” o “Kids 95” negli ultimi anni…

B: se dovessi spiegare “Gifted” attraverso un solo brano, quale indicheresti e perché?
AD: credo sarebbe un mash-up tra “Kids 95” e “Kissene”, perché nella prima c’è la mentalità con cui ho iniziato a lavorare all’album e nella seconda quella con cui l’ho concluso.

B: capitolo featuring. Convochi Nex Cassel, RollzRois, Montenero (giocando un po’ in casa, diciamo), Ensi e il romano Kira, cinque voci tra loro diverse per un progetto che, come dicevamo, premia la varietà e spazia nei suoni. In generale, scegli le collaborazioni in funzione del disco o del rapporto personale con gli artisti coinvolti?
AD: scelgo le collabo in base a una mia idea sul brano, ovviamente tra una schiera di amici fortissimi con cui sono in ottimi rapporti. Solo “Big Bang”, il pezzo con Kira, forse è nato in maniera completamente spontanea, senza programmi, nel senso che l’abbiamo reccato giù a Roma il giorno stesso in cui ci siamo conosciuti in studio da Depha, che ha realizzato il beat.

B: parliamo di Milano. La tua generazione è figlia dell’ascesa dei Club Dogo e di tutto ciò che ne è conseguito, portando il capoluogo lombardo al centro della scena italiana; nella tua esperienza, hai percepito una vitalità, un dinamismo, grazie ai quali poter avviare più facilmente una carriera musicale?
AD: ne ho parlato proprio qualche giorno fa con un vecchio amico. In quel periodo – 2008/11 – si respirava un’aria mega Hip-Hop tra le piazze di Milano, proprio quel concetto delle piazze degli anni ’90 che ancora reggeva e aveva oramai gente come i Dogo che lo raccontavano a livello mainstream. L’idea di fare musica però non ci sfiorava nemmeno, c’erano molti altri aspetti della strada oltre al Rap, il Rap era visto come una cosa di contorno, un’estetica, non l’attività finale dello stare in piazza.

B: “Gifted” è uscito da qualche settimana, che riscontro sta avendo e cosa state preparando per le presentazioni live?
AD: sono davvero molto soddisfatto di come sia stato recepito il disco. Stiamo organizzando un Xmas party di Think Fast al Legend per il 23 dicembre, faremo quindi una presentazione a Milano e l’anno prossimo vedremo poi come e dove andare a suonarlo in giro.

B: chiederti già di progetti futuri non avrebbe senso; cosa puoi anticiparci, però, a proposito dei nuovi brani e delle collaborazioni che ti stanno impegnando in questo momento?
AD: posso anticiparti che il 2024 vedrà un allargamento di Think Fast Records. Io mi farò risentire verso l’estate, ma oltre a me usciranno altri tre progetti per la label. In alcuni di questi sarò coinvolto anche per quanto riguarda la cura delle copie fisiche e del merch col mio brand Gifted S.C., quindi avrò un bel po’ da fare.

B: l’ultima domanda la faccio a Michele, che è interista come me – e quindi immagino gli scambi di opinione con Gioielli… Due anni fa ci siamo fatti del male da soli, l’anno scorso abbiamo sfiorato un clamoroso successo, quest’anno riusciamo a portare a casa qualcosa di più importante di una Coppa Italia?
AD: Gioielli è juventino solo quando la Juve vince, sennò tifa Celtics… Io, devo ammetterlo, non ho mai visto la mia squadra così compatta e organizzata come quest’anno, forse solo nel periodo 2006/09. Speriamo che la finale dell’anno scorso possa essere l’inizio di un ciclo…

B: c’è qualcosa che vorresti aggiungere, ancora?
AD: solo questo, 2024 = Think Fast!