Nas – Magic 3

Voto: 4 – –

Cominciamo dalla fine, giacché è un po’ il tema di fondo di un’uscita annunciata via social con l’eloquente caption the finale: a quasi trent’anni da un esordio discografico inscritto tra i classici assoluti dell’Hip-Hop, Nas ha rilasciato sei dischi in poco più di un triennio – pari a ottanta brani ufficiali per oltre quattro ore di musica – esprimendo una costanza qualitativa mai prima così elevata. Ci stiamo riferendo alla sequenza, rapportata alla durata contenuta dell’intervallo temporale; la carriera dell’mc è infatti zeppa di titoli che, presi singolarmente, per gusto personale potreste preferire a uno o a tutti quelli realizzati con Hit-Boy, contarne altrettanti di seguito sul medesimo livello ci sembra tuttavia un’impresa quantomeno ardua. Aggiungiamo che, sulla carta, il percorso dovrebbe trovarsi in una fase calante, contando i diciotto progetti in elenco (più un paio di nastri perduti e l’occasione sprecata dal collettivo The Firm) e lo scoccare dei cinquant’anni del Nostro in contemporanea alla pubblicazione di “Magic 3”, ulteriore dimostrazione di uno status che rasenta l’unicità.

Un autentico tour de force, dicevamo, di cui abbiamo commentato tutti gli episodi, primo, secondo, terzo, quarto, quinto e, ora, sesto; perciò, più che sull’album in distribuzione da settembre attraverso ogni piattaforma, il punto andrebbe fatto sull’intera saga, chiarendo anzitutto che, a opinione di chi scrive, quest’ultima abbia raggiunto il suo vertice nel tratto di mezzo, ovvero da “Magic” a “King’s Disease III”. Ribaltando la prospettiva, se non condividiamo l’opinione di quanti si siano affrettati a indicare in questo capitolo conclusivo il risultato più pregiato dell’interazione tra il rapper newyorkese e il produttore californiano, concordiamo però nel ritenerlo un punto di convergenza cui vengono a riannodarsi tutti i fili intessuti a partire da quel caldo agosto del 2020. Un quadro che dalla retrospezione dell’introduttiva “Fever” (<<celebratin’ years of flows and crazy wordplay/seasoned, I’m leavin’ my forties, I’m a griot>>) approda ai lucidi bilanci di “1-800-Nas-&-Hit” (<<finally killed the king’s disease, I see what a genius see/unclutter your mind for once, let me set the scenery/put down the diamonds and blunts, put down the wine and the cups/put your ideas in play, it ain’t what it seem to be>>).

Il fulcro dell’operazione, intesa nel suo insieme, risiede appunto in un Nas che ha ritrovato se stesso in termini di ispirazione, continuità e contatto con una scena che è stata più volte predata da improbabili pretendenti al trono. L’acredine di “TSK” è indirizzata anche contro di loro (<<first thing I learned when I was comin’ up in age/when they stumble in your space, is to punch ‘em in the face/the second thing I learned, I was in thе second grade/slidin’ onto second basе, I can orchestrate this game>>), segnale di una combattività che non è cieca, ottusa, ma fa il paio con la quieta consapevolezza espressa in “Superhero Status” (<<always on time, I’m never petty, yeah, I’m always ready/that’s why my shit flows smooth and steady, pictures on Getty/I don’t complain, I don’t blame/know when my time is done, I move to the side>>). Tematiche centrali all’interno di una scaletta per nulla avara di sfumature e comprendente i gustosi storytelling – un’altra specialità di casa Jones – delle due “Based On True Events”, l’intenso doppio monologo di “No Tears”, nel quale il Nas adulto di oggi si rivolge a quello più giovane (e viceversa), le riflessioni ad ampio raggio di “Speechless Pt. 2” (<<this my tactical flow, the one they can’t redesign/you can redo the voice, but you can never read my mind>>), più qualche deviazione dal tracciato principale alla “Japanese Soul Bar”.

Veniamo dunque a Hit-Boy, addendo non secondario della formula. Non figura tra i nostri produttori preferiti e l’abbiamo ribadito molte volte, per questa ragione ci siamo avvicinati a “King’s Disease” con una diffidenza che si è via via sciolta, giungendo alla conclusione che il suo modus operandi, la capacità di dare una pasta classica a sonorità confinanti col mainstream, abbia contribuito in maniera determinante alla riuscita di una serie i cui prodromi risalgono a “The Lost Tapes II”. “Magic 3” conferma l’assunto con una prova che, pur tenendosi a debita distanza dall’Hip-Hop usa & getta, propone un linguaggio musicale accessibile, alla portata di un’utenza ampia, indovinando abbinamenti intriganti come quello di “Never Die” con Lil Wayne. Al tempo stesso, registriamo una zona mediana più scarica, con beat che – forse anche per il sample degli Ohio Players – sembrano provenire dalle macchine del 9th Wonder meno ispirato (“Pretty Young Girl”), echi del peggior sound newyorkese di inizio duemila (“Sitting With My Toughts”) e soluzioni incomprensibili (“Blue Bentley”).

Insomma, al termine del viaggio non ci sono esattamente dei fuochi d’artificio: si avverte la mancanza di qualche strumentale più grintosa, Nas appare un filino meno atletico in fase di scrittura e qualche skip non è escluso. Eppure, al netto di ciò, tirando le fila del discorso ci si rende presto conto di aver assistito a un evento di per sé straordinario: il degno ritorno di un monarca che non intende cedere amichevolmente la propria corona. E questa è una questione ben più grande delle chiacchiere che potremmo spendere a proposito di “Magic 3”.

Tracklist

Nas – Magic 3 (Mass Appeal Records 2023)

  1. Fever
  2. TSK
  3. Superhero Status
  4. I Love This Feeling
  5. No Tears
  6. Never Die [Feat. Lil Wayne]
  7. Pretty Young Girl
  8. Based On True Events
  9. Based On True Events Pt. 2
  10. Sitting With My Thoughts
  11. Blue Bentley
  12. Jodeci Member
  13. Speechless Pt. 2
  14. Japanese Soul Bar
  15. 1-800-Nas-&-Hit

Beatz

All tracks produced by Hit-Boy except track #15 by Hit-Boy and Nas