Nas – King’s Disease II

Voto: 4 +

Non è il disco di leftover della sessione precedente che temevo potesse essere… In una nostra chat, li9uidsnake replicava così alla mia prima impressione su “King’s Disease II”, positiva anche perché – come lui – avevo il sospetto si trattasse di un progetto di recupero, dati gli undici mesi e mezzo intercorrenti dal capitolo che inaugurava la saga (in prosecuzione?) della malattia. Il pensiero correva forse allo stretto avvicendamento che da “I Am…” fece precipitare il Nostro in “Nastradamus”, indirizzandone la carriera lungo un binario che, in tutta sincerità, negli ultimi vent’anni mi ha fatto apprezzare il viaggio solo in un numero limitato di occasioni (penso in particolare a “Stillmatic” e “Life Is Good”). La premessa funge quindi da disclaimer: sul tema Nasir Jones, sono uno dei peggiori scettici; certo non per sfiducia verso le qualità del rapper, sulla carta incommensurabili, quanto per la resa troppo spesso insoddisfacente delle strumentali selezionate – sì, è un discorso vecchio, trito, banale, ma dalle implicazioni tanto macroscopiche da non poter essere lasciato dietro le quinte.

Al contrario, è impossibile non supporre che la lezione, in qualche modo, sia stata appresa: nella decade che si apre con “Distant Relatives”, Nas ha drasticamente ridotto la cattiva abitudine di colmare ogni sua uscita con una sfilza irragionevole di beatmaker, affidando le redini di “Nasir” e poi di “King’s Disease” a una regia unica (un produttore esecutivo, se vogliamo dirla bene), replicando addirittura la scelta che aveva condotto a quest’ultimo. E veniamo allora al pluridecorato Hit-Boy, ossia all’altro addendo della somma: se vederlo al fianco di Benny The Butcher un po’ ci perplimeva, in coppia con Nas l’immagine appare molto più a fuoco; facendosi del tutto nitida al secondo tentativo. Con la sola eccezione di una manciata di episodi, le quindici tracce di “King’s Disease II” (cinquantuno primi, zero intermezzi di sorta) hanno infatti una buona andatura, rispecchiando un’identità artistica che – si scorra il profilo Instagram dell’mc – da hoodie e bandane è passata a dolcevita e giacche di alta sartoria. Guardaroba che, considerati i quarantotto anni da compiere il prossimo settembre e i trenta tondi di attività, possiamo ritenere gli si addica in maniera appropriata.

Intanto, non è difficile scorgere giusto nel mezzo di “KD2” due piccole gemme che vanno a incastonarsi (assieme a parecchie altre) sulla corona del monarca: la prima, complice il delizioso sample Soul tratto da “She Calls Me Baby” di J. Kelly And The Premiers, è “Moments”, efficace bilancio personale tratteggiato con l’equilibrio e la lucidità di chi è oramai consapevole di sé e del proprio ruolo su questa Terra (<<traded my youth some say I became a suit/a representative of Martin’ dream comin’ true/every man is a king ‘less he make excuses/wish that my mishaps wasn’t a nuisance>>); l’altra è “Nobody”, attesissima per via del featuring con Lauryn Hill, combinazione – puntellata da un bel sax – che rende merito agli alti valori in campo e ricorda ai più smemorati chi fosse un tempo la regina incontrastata dell’Hip-Hop (<<they tried to box me out while takin’ what they want from me/I spent too many years living too uncomfortably/…/now let me give it to you balanced and with clarity/I don’t need to turn myself into a parody>>).

Non che siano tanto da meno “Death Row East”, chiarimento definitivo a proposito delle speculazioni riguardanti i rapporti tra Nas e 2Pac (<<there’s a rumor that spread I’d like to address/Pac was never set up by Stretch, let it rest/I stepped to him at Bryant Park, so we could speak direct/he didn’t disrespect, we planned to reconnect>>), l’ottima “Store Run”, “No Phony Love”, dedicata alla sfera relazionale, “Composure”, nostalgico salto nei primi anni di vita del protagonista (però tocca sciropparsi anche una strofa di Hit-Boy), e “My Bible”, densa di precetti che contribuiscono a restituire un’immagine pienamente adulta dell’Escobar per eccellenza del Queensbridge. Le liriche ben tornite, un flow che non necessita di essere lodato per l’ennesima volta, la capacità di rievocare i propri ricordi attraverso una penna che a ogni descrizione impressiona metri di pellicola in 35 mm; al “God’s Son” non è mai occorso nulla più che una buona cartella di beat (salvo riceverne in dono una stellare per “Illmatic”) e Hit-Boy sembra seguire l’indicazione alla lettera, trovando un adeguato compromesso tra sampling, synth e composizione, ma evitando di ricorrere a soluzioni di facile presa – “Rare”, il primo estratto video, è lì a dimostrarlo.

Quella di “King’s Disease II” è un’interazione fruttuosa, solida, che non disperde le idee in un’uscita capricciosa, incostante e priva di un baricentro. Motivo per il quale tra i suoi difetti segnaliamo anzitutto “EPMD 2”: non un remix in senso stretto del brano presente nella soundtrack di “Judas And The Black Messiah”, si tratta semmai di una collaborazione che origina da lì (e ne condivide i suoni), accostando l’eleganza di Nas alla tecnica in eccesso di Eminem, abbinamento mai tentato prima e che, guarda caso, mostra una preventivabile incompatibilità stilistica. L’altro skip obbligato è per “YKTV”, apertura a una più spiccata contemporaneità che non convince da nessun lato la si osservi, specie se al padrone di casa seguono A Boogie Wit Da Hoodie e YG.

Di solito, per sintetizzare un’opinione nello spazio di una recensione mi concedo tempi più lunghi; in questo caso non ce n’è stato bisogno – né posso garantire che, incrementando il conto degli ascolti, la valutazione rimanga la medesima. Nas è in forma e “King’s Disease II” è il suo album migliore da “Life Is Good” in avanti: due notizie comunque importanti, per l’Hip-Hop.

Tracklist

Nas – King’s Disease II (Mass Appeal Records 2021)

  1. The Pressure
  2. Death Row East
  3. 40 Side
  4. EPMD 2 [Feat. Eminem and EPMD]
  5. Rare
  6. YKTV [Feat. A Boogie Wit Da Hoodie and YG]
  7. Store Run
  8. Moments
  9. Nobody [Feat. Lauryn Hill]
  10. No Phony Love [Feat. Charlie Wilson]
  11. Brunch On Sundays [Feat. Blxst]
  12. Count Me In
  13. Composure [Feat. Hit-Boy]
  14. My Bible
  15. Nas Is Good

Beatz

  • Hit-Boy with the additional production by Corbett: 1, 5
  • Hit-Boy with the co-production by Corbett: 2, 6, 9
  • Hit-Boy: 3, 14, 15
  • Hit-Boy with the additional production by Eminem: 4
  • Hit-Boy with the co-production by Ezreaux: 7
  • Hit-Boy with the additional production by Jansport J: 8
  • Hit-Boy, Jansport J and Brian Alexander: 10
  • Hit-Boy and Corbett with the additional production by Rogét: 11
  • Hit-Boy with the additional production by B. Carr: 12
  • Hit-Boy with the additional production by Rogét Chahayed: 13