Nas – Magic 2

Voto: 4 –

Non occorre possedere una perspicacia superiore alla media per rendersi conto che, nei trentasei mesi intercorrenti tra “King’s Disease” (agosto 2020) e “Magic 2” (luglio 2023), la carriera di Nas abbia fatto registrare novità e cambi di marcia imprevedibili: sia la costanza realizzativa, mai prima d’ora così tanto regolare (ben cinque titoli ufficiali in tre anni tondi!), che la solida intesa venutasi a creare con Hit-Boy, suggeriscono che l’mc nato a Brooklyn e cresciuto presso le Queensbridge Houses sia riuscito a ritrovare l’energia, l’entusiasmo e gli stimoli che “Life Is Good”, istantanea di un periodo particolarmente complicato, aveva forse prosciugato. Raggiunti uno standard qualitativo nel peggiore dei casi apprezzabile e un efficace gioco di squadra, il duo si presenta dunque al cospetto del proprio pubblico per la quinta volta di seguito; e, pur con qualche beat tirato un po’ troppo a lucido, la magia si ripete.

E’ opinione ricorrente che la sequenza vada scomposta in due serie distinte e subordinate, con “Magic…” a supporto e completamento di “…Disease”; non siamo d’accordo, ritenendo in sostanza unico il serbatoio da cui Nas e Hit-Boy stanno attingendo, peraltro con risultati che proprio nel capitolo iniziale di questo (ipotetico) secondo filone hanno raggiunto picchi pregevoli. A prescindere da ciò, l’ascolto di “Magic 2” conferma quanto detto a proposito di “King’s Disease III”, ovvero che al centro del progetto (nel suo insieme) vi sia un’eclatante dimostrazione di longevità, potendo il God’s Son competere con chiunque – ieri, oggi e, ne siamo certi, domani – sia attivo nel medesimo campo stringendo un microfono tra le mani. Sicurezza che il rapper stesso ostenta a partire da “Abracadabra”, nella quale il pensiero viene già proiettato verso il prossimo futuro: <<2020 when we did the first one, five albums run/not a cursed one, it’s a blessed one/by the time y’all hear this/we be halfway through the next one>>.

Veniamo di conseguenza al rinnovato stato di forma di Nas, fattore tra i più significativi del ciclo ancora in corso: a spiccare è appunto una spontaneità, un’immediatezza, che colloca il Nostro all’opposto di dove avrebbe legittimamente diritto di stare, cioè tra le star del Rap game. Perché “Magic 2”, come i suoi predecessori, non è un disco di hit megalomani e suoni per i club, è invece un onesto ritorno all’essenzialità, alle liriche battagliere e al confronto con la scena. Come in “Motion”, tesissimo primo estratto video su un sample dell’egiziano Ehab Tawfiq, con linee che mettono in risalto l’aspetto appena citato (<<I manifest what’s best, I’m ghetto tested, bless/I’m havin’ motion like an eighteen-wheeler out on a turnpike>>), o in “Pistols On Your Album Cover”, zeppa di omaggi e riferimenti (a partire da <<this the hardest shit since Rakim and Eric B./or pistols on your album cover just like B.D.P.>>), questa volta su un campione del cantautore cubano Pablo Milanés.

Ci piacciono altresì “Office Hours”, definitiva riappacificazione con 50 Cent a poco meno di due decenni da “Piggy Bank”, nella quale Escobar ha un flow micidiale, l’autocelebrativa “Earvin Magic Johnson” (<<fuck the chat, you know that I’m ‘bout my mathematics/when you run up mad numbers, yeah, that’s when they get the maddest/acrobatics with the alphabets, I gave out Pateks/and I gave out Rollies and new Ranges to the baddest>>), un ovvio parallelo col famoso campione di basket, il tuffo nei ricordi – immancabile – di “What This All Really Means” (<<did a double album when Rap double albums was startin’/they bootlegged “I Am”, an album I put my heart in/Nipsey met me to do a doc about it ‘fore he departed/he talked to Stoute about it too, ‘cause he was part of that project>>) e la livorosa “Slow It Down” (<<my flow is the hard substance, mastered it, Bernie Grundman/the stove top and oven, my company going public/I see the puppets they moving like they the judges/but Nas and all his subjects is hard for you to catch up with>>). Non che il resto sia un disastro; tuttavia “One Mic, One Gun” è una traccia bonus di cui avremmo fatto anche a meno e, come anticipato, le strumentali di “Black Magic” e “Bokeem Woodbine” sono sciape (per dirla con garbo).

<<So that’s why I’m Hip-Hop, ‘causе everything they rap about, I am about that…>> spiega nell’intro Bishop Don Magic Juan, fondatore del Players Ball; è lo stesso per Nasir Jones, a partire da una curiosa consonanza anagrafica: è nato il 14 settembre 1973, a un mesetto dalla Cultura che rappresenta con fierezza dal 1991. Di fatto, una vita spesa per l’Hip-Hop; e il filotto comprendente “Magic 2”, per intero nel segno di una tradizione che sa vestirsi di contemporaneità, indica che il cammino abbia un orizzonte potenzialmente infinito.

Tracklist

Nas – Magic 2 (Mass Appeal Records 2023)

  1. Intro
  2. Abracadabra
  3. Office Hours [Feat. 50 Cent]
  4. Black Magic
  5. Motion
  6. Bokeem Woodbine
  7. Earvin Magic Johnson
  8. What This All Really Means
  9. Slow It Down
  10. Pistols On Your Album Cover
  11. One Mic, One Gun (Bonus Track) [Feat. 21 Savage]

Beatz

All tracks produced by Hit-Boy except track #3 by Hit-Boy and Rogét Chahayed

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