Jamo Gang – Walking With Lions

Voto: 4 –

Passano gli anni e la traiettoria artistica di Ras Kass prende una piega sempre più contraria alla consuetudine. Chi, come lui, arriva dagli anni novanta, ha vissuto esperienze nettamente differenti: c’è chi ha tradito se stesso per accumulare grano, chi è finito completamente dimenticato dopo aver dato alla luce dei classici e chi sopravvive riemergendo di tanto in tanto dall’anonimato, mostrando tuttavia il peso degli anni. Gli esempi che potremmo citare per ciascuna delle tre casistiche consentirebbero di scrivere un libro. Eppure, John Austin IV non risponde ad alcuna delle opzioni appena indicate.

Responsabile di un esordio a suo modo leggendario, “Soul On Ice“, diamante grezzo dimenticato in mezzo alle sabbie di un’era geologica sempre più lontana, ha trascorso la maggior parte della propria gioventù a cercare di svincolarsi dalle spietate politiche delle etichette discografiche pubblicando dischi non all’altezza del suo talento e a risolvere al contempo i problemi con la giustizia. La provvidenziale firma con la Mello Music Group ha senz’altro ricomposto molti dei pezzi di un puzzle che raffigurava uno dei lyricist di spicco dell’intera west coast, dando luogo alle proficue collaborazioni con Apollo Brown (“Blasphemy“) e Jack Splash (il progetto Semi Hendrix), una letterale rinascita che l’ha finalmente tirato su proprio nella fase più matura del percorso, recuperando parte di un potenziale vastissimo, ma vanificato dalle vicissitudini.

Il cenno alle tribolate esperienze dell’asso californiano è un passo obbligato per meglio comprendere il progetto Jamo Gang, che nasce proprio da questa nuova iniezione di linfa vitale, da questa spinta a fregarsene di quanto raccontato dalla carta d’identità tornando a premere forte sul pedale dell’acceleratore. E’ la stessa propulsione che ha spinto Ras Kass a riprendere i contatti con un amico di vecchia data, El Gant, azione conseguita in un fruttifero viaggio a New York presso lo studio di J57 (membro della crew Brown Bag All-Stars), in una giornata autunnale di cinque anni fa nella quale la più normale delle sedute di ascolto per selezionare dei beat da inserire nei rispettivi lavori solisti si trasformò in una chimica che prese il largo, fino a spingere i tre a far convergere tutto in un’operazione di gruppo.

Non ci si faccia confondere dall’immagine trasmessa dal gruppo all’epoca della pubblicazione dell’eponimo EP d’esordio, in particolare dal video realizzato per “Welcome To The Golden Era“: l’estetica dei Jamo Gang rappresenta molto più di una semplice sommatoria di forze unitesi per sostenere la tesi secondo la quale il vero Rap è quello di un tempo, perché “Walking With The Lions” è un disco concepito in maniera solida, scritto con ineccepibile senso di allineamento tematico e assai piacevole a livello produttivo. Certo, non mancano le frecciate verso chi oggi fa i milioni farfugliando parole incomprensibili tra una gettata di auto-tune e l’altra – il gruppo le evidenzia avvalendosi di una piccola serie di intermezzi dedicati all’argomento – e il terreno è senza dubbio fertile per chi ha sopportato anni di ingiustizie e frustrazioni conoscendo la propria bravura senza ricevere adeguati attestati di merito, ma le sezioni più interessanti del disco sono proprio quelle in grado di far toccare con mano quella sensazione di coesione argomentativa sprigionata da quelle tracce che, all’inizio dell’esperienza d’ascolto, possono risultare tra le meno evidenti.

Difatti, nell’immediatezza ci si innamorerà molto facilmente – e sarà un amore duraturo, sappiatelo – dell’ennesima, sacra sequenza di pad inventata da Premier per “The 1st Time”, l’unica produzione esterna, un pezzo destinato a diventare il marchio di fabbrica dei Jamo grazie all’inconfondibile stampo di quella sezione ritmica, alla meraviglia che si prova quando si comprende che cosa può ottenere un genio insistendo nel premere nell’oscurità i toni di un sample facendolo andare a nozze con la chiarezza della sezione di piano che costituisce il loop successivo e, non ultima, all’ottima vena delle rime (partecipano anche Slug e lo stesso J57, che sa certamente il fatto suo), tra le quali spiccano le delizie che Ras Kass ama notoriamente sganciare sotto la cintura (<<hang in there like Aaron Hernandez>>). L’asso della costa orientale si conferma essere come sempre impeccabile, polemico, ma soprattutto è bilanciato dalla prestazione complessiva di El Gant, protagonista del disco tanto quanto il più famoso collega e vorticoso nel suo travolgere le barre ordinando con precisione le sillabe nel mezzo di un fiume in piena, costantemente impegnato a costruire blocchi di flow sempre differenti saltando dall’uno all’altro con lodevole disinvoltura.

Episodi come “38 Minutes” e “Stephen” emergono invece alla distanza. La prima, drammatica, coinvolge anche Sick Jacken e Slaine incaricando ciascun rapper di descrivere cosa farebbe se la Terra stesse per cadere sotto una catastrofe nucleare e rimanesse poco più di mezz’ora da vivere, scaturendo quattro approcci completamente differenti dove persino il burbero irlandese dalla voce rauca riesce a far stringere il cuore attraverso l’impatto emozionale della sua strofa; la seconda offre enfasi e crescente tensione per un altro argomento delicato, le sparatorie all’interno delle scuole americane, immaginando la descrizione di un conoscente di insospettabili intenzioni e cogliendo l’occasione per criticare la struttura societaria a stelle e strisce. Non potrebbe altresì mancare l’usuale attacco frontale verso l’attuale presidenza statunitense, esplicitato dal titolo scelto per “Francis Scott Key” (l’autore di “Star Spangled Banner”), brano ideale per ospitare le teorie cospiratorie della penna che scrisse “Nature Of The Threat” e per far prendere il volo alle qualità tecniche di un El Gant qui addirittura incontenibile.

L’accumulo di insoddisfazione e la fierezza per ciò che si è comunque ottenuto rappresentano il filo dove si inanellano i rimanenti brani, variando il metodo espressivo utilizzato. “Walking With Lions”, la musicalmente densa titletrack, lotta per far emergere una lunga e sudata crescita artistica generando una consapevolezza marcata pure da “Drive On”, caratterizzata da synth spaziali e batteria che picchia pesantemente, fino a percorrere la strada del pieno sarcasmo in “Runyon Canyon”, una disamina molto figurativa dell’annacquamento della Cultura costruita su un massiccio loop filtrato e adagiato su una sezione ritmica che ben cosparge di grasso i padiglioni auricolari. Struggente è invece l’aggettivo che pare più consono per descrivere “Lighters Up”, arricchita dal cantato della bravissima Tiffany Topol: un invito a non perdere mai la speranza di fronte alle avversità così appassionato che, mentre Ras – uno che in materia possiede molteplici lauree – recita <<flow unbreakable, my faith unshakable/only direction is forward cause that’s all the way I know>>, sembra di veder passare in sottofondo i momenti più disgraziati della sua carriera.

Se proprio si deve trovare qualche difetto, opteremmo per la rumorosità eccessivamente carica di “Belushi & Aykroyd”, che ingabbia parzialmente le evoluzioni liriche dei protagonisti arrivando a sovrastarle del tutto in particolari punti della traccia, e per qualche produzione non propriamente strabiliante (vengono in mente la già citata “Francis Scott Key” e la superflua “HitItAndQuitIt”) rispetto a una media altrimenti molto più che soddisfacente grazie ai variegati disegni dei pattern e alla freschezza degli effetti utilizzati per i loop creati col sintetizzatore. Nulla di ciò intacca la positività della valutazione complessiva di un’uscita che si dimostra essere – giusto per rimanere in tema – una prova di forza leonina, con meriti da spartire equamente tra i tre protagonisti di questa riuscita combinazione di talento.

Tracklist

Jamo Gang – Walking With Lions (Fat Beats Records 2020)

  1. Belushi & Aykroyd
  2. Francis Scott Key
  3. Walking With Lions
  4. Lil Snitch (Skit)
  5. The 1st Time [Feat. Slug]
  6. Stephen
  7. Drive On
  8. Runyon Canyon [Feat. Sid Wilson]
  9. HitItAndQuitIt
  10. 38 Minutes [Feat. Sick Jacken and Slaine]
  11. Highway
  12. Lighters Up [Feat. Tiffany Topol]

Beatz

All tracks produced by J57 except track #5 by Dj Premier

Scratch

  • Dj Premier: 5, 11
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