Bo$$ – Born Gangstaz

Voto: 3,5

Si sa, qualsiasi tipo di lode dovrebbe essere decantata quando il destinatario è ancora in vita e dunque in grado di ricevere il suo ideale mazzo di fiori. Lichelle Marie Laws, in arte Bo$$ (o più semplicemente Boss), è recentemente scomparsa all’età di 54 anni a causa di perduranti problemi di salute derivanti da un disagio polmonare portato avanti per più di una decade, conducendo tardivamente al ricordo di quella breccia scavata nel florido Rap della prima metà dei nineties, quando nel suo piccolo aveva lasciato un significativo solco. L’impresa non era riuscita senza difficoltà, anzitutto per l’estrema sottovalutazione che le donne vivevano in ambito Hip-Hop, dovendosi in partenza difendere da una misogina predominanza maschile, nonché per la decisione di affrontare un sottogenere per soli uomini come il Gangsta Rap, aggiungendo un ancor più ampio grado di difficoltà.

Nonostante l’evidente impatto, sorretto da una tangibile carica di personalità, dall’intimidazione che voleva trasmettere all’altro sesso e, non ultimo, dal linguaggio volutamente scurrile, Lichelle e il suo divenire la prima rapper a esser posta sotto contratto dalla Def Jam – più specificatamente, nella divisione west dell’etichetta condotta da Russell Simmons – vennero presto accantonati tanto dagli addetti ai lavori, quanto da quell’utenza che aveva decretato il successo iniziale di “Born Gangstaz“. Una carriera promettente, nata dal trasferimento da Detroit a Los Angeles con conseguente scoperta da parte di Dj Quik, venne infatti stroncata da una pubblicazione del Wall Street Journal, la quale svelava un passato ben più agiato del dovuto, spogliando Bo$$ del diritto di poter raccontare le cronache del ghetto e ponendo dubbi fatali sulla veridicità dei testi della ragazza, la quale aveva sempre affermato di aver incamerato quello stile di vita nella triennale esperienza trascorsa in California in attesa di far avverare le sue aspirazioni da rapper, provando di persona il vagabondaggio, lo spaccio, gli annessi e connessi della malvivenza.

Al di là della natura concettuale del disco, il medesimo rimane al contempo l’unica testimonianza registrata delle capacità di Lichelle, figura competente nel mettere in rima le parole trasmettendo quel concreto senso di autorità e minaccia, per quanto ciò potesse non essere ritenuto conforme ai dettami di autenticità da sempre vigenti nell’Hip-Hop, legge non scritta che in anni nei quali il principio contava davvero aveva mietuto vittime numerose. Le voci sul suo talento erano girate in fretta, la firma per una casa discografica di punta non ne era altro che la conferma, così come la lista di produttori assoldati per plasmare i beat che andavano a comporre l’esordio a trentatré giri, scomodando pesi massimi come Erick Sermon, Mc Serch, T-Ray e Jam Master Jay. La fama di “Born Gangstaz” è storicamente preceduta da quella accumulata dai suoi estratti più famosi, nei confronti dei quali l’album ha sistematicamente faticato a guadagnare attestati di stima simili da parte della quasi totalità della critica specializzata, un sentimento che, a trent’anni abbondanti dalla pubblicazione originaria, porta con sé un’eco del tutto immutata. “Deeper” e “Recipe Of A Hoe” furono – e rimangono tutt’oggi – due singoli monumentali, magistralmente prodotti, opportunamente rappati ed estremamente esemplificativi delle potenzialità che Bo$$, accompagnata dalla dj/rapper Dee Tha Mad Bitch, avrebbe potuto raggiungere.

Dunque, “Deeper” aveva mosso le fondamenta, incrociando con sapienza Barry White e Gwen McCrae per un’atmosfera fenomenale (notevole l’intuizione di un Def Jef ben conosciuto nell’ambito conscious, in curioso contrasto con la violenza del contesto qui proposto), in abbinamento a liriche al vetriolo, un atteggiamento sfrontato che si permetteva di citare persino i Red Hot Chili Peppers, e una stordente concretezza, per come dava l’idea di saper rimettere al loro posto molti maschiacci senza il minimo timore reverenziale (<<I don’t really wanna feel/like I’m in a daze, so I smoke big kill/just to deal with the ills like this fucked up trip – damn/my skills ain’t paying bills/and it’s fucking with me and my grip – I hear you/I drink that St. Ide’s shit/and smoke a ticket at the same time/drop a wicked bomb on my naughty nature>>). Cambi di loop perfetti, l’inserto Reggae di Papa Juggy, quei fiati da esecuzione mafiosa, andavano a costituire una hit clamorosa, rispetto alla quale “Recipe Of A Hoe” stava dietro di pochissimo grazie alla surreale ambientazione creata da Mic Professah fornendo tutt’altro senso al giro di chitarra della “Ain’t Been Good To You” degli Isley Brothers, sopra la quale la rapper forniva prova di un flow elastico, a volte lento, in altre estremamente rapido nel giungere al passaggio successivo, con la classica ciliegina a corredo rappresentata dall’efficacia del ritornello.

Qualora avesse proposto un’altra dozzina di pezzi di tale livello, “Born Gangstaz” sarebbe stato senza ombra di dubbio un classico; tuttavia, la chiara discesa qualitativa riscontrabile in alcune delle produzioni, la ridondanza tematica e la discutibile decisione di includere Dee in alcune strofe, evidenziando una resa lirica nettamente inferiore, costituiscono elementi valutativi per nulla trascurabili. Non è il caso di “Progress Of Elimination”, non troppo originale nel mordere musicalmente “Amerikkka’s Most Wanted” ma tutto sommato gradevole, in particolare per la stesura di un testo che racconta della scalata nelle gerarchie dello spaccio attraverso l’eliminazione dei suoi stessi superiori; l’andazzo si stabilizza però con troppa adesione ai canoni west coast dell’epoca, fruendo di batterie dure e loop morbidi, ma ricorrendo a campionamenti già allora fin troppo utilizzati.

“Drive By” è coerente a quanto detto nell’accostarsi comodamente alla tipicità della composizione californiana dell’epoca e Dee è riconoscibile dalla prevedibilità dei contenuti e dall’essere avvezza a rollare alcune consonanti; Sermon non riesce a estrarre né carne né pesce per “Comin’ To Getcha”, adagiata sul solito Funk scuro e distintivo del suo curriculum solista, limitandosi a una spruzzata in stile South Central Cartel (il loop vocale è il medesimo di “Ya Getz Clowned”); “Livin’ Loc’d” presenta un JMJ inconsuetamente mediocre, autore di un beat letargico – la linea di basso è più che scontata – che neppure l’energia infusa dagli sporadici cameo di Sticky Fingaz risolleva; “My Sista Izza Bitch”, oltre che già edita, è condita da una strumentale anonima e, per quanto Bo$$ se la cavi molto bene nella tenuta ritmica, il tentativo di allineare le proporzioni (<<let me, correctly break it down to ya, the term bitch/a sista straight up clownin’ ya, cause the niggas ain’t shit/so get this, this the season for the ladies to get even>>) cade rumorosamente nel momento stesso in cui AMG vi s’incunea, fornendo una sua classica strofa ignorantemente sessista.

Al netto della retorica gangsta, trita e ritrita per tutta la durata del progetto, il disco offre comunque materiale più che sufficiente per potersi definire solido: non si dimentichino la possente bassline di “I Don’t Give A Fuck” (evidente centro per la coppia Serch/T-Ray), lo strepitoso beat di “Diary Of A Mad Bitch”, pezzo solista firmato da Dee che, seppur nei limiti tecnici e nella mimica delle balbuzie dei Das EFX, delinea in ogni caso un flow interessante, nonché il roccioso e minimale comparto sonoro studiato per “Catch A Bad One”, con Jef a ricevere ulteriori attestati di merito al campionatore. Circostanze, queste, più che sufficienti per fare saltuario ritorno a un titolo che non trasudava magari un’eccezionale originalità, ma che ha fatto abbastanza, nel tempo, per rimanere in qualche modo incastonato nei cuori degli appassionati. Giunge un po’ tardivo, Lichelle, e di questo ci scusiamo, ma il cesto floreale era doveroso, se non altro per l’influenza che alcune di queste tracce hanno esercitato nella composizione dei mixtape che hanno contraddistinto un’era assolutamente magica.

Riposa in pace, gangsta.

Tracklist

Bo$$ – Born Gangstaz (Dj West/Chaos Recordings 1993)

  1. Intro: A Call From Moms [Feat. Lillie Laws]
  2. Deeper [Feat. Papa Juggy]
  3. Comin’ To Getcha
  4. My Sista Izza Bitch [Feat. AMG]
  5. Thelma & Louise
  6. Drive By
  7. Progress Of Elimination
  8. Livin’ Loc’d
  9. Recipe Of A Hoe
  10. A Blind Date With Boss [Feat. Onyx]
  11. Catch A Bad One
  12. Born Gangsta
  13. 1-800-Body-Bags
  14. Diary Of A Mad Bitch
  15. 2 To Da Head
  16. I Don’t Give A Fuck
  17. Outro: A Call From Dad [Feat. Joe Laws]

Beatz

  • Def Jef: 1, 2, 5, 7, 11, 13, 17
  • Erick Sermon: 3, 15
  • AMG: 4
  • Stone Tha Lunatic: 6
  • Jam Master Jay and Chyskillz: 8
  • Mic Professah: 9
  • Tracey Waples: 10
  • AMG with the co-production by Courtney Branch and Tracy Kendrick: 12
  • Mc Serch and T-Ray: 14, 16

Scratch

  • Redman: 15
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