Griselda – WWCD

Voto:4 + +

Chiunque avesse già confidenza con la famiglia Griselda prima della loro firma sul contratto vidimato da Eminem, non può non ricordare la sensazione straniante al momento di quella notizia. Cosa ci azzeccano Westside Gunn e Conway The Machine sotto una bandiera che ha visto il passaggio di comparse del Rap come i vari Obie Trice, Cashis e Stat Quo? La paura era che quegli assegni con qualche zero in più e gli eccessi di autostima dell’ex biondino (ricordate quella porcata colossale di “Loyal To The Game”?) potessero mandare a ramengo un’equazione che fino a quel momento aveva tutti i coefficienti stechiometrici al posto giusto. E invece no. I ragazzacci di Buffalo – a cui si è aggiunto anche il cugino Benny The Butcher – hanno continuato a fare le cose alla loro maniera, sfruttando la piattaforma Shady come sola cassa di risonanza; e, strizzando un occhio a Sun Tzu, lo hanno fatto proprio a conclusione dell’annata più trionfale del brand.

“WWCD è un macigno; di quel genere che, quando si schianta, ridisegna (in meglio) il paesaggio circostante. L’estetica sinistra e minimale – griffata da capo a coda in tandem dai fedelissimi di casa, Beat Butcha e il prodigioso Daringer – richiama come di consueto quelle palette cromatiche che sono state il carbonio-12 degli anni novanta, indispensabile per non lasciare all’addiaccio il flusso di coscienza del Flygod e i suoi triumviri. E proprio l’entrata in scena di Benny (il suo “The Plug I Met” è uno dei progetti più interessanti smazzati sul mercato dal cartello negli ultimi dodici mesi) è una delle chiavi di volta del disco. Smussando a dovere gli angoli tra il Rap stridulo di WSG e l’aggressività grezza di Conway, il cuginetto ha rimesso in pari i piatti della bilancia permettendo al meccanismo di muoversi in piena armonia. La traduzione in fatti si manifesta a pochi secondi dal via in Chef Dreds, highlight immediata con i tre che si scambiano il microfono ogni manciata di barre, avanzando su un grigio loop alla – citando Ralph McDaniels – something-bad-is-going-to-happen.

Le rime dei tre si intrecciano di continuo, facendosi strada tra i pulviscoli. Ora è cocaina, ora è polvere da sparo… Nulla di nuovo nella sceneggiatura di un album Hip-Hop; ma il fatto di aver attraversato insieme realmente quei trascorsi conferisce alle vignette un collante che non è possibile creare artificialmente in post-produzione. E così i paralleli con ciò che accadeva a Staten Island un quarto di secolo fa si sprecano (con tanto di cammeo dello Chef, che conferisce la sua personale benedizione nel momento in cui la puntina inizia a carezzare il vinile). In questi ultimi anni abbiamo potuto ascoltare tanti pezzi tentare di riportare in auge quel buon vecchio boom bap di un tempo; ma pochi di questi erano come Scotties o Dr Birds. Quest’ultima – oltre a un beat che finisce dritto tra i più gustosi dell’annata 2019 – vede i due fratellini sfoderare il meglio dei rispettivi repertori, col Flygod che mette la ciliegina sganciando un epico riferimento a una delle icone Pop più attuali (<<told Virgil write “Brick” on my brick>>; appello che il cervello artistico di Off-White e Louis Vuitton ha successivamente raccolto) e Conway con una coke bar da antologia (<<my weakest scent cost more than your mama need for rent>>).

Presenze ingombranti o meno, la vera star nell’insieme è però il Macellaio, che in piena trance agonistica dissemina il disco di alcune tra le rime più gustose in assoluto. Dalle più immediate <<I gave cocaine to users, and okays to shooters>> e <<I’m 5’8” but 6’11” if I stand on my bricks>>, fino a quella <<my whole family on, we like the Jacksons/you sold white, you might could imagine that type of status>> che è tutta un programma. Sarà anche partito dalle retrovie, ma Benny sembra del tutto intenzionato a scalare le gerarchie del cartello: è lui il protagonista di questo manifesto che – escludendo il giro a vuoto del titolare della Shady Records nel remix di Bang”, fuori luogo quanto un distributore di preservativi in un convento – ha tutti i tasselli al posto giusto per riportare un po’ di quel vecchio e nostalgico odore di ghetto lassù dove quasi tutti se lo sono oramai dimenticato.

Tracklist

Griselda – WWCD (Shady Records 2019)

  1. Marchello Intro [Feat. Raekwon]
  2. Chef Dreds
  3. Moselle
  4. Cruiser Weight Coke
  5. Freddie HotSpot
  6. Dr. Bird’s
  7. The Old Groove [Feat. Novel]
  8. Scotties
  9. Kennedy [Feat. Tiona Deniece]
  10. City On The Map [Feat. 50 Cent]
  11. May Store [Feat. Keisha Plum]
  12. Lowery
  13. Bang (Remix) [Feat. Eminem]

Beatz

All tracks produced by Daringer and Beat Butcha

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