Benny The Butcher – Everybody Can’t Go

Voto: 3 + +

Di Westside Gunn, Conway The Machine e Benny The Butcher, ovvero del trio di Buffalo che, sotto il logo Griselda Records, più di altri ha smosso le acque dell’Hip-Hop durante gli ultimi due lustri, si è scritto – e abbiamo scritto – in abbondanza. Quello che, come spesso accade da queste parti, è nato quale progetto indipendente, legato a un contesto poco esposto e marginale rispetto ai centri più noti, è cresciuto superando confini che potevano perfino apparire irraggiungibili, per un verso ampliando connessioni e raggio d’azione, per l’altro diversificando l’offerta attraverso singole realtà con roster caratterizzati da precise peculiarità. Tutto ciò, ben prima di mettere piede in Shady Records, attirando le attenzioni del circuito mainstream, pronto ad accogliere il (remunerativo) talento di fratelli e cugino: le loro quotazioni hanno fatto registrare incrementi importanti e i dividendi sono stati incassati con costanza, secondo una strategia di oggettiva efficacia e progressivo adattamento alle richieste di un mercato via via più ampio.

All’interno di questo scenario, sintetizzato con tutte le approssimazioni del caso, ciascuno dei tre attori si è distinto a suo modo; col Macellaio, però, che ha dosato – non centellinato, sia chiaro – con maggiore accortezza le proprie apparizioni. Tolta una manciata di EP, gli impegni con la Black Soprano Family e il collettivo “WWCD”, Benny ha infatti pubblicato un disco ufficiale ogni paio d’anni: “Tana Talk 3” nel 2018, “Burden Of Proof” nel 2020, “Tana Talk 4” nel 2022. Dulcis in fundo, facendo il suo ingresso in Def Jam, “Everybody Can’t Go” sul finire dello scorso gennaio. La dichiarazione d’intenti è nel titolo stesso, la transizione è compiuta e la sequenza appena ricostruita in ordine cronologico conduce esattamente qui: Jeremie ha pazientato, ha giocato bene le carte a disposizione, ha capitalizzato le occasioni ricevute e ha allargato l’orizzonte visivo senza mai contraddire il percorso complessivo. Di quella wave, è sicuramente tra i rapper che meritavano lo scatto di livello, la promozione guadagnata grazie al sudore della fronte. Da questo punto di vista, “Everybody…” non è dunque un salto nel vuoto e ci presenta il risultato di un’apprezzabile maturazione artistica; al tempo stesso, purtroppo, non si tratta dell’album capace di valorizzare al meglio le qualità del Nostro.

Alla produzione vengono recuperati Hit-Boy (che si occupava per intero di “Burden Of Proof”) e The Alchemist (largamente coinvolto in “Tana Talk 4”), i quali devono aver raggiunto un’intesa niente male se hanno appena rilasciato i tre brani di “Theodore & Andre”; gli stili dell’uno e dell’altro, in teoria diversissimi, nei quaranta minuti proposti accorciano l’originaria distanza e muovono da un obiettivo comune, quello di rendere meno ostico e brutale il racconto di Benny The Butcher, sgrezzando la sporcizia e gli angoli pungenti del diamante Griselda. A partire dall’introduttiva “Jermanie’s Graduation”, tuttavia, qualcosa non quadra: al testo intenso, che dà subito centralità all’introspezione (<<me, teary-eyed and gullible, I lived it with a mother/who struggled through addiction, I know еvery side to drug abuse/’forе life got this comfortable, it’s been a few niggas/who still in their same position because our bond indestructible>>), viene affiancata una strumentale poco ispirata, con un fiacco giro di piano e delle batterie che più piatte non si può. A premere i tasti, strano a dirsi, è il buon Maman; che al secondo tentativo non raddrizza il tiro e ci propina “Big Dog”, primo degli attuali quattro estratti video un filino sbilanciato verso il flow più cantilenato di Lil Wayne, in certa misura seguito dal padrone di casa. E allora, giacché siamo lì, togliamoci il dente e rispediamo al mittente anche “Back Again” (altra clip), programmatica collaborazione con uno Snoop Dogg sprecato per il solo ritornello e un’andatura che fa subito pensare quando arriva Eminem? – no, grazie a Dio non c’è.

Hit-Boy se la cava senz’altro meglio in “Bron”, su un campione ciccettoso del messicano Pancho Barraza che fa il paio con la carrellata di barre autocelebrative, così come nella titletrack dal taglio più classico, grazie al sample pitchato e al racconto di un vissuto che, a opinione di chi scrive, rappresenta il topic nel quale Benny si destreggia con più sicurezza (<<I remember the first time I got my hands on a pie/I broke it down, then sold it one gram at a time/no ginger ale, but I could have bled Canada dry/hear the money counter running and my stamina rise>>). Per un highlight in senso stretto, comunque, occorre attendere la quinta traccia, TMVTL”: il tocco di ALC, che propone un beat diverso per ciascuna delle tre strofe, è finalmente – in particolare nel segmento conclusivo – riconoscibile, mentre l’mc attinge da biografia e immaginario per tratteggiare altrettante storie ambientate ai margini della legalità.

Pur se con minore efficacia sul versante dei suoni, “One Foot In” trova invece nel gancio di Stove God Cooks un partner infallibile, tanto più nell’argomentare di hustler. Convincono alla pari le collaborazioni successive: muscolare quella di Armani Caesar su un’altra prova alchemica non allineata ai suoi standard in “Buffalo Kitchen Club”, timbra il cartellino un Jadakiss a suo agio in “Pillow Talk & Slander” (<<they just love to tell it, I just love to sell it/shit so strong, it’s still wrapped and you could smell it>>) – peccato Hit-Boy allestisca alle macchine una porcheria di livello inaudito. Infine, nel quarto quarto della scaletta spicca la sola “Griselda Express”, con WSG al ritornello, Conway (<<won’t let no record label play with us/before I let my lights cut off and cable shut/I’m back to bagging yayo up>> non è la profezia più appropriata) e Rick Hyde, evocativa di quei meccanismi che hanno assicurato il successo al collettivo.

Cosa ci ha stupito, più di tutto? Forse la generosa magnanimità di taluni fan(atici), pronti a sorvolare sulle pecche di un’uscita che avrebbe dovuto far emergere il potenziale di Benny The Butcher e invece, complice una gamma melodica parecchio scarica, ne ha ridotto la portata al di sotto delle aspettative. “Everybody Can’t Go” è un’operazione deludente, ritenendo la sufficienza il minimo cui possa ambire una figura di questo calibro.

Tracklist

Benny The Butcher – Everybody Can’t Go (Def Jam Recordings 2024)

  1. Jermanie’s Graduation
  2. Bron
  3. Big Dog [Feat. Lil Wayne]
  4. Everybody Can’t Go [Feat. Kyle Banks]
  5. TMVTL
  6. Back Again [Feat. Snoop Dogg]
  7. One Foot In [Feat. Stove God Cooks]
  8. Buffalo Kitchen Club [Feat. Armani Caesar]
  9. Pillow Talk & Slander [Feat. Jadakiss and Babyface Ray]
  10. How To Rap
  11. Griselda Express [Feat. Westside Gunn, Conway The Machine and Rick Hyde]
  12. Big Tymers [Feat. Peezy]

Beatz

  • The Alchemist: 1, 3, 5, 8, 11
  • Hit-Boy: 2, 6, 7, 9, 10, 12
  • Corbett and Hit-Boy: 4