Mos Def – Black On Both Sides

Voto: 5

Sebbene chi ci legge da un po’ di tempo dovrebbe già saperlo, non posso fare a meno di ribadire che, per questioni anzitutto di anagrafica, mi sento particolarmente legato all’Hip-Hop della seconda metà degli anni novanta. “Black On Both Sides”, primo e ineguagliato album solista di Mos Def, veniva appunto pubblicato nell’ottobre del 1999, conquistando presto un posto di tutto rispetto nella mia personalissima lista dei dischi preferiti di sempre, quelli tali non soltanto per oggettivi meriti musicali. Attore fin da giovanissimo, cresciuto tra le coccole di A Tribe Called Quest e De La Soul, autore con Talib Kweli del seminale – per le carriere di entrambi – “Black Star”, il venticinquenne Dante Terrell Smith, poi Yasiin Bey, era in rampa di lancio quando la Rawkus Records incellofanava questi settantadue minuti in un’uscita dal chiaro taglio underground, eppure capace di portare a casa un disco d’oro grazie al mezzo milione di copie piazzato in una manciata di mesi. Altri tempi, altri numeri, altri circuiti – si dirà; altre carature artistiche, aggiungo con un pizzico di provocazione.

Ma cos’ha di così speciale “Black On Both Sides”? Facile: è davvero bello! Di un bello che non andrebbe neppure spiegato, dato che l’esperienza d’ascolto ne è colma. Dentro c’è l’anima di un uomo maturo capace di esprimere consapevolezza e amore verso la propria gente (…), ma anche pensieri con il calore e la profondità delle sue liriche, mantenendo un continuo feeling tra musica e parole; le contingenze di un trasloco mi hanno permesso di ritrovare più rapidamente il numero 41 di AL Magazine e le opinioni di un certo Next One. Banalmente, ne condividiamo le riflessioni d’antan, forse perfino di pancia, ritenendo che il quarto di secolo quasi del tutto trascorso non abbia intaccato lo spirito e la generosa dose di originalità che emergevano dalla totalità delle diciassette tracce in scaletta. Spazio nel quale il talento, la passione e la destrezza del Nostro trovano ampi margini d’espressione: snocciola flow irresistibili, produce, suona tastiera, basso e batteria, canticchia; fa tutto ciò senza perdere mai il controllo di un’operazione che, pur poggiando su un groviglio di radici comprendenti Soul, Funk, Reggae e Rock, ha un preciso taglio identitario.

<<Stimulant and sedative, original repetitive/violently competitive, a school unaccredited>> è la definizione proposta da – nomen omen!“Hip Hop”, brano che, sul sample di David Axelrod, Diamond consegna subito alla storia, ispirando una quartina che dovrebbe essere impressa a fuoco sui taccuini di molti rapper: <<I write a rhyme, sometimes won’t finish for days/scrutinize my literature from the large to the miniature/I mathematically add-minister, subtract the wack/selector, wheel it back, I’m feeling that>>. Lungo quest’asse più lineare, canonico, di gemme ne cogliamo a piene mani: dalla piccola hit “Ms. Fat Booty”, storytelling che gode – il verbo, dato il tema, calza a pennello… – di una splendida strumentale a firma Ayatollah (voce e note di Aretha Franklin), alla numerologica “Mathematics” su beat di Dj Premier, passando per la robusta “Do It Now”, con scambio di microfono ogni otto e poi quattro misure assieme a Busta Rhymes, la sarcastica “Mr. Nigga” (<<if white boys doing it, well, it’s success/when I start doing it, well, it’s suspect/don’t hate me, my folks is poor, I just got money/America’s five centuries deep in cotton money>>), che ha il solo difetto di non concedere più di una porzione del ritornello a Q-Tip, la réunion della Stella Nera in “Know That” e “Brooklyn”, dedica in tre parti al borough di Mos Def (<<I’m from the slums that created the bass that thump back>>) con omaggi – tra gli altri – a KRS-One, The Notorious B.I.G. e Smif-n-Wessun.

Come accennato, l’estro dell’artista è spesso mosso da sentimenti di rivendicazione sociale, frangenti in corrispondenza dei quali è la musica stessa ad arricchirsi di influenze e sfumature provenienti da un lauto background. Eredità che spicca ad esempio in “Umi Says”, monito, invocazione, canto di libertà ammantato di Soul; discorso simile per “Rock N Roll”, rabbiosa sottolineatura a proposito del ruolo costitutivo rivestito dalla black music (<<I said, Elvis Presley ain’t got no Soul/Chuck Berry is Rock And Roll/you may dig on the Rolling Stones/but they ain’t come up with that style on their own>>) che è pure, in senso lato, una metafora dell’ingiusta sottovalutazione subita dalla comunità afroamericana. In generale, dall’introduttiva “Fear Not Of Man”, che pesca da Fela Kuti, al sipario che cala su “May-December”, episodio strumentale che riannoda i fili di un gusto compositivo di notevole pregio, “Black On Both Sides” contribuiva a condurre una tradizione di immenso valore nel terzo millennio.

Una manciata di incisi, a suggello del commento. A chi dice che per fare un classico sia necessario un blocco inscalfibile, integro, privo di sbavature, rispondo che quando “Speed Law” e “New World Water” sono i passaggi minori del percorso, il sospetto di avere tra le mani un buon candidato a quella categoria si fa concreto. A quegli altri, invece, che – per togliere punti all’insieme – della prima prova dell’mc ricordano i due/tre brani cantati, replico con un parere di segno opposto, ovvero ritenendo che la solida quadratura di “Black On Both Sides” sbocci proprio all’incrocio delle sue numerose e tuttavia coerenti peculiarità stilistiche. Infine, “The New Danger” e “True Magic” sono sì due indizi sufficienti (nonché indifendibili) per sospettare che quell’equilibrio nascesse complesso, instabile, magari fragile; riascoltato oggi, però, il disco si conferma di altissima fattura, un’autentica pietra miliare che, per consistenza e riuscita complessiva, vanta ancora una freschezza incredibile.

E’ andata come sappiamo, è vero, ma su determinati monumenti dell’Hip-Hop non c’è molto da aggiungere se non che siano imprescindibili.

Tracklist

Mos Def – Black On Both Sides (Rawkus Records 1999)

  1. Fear Not Of Man
  2. Hip Hop
  3. Love
  4. Ms. Fat Booty
  5. Speed Law
  6. Do It Now [Feat. Busta Rhymes]
  7. Got
  8. Umi Says
  9. New World Water
  10. Rock N Roll
  11. Know That [Feat. Talib Kweli]
  12. Climb [Feat. Vinia Mojica]
  13. Brooklyn
  14. Habitat
  15. Mr. Nigga [Feat. Q-Tip]
  16. Mathematics
  17. May-December

Beatz

  • Mos Def: 1, 13c
  • Diamond: 2
  • 88 Keys: 3, 5
  • Ayatollah: 4, 11
  • Mr. Khaliyl: 6
  • Ali Shaheed Muhammed: 7
  • Mos Def and Dave Kennedy: 8, 13b
  • Psycho Les: 9
  • Psycho Les with the additional production by Mos Def: 10
  • Etch-A-Sketch with the additional production by Weldon Irvine and Mos Def: 12
  • Ge-Ology: 13a
  • Etch-A-Sketch: 14
  • D-Prosper with the additional production by Mos Def: 15
  • Dj Premier: 16
  • 88 Keys and Mos Def: 17

Scratch

  • Etch-A-Sketch: 2