Camu Tao – King Of Hearts

Voto: n.g.

E’ sempre un compito ingrato recensire un disco postumo. La maggior parte delle volte ci si trova in bilico tra il buonismo e la moderazione che si deve ad artisti inevitabilmente privi di diritto di replica e il dover fare i conti con la qualità dei suddetti lavori che, come la storia ci ha più volte insegnato, è spesso infima. A volte, come in questo caso, è meglio rifugiarsi in un non giudicabile. Come tutti sappiamo, Tero Smith ci ha abbandonati da oramai due anni per un terribile cancro ai polmoni che l’ha privato della vita a soli trent’anni, lasciando un vuoto tutto sommato colmabile. Non è cattiveria, attenzione. A leggere i tributi e le manifestazioni d’affetto post-mortem dei suoi amici più cari, El-P, Cage, Aesop Rock, RJD2 e così via, sembrerebbe di aver perso quello che era sì un talento, sia come rapper, sia come produttore, ma non imprescindibile.

Ho sempre stimato Camu Tao, non me ne vogliate, soprattutto come beatmaker, un po’ meno come paroliere, ma è inevitabile che se il giudizio sulle sue capacità (e non sulla sua persona, sulla quale, giustamente, non possiamo azzardarci ad accennare un’opinione) viene per la maggiore dai suoi amici di una vita risulta inevitabilmente ingrandito. Sembra che io stia impilando una colonna di fango sulla tomba del povero Camu, ma non è così. La cosa più evidente e positiva è che King Of Hearts non è un veloce progetto a fini di lucro, in quanto ogni centesimo ricavato dalla vendita va alla famiglia Smith; era un disco già in lavorazione e provvisoriamente titolato Death, Where Have You Been All My Life?” che è stato rifinito, dove possibile, da El-P, non quindi un ammasso di tracce inedite assemblate casualmente per rinverdire un nome che, anche se difficilmente passerà alla storia, ha avuto, a detta dei suoi colleghi, delle intuizioni che se solo il nostro avesse avuto il tempo dalla sua parte, avrebbero fatto impallidire l’André 3000 di “The Love Below” o la strana coppia Gnarls Barkley.

Ora, che Camu abbia avuto per primo l’idea di esprimere le sue velleità canterine sopra delle tracce up-tempo dal gusto Pop e vagamente Rock mi sembra un po’ azzardato, ma seppure volessimo riconoscergli questo merito le sue capacità vocali non erano sicuramente quelle di André, tanto meno quelle di Cee-Lo, la sua abilità alle produzioni è lontanamente paragonabile alla classe di Danger Mouse. Ecco qualche altro motivo che spiega l’assenza del voto. “King Of Hearts“, a parte qualche episodio molto sporadico, non è minimamente un disco Hip-Hop. Ci si accorge subito, ma ce ne siamo accorti più volte anche in questi ultimi anni, quando non lesinava qualche accenno di cantato in ogni sua apparizione, che Camu non è proprio un buon cantante e seppure ci metta l’animo e la passione di chi si aspetta da un momento all’altro la prematura chiamata dell’onnipotente, risulta spesso molto stucchevole, a volte anche nei contenuti, un classico pastiche di paranoie, dipendenze, riferimenti sessuali espliciti e punte di machismo alla S.A. Smash.

Ma è anche interessante come Camu si dimostri molto abile nell’imbeccare qualche trovata definibile, alla lontana, mainstream – a volte nel bene, a volte nel male. Nel bene se pensiamo alla costelliana “Big Boys“, che rivista in chiave Electro-Rock diventa Be A Big Girl”, ma anche al Punk-Elettronico di Bird Flu, agli esperimenti minimali e gnarlsbarkleyani (o camutaiani?) di Get At You e della già nota When You’re Going Down”, alle atmosfere vagamente vintage di “Play O Run (tutto sommato gradevole); nel male quando ci troviamo di fronte ritornellacci come quelli di Fonny Valentine e “Plot A Little”, divagazioni di stampo Punk-Pop collegiale tipo Intervention e la titletrack, oppure zarrate di cattivo gusto come “Major Team” (una delle poche tracce di Rap) e “The Moment”. E se il comparto musicale, oltre a non brillare di trovate eccezionali, è qualitativamente orribile anche per la precisa scelta di El-P di non influire troppo su quanto Camu ha prodotto fino alla sua dipartita, il (non)giudizio cala ancora di qualche tacca. E’ per questo che si incappa su tracce vocali che sembrano registrate in un silos (Death, “Intervention“), frammenti inutili (Actin A Ass) e brusche chiusure (“Fonny Valentine“).

Non so se e quanto sarebbe stato più gradevole “King Of Hearts” se Camu fosse riuscito a concludere, mixare e masterizzare tutto prima della sua morte, ma è certo che non assisteremo mai alle evoluzioni future di questa sua seconda, sbilenca identità musicale, né sapremo mai se il tempo, prima o poi, gli avrebbe dato ragione.

Tracklist

Camu Tao – King Of Hearts (Fat Possum Records 2010)

  1. Be A Big Girl
  2. Bird Flu
  3. Death
  4. Fonny Valentine
  5. Actin A Ass
  6. Get At You
  7. Ind Of The Worl
  8. Intervention
  9. King Of Hearts
  10. Major Team
  11. Plot A Little
  12. The Moment
  13. The Perfect Plan
  14. Play O Run
  15. When You’re Going Down
  16. Kill Me

Beatz

All tracks produced by Camu Tao

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