MRGA – The greaters

<<Fine, game over, the end>> (“Sucker per sempre” – Fritz Da Cat feat. Dj Gruff, “Fritzdacat”)
<<Pronto a smettere, vi rendo il podio>> (“Fine” – Kaos, “kARMA”)

Potremmo spendere una frase fatta e chiuderla lì; come è stato bello finché è durata, o tutto ciò che ha un inizio, ha una fine. Facile. Zero seghe. Senonché, contro le più rosee aspettative, l’avvento di Make Rap Great Again nel Rap italiano è riuscito a risvegliare una passione entrata da tempo nel circolo vizioso della routine. Lo diciamo con la massima sincerità: salvo i nomi cui siamo più legati e le gradite scoperte comunque intercettate in una nicchia che abbiamo sempre seguito con attenzione, per anni ci è toccato assistere al progressivo annacquamento di una certa attitudine – il termine è quello, c’è poco da fare – in favore di un’autorialità il più delle volte pretenziosa, sorta di sudditanza psicologica nei confronti di una tradizione musicale di immenso valore, ci mancherebbe, ma che a quelli lì che fanno le rime ha spesso riservato diffidenza, sorrisini, apprezzamenti di circostanza.

Bene. Invece che rincorrere ascendenze non richieste, tentare indegne convergenze col Pop, assecondare il gusto di chi dell’Hip-Hop ricorda solo i ritornelli cantati, Gionni Gioielli ha fatto ciò che nessun altro è riuscito a fare con altrettanta efficacia: ha prodotto beat, ha scritto strofe, ha messo a disposizione il suo studio e, con quanti sono entrati a far parte del progetto, in un lustro esatto ha curato poco meno di trenta uscite ufficiali (con questa, noi siamo alla ventunesima recensione!). Individuando dei rookie cui offrire la visibilità che meritavano. Coinvolgendo figure che non hanno bisogno di introduzioni – Danno, Jack The Smoker, Ensi, Dafa, Il Turco, Inoki, Lucci, Egreen, Loop Loona, Nerone, MadBuddy… Realizzando merch, organizzando serate, sostenendo realtà sorte sul medesimo modello. E dunque non è retorica: una roba come MxRxGxA non c’era mai stata prima e difficilmente ci sarà di nuovo in futuro (felici di essere smentiti, nel caso).

Unicità che si riflette nel tratto conclusivo del percorso. Preannunciato. Spiegato. E reso un po’ meno amaro da un disco che ribadisce la potenza di fuoco del team consolidatosi sotto il logo garofanato. Ecco allora “The greaters”; che, in nome di quell’attitudine richiamata pocanzi, cita “The W”, il terzo disco del Wu-Tang Clan (suggestione forse risalente a una rima di Armani in “Antonino Speziale”: <<nove sopra un palco, come il Wu>>), e omaggia il collettivo di Staten Island con cori e refrain riadattati per l’occasione, stralci di sample presenti nei loro brani, estratti in italiano da film di arti marziali e un artwork speculare all’altro. Hai visto la serie sul Wu-Tang Clan? Loro sono durati cinque anni, quello era il contratto che gli aveva fatto RZA; il parallelo, come ci raccontava Matteo quando lo intervistavamo un paio di mesi fa, è però ben più che un pretesto: la scelta, coraggiosa, di far scorrere i titoli di coda quando le cose stanno ancora accadendo e la risposta del pubblico è calda, mette in chiaro lo stato di forma dei greater (<<noi abbiamo i meglio beat, i meglio feat, le meglio barre/le meglio skit, le meglio maglie, la meglio fan base>> – lo stesso Gioielli in “Masta Killa”, sul campione di “I Made My Choice” di Sylvie Vartan) e li sprona a completare un salto evolutivo che riteniamo sia già in atto.

Va da sé che il discorso tocchi soprattutto i membri più giovani della factory, dato che di loro sapevamo poco o nulla fino a quando il mister non gli ha fatto togliere la casacca. MxRxGxA ci lascia infatti in eredità il talentuoso Gentle T, che – per ora – nell’anno in corso ha messo in bacheca un album e due EP (<<ok cambiare idea, seguire la wave/ma quelli dell’estate dove cazzo stanno quando fa inverno?>>“Ghostface”, inconfondibili le note di “Shine” di Lamont Dozier che proprio GFK capitalizzava in “Saturday Night”); Toni Zeno, sorpresa a tutto tondo (anche nei live!) in grado di spaziare dalle punchline (<<giù c’abbiamo poche regole e troppe eccezioni/faccio musica che eleva, tu per gli ascensori>>“Inspectah Deck”) alla ricercatezza delle combinazioni con Aleaka; la quota meneghina composta da RollzRois (<<sei arrogante, però piangi se ti insulta un fan/io preciso con i grammi come su ‘sta drum>>“ODB”) e Armani Doc (<<han detto faccio il Rap grande e l’hanno fatto davvero/fanculo i media e concorrenza, manco sanno chi ero>> – “Ghostface”), finiti presto sotto la lente dei giri più grossi; poi EliaPhoks, anagraficamente più grandicello ma entrato con prepotenza nei nostri cuori grazie a due prove instant cult (<<faccio il disco dell’anno, ma senza piangere/sono il rapper da battere senza il mercato dalla mia parte>>“Raekwon”, su un taglio che fa molto The Abbot).

E che dire dei veterani? Montenero rigenerato, un entusiasmo e una prolificità sui quali, a onor del vero, non avremmo mai scommesso (<<ho fatto storia per vent’anni e non ho ancora smesso/a ‘sti scemi ho messo barre e teste dentro il cesso>> – “Raekwon”); Gionni Grano addirittura migliorato, più forte che in passato e a sua volta riemerso da un periodo di parziale inattività (<<la tua tipa è in consolle e fa numeri/lеi lo succhia, tu muori, pompe funebri>> – “Ghostface”); Lil Pin come Gigi Riva o Gianfranco Zola, la classe non è acqua e lui ne dispensa con generosità (<<queste barre le ho pennellate, sembrano dipinte/strati su strati, sembrano diritte>> – “Raekwon”); Blo/B… Mi limito a una semplice conferma: è da una decina d’anni in uno stato di forma che staziona sull’eccellenza (<<fai l’impegnato, sta’ attento che diventi Kento/o diventi come Kweli, vedi solo nazi>>“RZA”).

Infine, last but not least, Gionni Gioielli. Deus ex machina. Greater #1. Spocchia, polemica, sarcasmo, coerenza. Dissacrante (altrimenti non trasformi “Aspettando il Sole” in “Method Man”, spostando il focus su pute e pompini) e al contempo il più accanito tra i difensori di una formula che in Make Rap Great Again è stata applicata stoicamente. Gli vogliamo bene. Per le rime e i sample, sì, e tuttavia in misura perfino maggiore per le parole chiare, dirette, spontanee, condivisibili (<<e me ne sbatto il cazzo del sample di Cremonini/che mi faceva schifo pure il pezzo originale>> – “ODB”; <<ne ho le palle piene di ‘sti rapper italiani/che a trent’anni hanno le crisi esistenziali/…/che tanto già vi vedo tra tre anni per Sanremo/non sono sacrosanto, io sono blasfemo>> – “RZA”).

Perdonateci quindi la recensione non troppo canonica: era necessario fosse così. Perché a poche ore dal loro concerto di congedo a Roma, a caldo, l’unico commento sensato è un augurio: che dal ciclo appena terminato ne germoglino di nuovi. Agli interpreti di un viaggio inatteso e indimenticabile, nel quale ammettiamo di aver ritrovato anzitutto noi stessi, va intanto il nostro grazie: l’avete reso ciò che volevate, siete “The greaters”.

Tracklist

MRGA – The greaters (Make Rap Great Again 2023)

  1. Masta Killa (RollzRois, Gionni Gioielli, Armani Doc e Blo/B)
  2. Raekwon (EliaPhoks, Montenero e Lil Pin)
  3. Ghostface (Gionni Grano, Armani Doc, Toni Zeno e Gentle T)
  4. Inspectah Deck (Toni Zeno e Gionni Gioielli)
  5. Method Man (Gionni Gioielli, Armani Doc e RollzRois)
  6. GZA (Armani Doc e Blo/B)
  7. U God (Gentle T, Montenero e Gionni Gioielli)
  8. ODB (Blo/B, Gionni Gioielli e RollzRois)
  9. RZA (Blo/B e Gionni Gioielli)

Beatz

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