Crimeapple – Aguardiente

Voto: 4

A volte bastano solo una manciata di barre per marchiare un’impressione ben definita, cominciando improvvisamente a seguire un pezzo con una concentrazione del tutto diversa. Accadeva esattamente così qualche mese fa, avventurandosi nelle liriche di “Requiem For Black Benjy In 2 Parts”, quando sin dal primo ascolto era evidente che Crimeapple, chiamato da Vinnie Paz per il relativo featuring, fosse un mc in grado di distinguersi istantaneamente per tecnica e personalità, fornendo nel caso in questione una strofa intensa al punto da scatenare il naturale percorso di recupero di cenni biografici e discografia pregressa dell’artista.

Si scopre così una vivace attività racchiusa in un semplice triennio, costruita su un quartetto di EP comprendente “Sweet Dreams” e i tre volumi intitolati “Perfect”, quindi “Metralleta”, la prima prova su lunga distanza (qui potete dare un ascolto al tutto), fino a un “Aguardiente” che sembra rappresentare il punto di svolta definitivo, capace di aprire un varco tanto significativo da richiamare l’attenzione di Dj Skizz e soprattutto del leggendario Dj Muggs, con i quali il nativo di Hackensack, New Jersey, sta capitalizzando un anno da prim’attore. Ma questa è un’altra storia – e non mancheremo di raccontarvela a tempo debito…

Aguardiente“, dunque, è il disco che ha definitivamente spalancato gli occhi dell’utenza underground sul talento di un ragazzo nato nella east coast da una famiglia che affonda le proprie radici in Colombia, miscuglio sanguigno in grado di giustificare la padronanza d’intreccio tra inglese e spagnolo delle liriche e alimentare al contempo un immaginario che combina racconti mafiosi, cartelli, possedimenti materiali e vita vissuta al limite, cavalcando un filone Hip-Hop sempreverde, da un lato utilizzato per creare dei riusciti storytelling e dall’altro per proporre metafore atte a sottolineare la propria importanza nel Rap game. Argomentazioni per le quali Big Ghost Ltd – l’unico produttore dell’operazione – offre una regia sonora più che coerente, in grado di seguire la stessa vena filmica dei testi addensandone la cupezza con un ulteriore strato di oscurità.

Crimeapple è un mc assai attrezzato e ha sicuramente studiato i dettami metrici dei grandi, ma si ritrova ancora – e speriamo vi rimanga a lungo – in quella fase artistica in cui la rabbia fomentata dalla sottovalutazione delle proprie potenzialità e dalla rapida fama ottenuta da chi non possiede neppure un quarto delle sue doti tecniche ne mantiene viva la motivazione, lo spirito; segno che, oltre alla capacità di tirar fuori il meglio da sé equiparando ciò a una competizione atta a migliorarsi di continuo, il Nostro intende altresì prendere le dovute distanze da chi continua a spacciare Rap senza cognizione di causa. Meglio così, viene da dire, se la conseguenza di quanto detto è una stimolazione encefalica in grado di fabbricare dal nulla un racconto delinquenziale che s’inventa quali protagonisti una vasta quantità di liquori e birre, peculiarità che permettono di mantenere altissima la longevità di pezzi come “Another Round”, un cortometraggio baciato da uno squisito incastro di piano e trombe e da un’esecuzione impeccabile a livello metrico e ritmico, alimentando l’impressione – costantemente corroborata da ciascun episodio che compone la scaletta – di non trovarsi di fronte a un mc qualunque.

Non si difetta certo d’inventiva e così nascono interessanti grovigli spanglish di cui il protagonista si avvale per tessere la struttura di una “Big Face Frankies” che vive di referenze culinarie – un tema che si ripete spesso lungo i dodici pezzi – e punchline dirette un po’ più giù dello stomaco (<<Lames tryna rep my city with a baby scrotum/they won’t never get it right like James Dolan>>); “Your Love” esegue egregiamente l’intento di affrontare sentimenti come lealtà e fiducia attraverso appositi artifici figurativi, tra lamenti vocali privi di sezione ritmica cuciti secondo metodicità alchemiche; mentre composti granitici quali “Palo Santo” porgono una decisa densità lirica per via di una conformazione priva di ritornelli, una notevole massa di barre a effetto dove quasi non c’è il tempo di riavvolgere un passaggio interessante perché ne arriva immediatamente dopo un altro di cui prendere nota, sia esso un gioco di parole particolarmente riuscito piuttosto che uno dei molteplici casi in cui emerge un’abilità avanzata nel posizionare le varie rime in un sottofondo minimale e teso, perfetto sostegno per la naturalezza riscontrabile nel flow.

Da questo punto di vista, Crimeapple può permettersi di affrontare curve impegnative senza preoccuparsi di scalare le marce, tanto evidente è la sua tendenza ad aggredire il beat. “Grey Poupon” offre un’ambientazione umida e malinconica grazie alla commistione tra le due differenti strumentazioni che Big Ghost mischia sapientemente senza toccare l’essenza ritmica del pezzo – processo utilizzato pure in altre contingenze, garantendo l’eterogeneità dei beat; la misura media è ben contrastata dalla punteggiatura metrica torrenziale, esaltata dalle numerose barre composte da tre o quattro parole assonanti, una sensazione posta ancor maggiormente in evidenza in quel paio di episodi provvisti di featuring, utili a sottolineare la differente resa quando l’approccio al beat viene affrontato in maniera non convenzionale (“Casino” ne è un esempio perfetto, dato che propone un tempo a bassi bpm e il protagonista se lo divora ugualmente, a differenza degli ospiti), percependo l’ennesimo indizio utile a elevare l’mc rispetto a tanti colleghi.

Quando poi occorre farsi largo tra le nebbie fumose generate dall’ipnotico beat allestito per “Romans” – altro tocco da maestro di Big Ghost, da porre in repeat sistematico – per indossare le vesti del boss criminale (<<I smoke the plant with white hairs like Dennis Farina/Ray Catena on the plate, my initials on the gate/Cilantro on the steak, icicles in the brace>>), esprimendone sensazioni e punti di vista fino a giungere all’analogia dettata dal titolo, diventa chiaramente comprensibile che le ispirazioni fornite da una base tematica che vede come punto fisso di partenza il leggendario “The Godfather” e giunge al più attuale “Narcos” sono certamente quelle con cui l’artista si esprime al massimo delle potenzialità. Merito del potere d’immagine di cui le strofe sono letteralmente imbottite.

Ponendosi coraggiosamente in direzione opposta nei confronti di un mercato sempre alla ricerca della nuova star da bruciare quanto più velocemente si riesca, Crimeapple dimostra di possedere la necessaria credibilità per erigersi a futuro punto di riferimento della scena meno in vista, augurandogli che il sudore e i sacrifici finora spesi si traducano prima o poi nei giusti dividendi. “Aguardiente” suggella il suo essere ben oltre il promettente, fornendo una presa sicura cui affidare la fiaccola dell’Hip-Hop, estendendone quindi un percorso già troppe volte messo in discussione dalla mediocrità dei soliti noti.

Tracklist

Crimeapple – Aguardiente (Gourmet Deluxxx 2018)

  1. Introducción
  2. Palo Santo
  3. Big Face Frankies
  4. Crime State Of Mind/Food (Interlude)
  5. Marble Steak
  6. Your Love
  7. Casino [Feat. Vic Spencer and Daniel Son]
  8. Another Round
  9. Five Chechnyans/Hammers & Sword (Interlude)
  10. Gorillas [Feat. Benny, Milano Costantine and Lil Eto]
  11. Grey Poupon
  12. Romans

Beatz

All tracks produced by Big Ghost Ltd

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