Kid Abstrakt & Leo Low Pass – Still Dreaming

Voto: 3,5

Il classico bravo ragazzo. Dovessimo stilare un giudizio sintetico suggellando quanto captato della personalità di Kid Abstract, lo faremmo esattamente in questi termini, inquadrando una figura tuttavia più ampia che vede un ragazzo appassionato, sognatore, attento ai valori morali e alla famiglia, avverso alla frenesia dei ritmi vitali dell’era moderna e all’uso dell’Hip-Hop quale ostentazione di pose fasulle. Caratteristiche, queste, alle quali aggiungeremmo un’apertura mentale insita nella sua stessa natura, nel DNA di un rapper losangelino nei documenti d’identità, ma ove alloggiano cromosomi derivanti da Brasile e Nicaragua, nazioni d’origine dei genitori, fattore certamente preponderante nel creare una visione atta a condurlo verso collaborazioni quasi esclusivamente europee. Una soluzione sempre interessante, se non altro perché nel Vecchio Continente – si sa – esiste la tangibile possibilità di trovare un pubblico più affezionato, che non dia per scontate le varie discipline dell’Hip-Hop statunitense, trattandole piuttosto con la dovuta riverenza, e in secondo luogo perché – come già ampiamente dimostrato da un congruo numero di casistiche – il gusto di tanti produttori al di qua dell’Oceano presta molta attenzione agli insegnamenti della vecchia scuola, anziché annegare la propria dignità nel torbido delle mode del momento.

Seguendo un percorso che ha già fatto tappa in Germania, Ungheria e Polonia per forgiare i capitoli precedenti di una discografia ufficiale non più vecchia di sei anni, “Still Dreaming” vede affiorare le sue radici musicali in quel di Amsterdam, affidando l’intero comparto produttivo alla fine acustica Jazz di Leo Low Pass, uno tra i molteplici beatmaker affettivamente legati al sound della golden age e capace di plasmare quel che di polveroso, intimo, trova la sua naturale coesistenza tra la durezza delle batterie e il soffice tessuto fornito dala strumentazione campionata, così ben adeguata alla generica tranquillità insita nel carattere del progetto. Le intuizioni dell’olandese sono nostalgiche, talvolta malinconiche, riaprono varchi spazio-temporali allacciandosi ai quei noti bei vecchi tempi rimasti nel cuore per una svariata cifra di motivazioni, tra le quali svetta quella sete di originalità oggi assolutamente non replicabile. L’umore musicale si rivela infatti assai sintonico nei riguardi di pensieri rilassati, sfuggenti alla confusione della quotidianità, emergenti da una voce vellutata e perciò adatta ai suoni proposti, la quale condisce ad hoc uno stile pulito, spogliato dall’urgenza di risultare eclatante preferendo convergere verso un profilo basso sì, ma in grado di cogliere congrue enumerazioni di profondità riflessive.

L’ovvio punto interrogativo, per dischi di tale origine ispiratrice, rimane prevalentemente legato a fattura ed esecuzione, che nel loro ricalcare una vena così fortemente marcata qualche piccolo rischio sono sempre disposti a correrlo: ben venga, per quanti possano essere i limiti delineabili, in particolare se l’alternativa è rappresentata da materiale facilmente destinato all’ecocentro più vicino. Le tracce impostate sulla pura esibizione di stile sono infatti quelle che maggiormente evidenziano quanto appena indicato, per quanto la confezione sia ritagliata nel modo più adeguato possibile: in molti dei passaggi, spicca l’esplicita ombra degli A Tribe Called Quest, la quale si espande tanto in alcuni dei concetti presentati nel lavoro, quanto nelle citazioni dirette e nella delicata metodicità dell’allestimento musicale, generando beat reminiscenti delle grandiose composizioni risalenti a tre decadi fa (alcuni chiaramente sopra la media, come “Keep It Jazzy”), un ristretto ma significativo gruppo di testi stanziati in accenni mimici (non ci vuole uno scienziato per legare “On Point” a “Check The Rhyme”) e barre che giocano in via poco significativa con la leggenda (<<still droppin’ gems like the mobb through the statik/a young prodigy probably causin’ havoc>> – medesima provenienza).

Gli elaborati lirici si fanno senz’altro più stuzzicanti quando Kid Abstract attinge dalle sue stesse note biografiche, al fine di costruire quei ricordi di legami sfuggiti troppo presto e che tratteggiano “Flowers” – e qui la co-abitazione con Awon funziona parecchio bene, dato che il Rap jazzato è pane anche per quest’ultimo – sottolineando elementi come la provvisorietà dell’esistenza stessa e l’importanza del sapersi godere le persone finché sono qui, per poi passare alle oneste revisioni di se stesso espresse su “Young Dreamers” sottolineando come la famiglia d’origine abbia rivestito un ruolo determinante nella sua maturazione, mentre la coppia di loop di piano e tromba ricavano un’importante breccia nel cuore dell’ascoltatore nostalgico. Temi non consueti come la riconoscenza genitoriale sono altresì interessanti proprio perché non così frequenti – anzi – nel genere: “Beautiful Day” esprime una sentita gratitudine tra tocchi di chitarra e tromba, oltre che quella coscienza di certo non malevola di questi tempi, con particolare riferimento all’attenzione per le generazioni future riposta in “Humanity”, che denota una sensibilità altruistica oramai dispersa nel nulla.

Comprensibile, di conseguenza, il sincero tributo alle origini espresso in “Sempre Sonhando”, rappata attraverso un americano-portoghese sapientemente esercitato soprattutto da Kamau, senza dubbio l’ospite più succoso nella lista degli esterni, per un brano che funziona anche grazie al pertinente loop di chitarra sudamericana abbinato all’occasionale sample vocale; e, per quanto i temi rimangano più o meno sempre gli stessi, dimensionandosi tra sogno e consapevolezza di sé, risultano molto gradevoli pure “Chill & Relax”, il cui cantato del ritornello è un valore aggiunto alla pari del flip del campione di chitarra, e la conclusiva “Believe”, dove la rilassatezza elettrica della cadenza ritmica cede il proscenio all’armonica esecuzione vocale di Hvmble.

“Still Dreaming” propone un conscious Rap un tempo rappresentante la regola e che ritroviamo oggi quale gradita eccezione: tecnicamente ordinato e certamente apprezzabile, per quanto sia privo di particolari esaltazioni liriche, raffigurante l’intento di un ragazzo in grado di provare una forte attrazione verso tutti quegli aspetti vintage di una Cultura affascinante al punto da poter ammaliare anche chi non ha goduto dell’opportunità di viverla in diretta. Bene che Kid Abstract sia riuscito a raccogliere una quantità sufficiente d’interesse in grado di permettergli un concreto prosieguo artistico dell’esperienza originariamente cominciata con la crew Revolutionary Rhythm, emulando i suoi antenati nell’offrire un disco pieno di cuore e buone intenzioni – per quanto poi sia necessario fare i dovuti conti con la realtà. Gli auguriamo una carriera ricca di soddisfazioni, nei limiti del raggio del bacino d’utenza che potrà cogliere, sperando che riesca ad attirare un crescente numero di attenzioni dai pochi ma inossidabili appassionati che cercano di trovare soddisfazione al di fuori del piattume odierno, camminando per le strade a ritmo di Rap con qualche beat insaporito di Jazz a supporto, cuffie impostate a tutto volume e il resto del mondo fuori, manifestando ciò che si è realmente, o magari a un tavolino dove bere un buon cappuccino in una giornata di sole, per lasciar emergere le proprie riflessioni più recondite, prendendosi per un attimo le giuste distanze dalla morsa di quel dannato stress che contraddistingue la vita di tutti noi.

Tracklist

Kid Abstrakt & Leo Low Pass – Still Dreaming (Melting Pot Music 2023)

  1. Slow It Down
  2. Still Dreaming
  3. On Point [Feat. Predominance and Phoniks]
  4. Keep It Jazzy [Feat. Vsteeze]
  5. Wonderful Thing [Feat. Tab One]
  6. Young Dreamers (Interlude)
  7. Sempre Sonhando [Feat. Kamau]
  8. Flowers [Feat. Awon]
  9. Beautiful Day
  10. Chill & Relax [Feat. Rain Bisou]
  11. Humanity
  12. Believe [Feat. Hvmble]

Beatz

All tracks produced by Leo Low Pass

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