Benny The Butcher – The Plugs I Met 2

Voto: 4 –

Sebbene si tratti di un processo evolutivo ancora in atto, credo si possa dire che, a partire dal trittico “From King To A GOD”/“Who Made The Sunshine”/“Burden Of Proof”, rilasciati in un intervallo di sole cinque settimane, la bilancia posta nel logo Griselda Records abbia fatto fatica a tenersi in perfetto equilibrio, considerate le diverse direttrici emerse appunto di recente nel suo perimetro. Approssimando una rapida sintesi, Westside Gunn sembra muoversi ancora nel solco tracciato dalla label durante l’ultimo lustro abbondante, ben rievocato dalla cruda spontaneità di “EasterGunn Day 4 Freestyle”; Conway batte sentieri nuovi e “La Maquina”, marchiato Drumwork, conferma la tendenza a un allargamento del team di produttori, non senza una sensibile rettifica del sound adottato; Benny ha optato per delle collaborazioni più mirate, convocando prima Hit-Boy e poi Harry Fraud, responsabili di due prove che si affacciano con moderazione nell’ambito del mainstream grazie a una pasta melodica più delicata di quella fornita da Daringer e affini. Non una scissione in senso stretto, bensì una definizione strategica ad personam, una scalata all’Hip-Hop che non muove da un solo punto ma ne sviluppa tre; e se nel caso di Conway mi sento di dire che qualcosa non stia funzionando a dovere, il cuginetto Jeremie sembra al contrario andare spedito verso il suo obiettivo: avanzare di posizione e mettere nel mirino la vetta.

Come per “Burden Of Proof”, sul quale conservo delle riserve, l’ascolto di “The Plugs I Met 2” si è sciolto un po’ per volta, scavalcando il confronto secco con un volume uno che sfoderava tutte le armi principali dell’etichetta, a cominciare da una lista di partecipazioni che – tra gli altri – annoverava Dj Shay, Daringer, Beat Butcha, Alchemist e Conway. Non che il suo seguito stravolga registro e taglio tematico, tuttavia ci si rende conto presto del clima più respirabile apportato dalla musica de Harry Fraud (questa mania di dover firmare ogni strumentale con un breve slogan è abbastanza stucchevole): al sampling meno scontato – in un paio di occasioni si vola fino in Giappone – viene accostato un set di batterie molto moderne, stemperando la ruvida concretezza del coke Rap attraverso un’andatura priva di asprezze e mai sopra le righe. Un insieme omogeneo, garbato – consentitemi il termine – per come asseconda gli storytelling del protagonista da una posizione defilata, secondaria, compilando una soundtrack che cristallizza il passaggio dalle costine per il barbecue a un pregiato filetto; quel che invece non cambia è l’abilità di Benny The Butcher nell’impugnare un’affilata mannaia per mano.

Nove brani (uno in meno nel formato fisico), ventotto minuti complessivi, nessun calo di forma per il rapper più raffinato del trio. Ritorna il riferimento a “Scarface” e in particolare alla scena ambientata nella tenuta di Cochabamba, ripresa anche nell’artwork di entrambi gli EP e nell’introduttiva “When Tony Met Sosa”, che fissa il fulcro del canovaccio a equa distanza tra autobiografia e cronache di strada (<<it’s a difference when you rise out the ghetto, come back and grow it/the game broke my heart in three places, I never show it/close my eyes and the voice in my eardrums tell me ‘fore the Feds come/to turn these bread crumbs to a hedge fund>>); sempre nel segno di un realismo che in “Overall” viene ulteriormente sottolineato dalla presenza postuma di Chinx, mc dell’entourage di French Montana: è da una sua strofa inedita che il Macellaio prende spunto per andarci giù con un po’ di autocelebrazione, decantando senza tanti giri di parole il successo raggiunto. Ed è proprio l’artista della Bad Boy Records, mentore del produttore newyorkese, a portare il suo contributo con Jim Jones nella nostalgica “Longevity”, tra gli highlight di “The Plugs I Met 2” (da notare la cristologica <<I broke bread and shared plates with the niggas y’all call legends/y’all too loud when y’all walk in the rooms, it’s our presence>>).

I featuring rimanenti sono quelli di 2 Chainz nell’estratto video “Plug Talk”, che ci piace soprattutto per il curioso campione di Yoshiko Sai, un efficace Fat Joe in “Talkin Back” (<<drag me in and out of court, Harvey Weinstein/threw that white up in the pot, gave ‘em pipe dreams/and watch it spread like the Wuhan virus/do ‘em dirty for the low like Wu-Tang Sirus>>) e Rick Hyde della Black Soprano Family in “Survivors Remorse”. Parecchie voci, considerata la durata non troppo estesa, per un’uscita che riesce comunque a orientare i riflettori su Benny, il quale in quest’ultima traccia sfodera la sua risorsa migliore, il ricordo di un vissuto complicato: <<when I was nine, my momma sent me to the store to get the kids some milk/to be this clean, I had to live through filth/…/I was the best cook, stepped on work with my right and left foot/before you even knеw how a connect looked/you know my pot game was tеxtbook/who sold more dope than us, except Push?/The proof is how my neck look>>.

Non a caso, è nelle sue parentesi soliste che l’album incrementa i giri: nelle pragmatiche “Live By It” (<<guns don’t make you safe, but I’m strapped with mines/it’s about awareness and your reaction time>>) e “No Instructions”, come nella conclusiva “Thanksgiving”, sorta di bonus track (fuori anche la clip) che anticipava il progetto oltre un anno fa attingendo dal Soul di Margie Joseph e reclamando il rispetto conquistato in prima linea (<<you anything like me, them hand to hand sales made you/I’m one of them hustlers you gotta tell thank you>>). Se qui l’impronta Griselda si fa più marcata, altrove – come anticipato – “The Plugs I Met 2” non pone altrettanto in risalto l’attitudine che ha spinto la label così in alto nelle gerarchie Hip-Hop, rivitalizzando il Gangsta Rap di sponda atlantica. Tenendo a mente ciò, l’operazione in sé è di alta fattura e non mina la coerenza di un percorso che ha ambizioni chiarissime; speriamo solo che, per raggiungere quegli obiettivi, Benny non sia costretto a normalizzare la propria musica più di quanto non stia già facendo.

Tracklist

Benny The Butcher – The Plugs I Met 2 (Griselda Records 2021)

  1. When Tony Met Sosa
  2. Overall [Feat. Chinx]
  3. Plug Talk [Feat. 2 Chainz]
  4. Live By It
  5. Talkin Back [Feat. Fat Joe]
  6. No Instructions
  7. Longevity [Feat. French Montana and Jim Jones]
  8. Survivors Remorse [Feat. Rick Hyde]
  9. Thanksgiving

Beatz

  • Harry Fraud: 1, 2, 3, 4, 5, 9
  • Harry Fraud with the additional production by Daringer: 6
  • Harry Fraud with the additional production byTommy Tee: 7
  • Harry Fraud with the additional production byTony Seltzer: 8
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