Wu-Tang Clan – Disciples Of The 36 Chambers: Chapter 2 (DVD)

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San Bernardino, CA, 17 Luglio 2004. A undici anni di distanza dal loro esordio, il gruppo più rivoluzionario che la cultura Hip-Hop conosca si riunisce tutto, pezzo per pezzo, come non era mai accaduto prima. Non è semplice mantenere in vita un duo per pochi anni, figuratevi una crew composta da nove eroiche teste calde; ma la forza e la potenza che questo Clan ha diffuso per l’intero globo rivive oggi una splendida conferma grazie al superamento sociale di ogni limite umano: l’unione. L’occasione, che per uno strano scherzo del destino si presenta in California, è il Rock The Bells Festival. Non è un evento, è l’evento. E’ tutto pronto, sono le 21.00 di un’umida sera estiva. Si apre il sipario, uno per uno in fila indiana i nove escono da dietro le quinte sulle note di “Bring Da Ruckus”: <<shaolin shadowboxing, and the Wu-Tang sword style, if what you say is true, the Shaolin and the Wu-Tang could be dangerous; do you think your Wu-Tang sword can defeat me? En garde, I’ll let you try my Wu-Tang style>> – ed è l’apoteosi.

I diecimila scalmanati presenti portano al cielo altrettante coppie di mani a forma di W per la glorificazione dell’ormai mitico logo coniato da Mathematics, mentre un brivido mi percorre la schiena. Nonostante sia comodamente seduto a casa davanti al lettore DVD, le gambe mi tremano e il cuore accelera di colpo i battiti. E’ una gioia immensa, infinita. Ci sono proprio tutti: RZA, Meth e U-God scatenati mattatori, Ins, Rae e Ghost a sputare fuoco, GZA e Masta poco visibili ma clinici, infine lui, una leggenda nella leggenda, ODB. Non sarò certo io a raccontarvi i motivi del successo del Wu, ma a vederli all’opera dal vivo e tutti sullo stesso palco non posso far altro che dar ragione e confermare la fama che la storia ha scritto su di loro. L’atmosfera è surreale, il grido Wu-Tang Wu-Tang da parte dei mortali privilegiati supera di gran lunga i watt dell’impianto fino ad abbracciare e coinvolgere la mia incauta coscienza che si abbandona a sua volta al ripetuto incedere dello stesso grido.

Che lo spettacolo abbia inizio: <<the game of chess, is like a swordfight, you must think first, before you move>> (“Da Mystery Of Chessboxin'”). Salti, sfrenate corse da un lato all’altro, strani passi di danza, staffette di microfoni; i nove inscenano un’interminabile olimpiade di stile da far rabbrividire anche i più apatici tra gli spettatori. E si continua: “C.R.E.A.M.”, “Wu-Tang Clan Ain’t Nuttin Ta F’ Wit”, “Reunited”, “Duel Of The Iron Mic”, si spazia da un album all’altro, collettivo o solista che sia, con la sana partecipazione di tutti e senza accusare minimamente stanchezza. Anzi no, che succede? Mi sbaglio. Qualcosa cambia inaspettatamente. Russel Jones aka Ol’ Dirty Bastard, celebre per la sua intramontabile follia, a un quarto d’ora circa dall’inizio dello show si fa volutamente da parte. Un fulmine a ciel sereno e una tempesta di tristezza mi riportano dall’estasi paradisiaca alla malinconia terrena; si nasconde dietro gli altri, si accascia per un po’ lungo la postazione del dj, si rialza per cantare a modo suo “Brooklyn Zoo” e poi torna a sedersi su una cassa con lo sguardo perso nel vuoto: non è l’ODB che conosciamo. Prima RZA, poi Ghostface e il resto del Clan si accorgono che c’è qualcosa in lui che non va: una pacca sulla spalla, un abbraccio, la gente lo acclama ma lui rimane lì, immobile, come se tutto intorno a lui in quel momento non avesse alcun senso. Per i miei occhi è uno spettacolo straziante.

“Bring The Pain”, “Liquid Swords”, “Ice Cream”, Redman a duettare con Meth sull’esplosiva “Da Rockwilder”. C’è anche spazio per Cappadonna e Street Life, ma niente da fare: l’inquietante atteggiamento di ODB sul palco oscura gli spavaldi sorrisi degli altri performer, mettendo da parte l’importanza dell’evento. Qualche mese dopo Russel Jones passerà a miglior vita causa incauto miscuglio di droghe e medicinali, ma già lì, proprio quell’umida sera estiva, si poteva benissimo intuire come il nostro Osirus non stesse attraversando un buon periodo. The show must go on, quindi “Careful”, “4th Chamber”, “Gravel Pit” e si conclude con “Do You Really”. Si spengono le luci, Mathematics posa i dischi, ma prima di andare via RZA impugna nuovamente il microfono chiedendo a tutti presenti: <<how many people here would love to hear a brand new Wu-Tang album?>>. Naturalmente inconsapevoli di ciò che sarebbe successo da lì a pochi mesi, volano le mani al cielo!

Non so se senza ODB la mia voglia di un album Wu-Tang sia ancora la stessa, ma quel forte e irruento brivido che all’inizio mi percorse la schiena è oramai una lacrima che si rinnova a ogni visione di questo straordinario show. E allora per sempre: R.I.P. Ol’ Dirty Bastard.

Tracklist

Wu-Tang Clan – Disciples Of The 36 Chambers: Chapter 2 (DVD) (Wu Records/Sanctuary Urban Records 2004)

  • Bring Da Ruckus
  • Da Mystery Of Chessboxin’
  • Clan In Da Front
  • C.R.E.A.M.
  • Wu-Tang Clan Ain’t Nuttin Ta F’ Wit
  • Shame On A Nigga
  • Ghost Deini
  • Reunited
  • Duel Of The Iron Mic
  • For Heaven’s Sake
  • Criminology
  • Incarcerated Scarfaces
  • Brooklyn Zoo
  • Grid Iron Rap
  • Bring The Pain
  • It’s Yourz
  • Liquid Swords
  • One Blood Under W
  • Ice Cream
  • Triumph
  • Da Rockwilder
  • Cherchez Laghost
  • Careful (Click, Click)
  • In The Hood
  • Run
  • Run
  • Tearz
  • Method Man
  • Dog Shit
  • Shimmy Shimmy Ya
  • Y’all Been Warned
  • 4th Chamber
  • Gravel Pit
  • Do You Really (Thang, Thang)
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