Saigon – G.S.N.T.3. The Troubled Times Of Brian Carenard

Voto: 3 –

The greatest story never told? Non proprio. Più che altro una not so great story you’ve already heard… Quando si matura la decisione di dare alla luce uno o, come in questo caso, più seguiti a un determinato progetto, le motivazioni possibili, a mio avviso, sono solo due e si pongono in completa antitesi tra loro: la prima è quella di avere una visione concreta in merito a ciò che s’intende raccontare, la seconda invece è quella di non avere la più pallida idea di dove andare a parare; e Saigon sembra cascare a muso dritto nella seconda categoria, adoperandosi nel goffo tentativo di mungere fino all’ultima goccia il concetto legato a quel “The Greatest Story Never Told” che avrebbe dovuto proiettarlo ai piani alti della scena nel lontano duemilasette e che invece ha raggiunto la grande passerella (passando dalla porta sul retro) quando purtroppo i riflettori erano già stati spenti da un pezzo.

La fortuna di Saigon è quella di avere sempre avuto dalla sua parte una buona personalità al microfono, corredata da un’intelligenza di una spanna superiore rispetto alla media (per quanto mostrato) dei suoi colleghi, fattori che gli hanno spesso permesso di approcciare con competenza le tematiche più varie. In “G.S.N.T.3.”, però, anche questo suo atout sembra venir meno; nel complesso, i testi sono ben eseguiti, ma incapaci di mordere con la dovuta ferocia, perciò i passaggi destinati a restare impressi ad ascolto ultimato si contano sulle dita di un mano. E i beat? Purtroppo non aiutano più di tanto: una grossa fetta dell’album è infatti sorretta da produzioni estremamente generiche (penso a “Street Gospel”, “Bring That” e “Best Mistake”), che richiamano alla memoria quel blando crossover R’n’B/Hip-Hop che dominava le frequenze radio ai tempi in cui Kanye West si travestiva ancora da orso e 50 Cent cavalcava le cronache musicali sfanculando un rapper nuovo ogni primo lunedì del mese.

Il comparto musicale non riesce a spiccare il volo neppure in presenza di Dj Premier (!), che per l’occasione decide anzi di lasciare in cantina le consuete bottiglie di Bolgheri Sassicaia d’annata presentandosi con tre cartoni di Tavernello sotto braccio (che alla fine uno non lo sputa, eh, ma nemmeno se lo gusta): “Lets Get Smart”, “One Foot In The Door” e “Nunya (None Of Your Business)”, peraltro inserite con poca lungimiranza in successione nella tracklist, sfoggiano infatti tutte e tre quella che sembra la copia carbone di una canonica produzione alla Preemo.

Insomma, tanta noia. Dopo cinquanta minuti devo ammettere che sono pochi gli episodi capaci di invogliare un secondo ascolto e questo terzo capitolo della saga pone ufficialmente la carriera musicale di Saigon in stato di plateau; è imperativo far scorrere i titoli di coda e ripartire con qualcosa di nuovo.

Tracklist

Saigon – G.S.N.T.3. The Troubled Times Of Brian Carenard (Squid Ink Squad 2014)

  1. Back To Reality (Intro) [Feat. Just Blaze]
  2. Come Alive [Feat. Corbett]
  3. Street Gospel [Feat. P Jericho]
  4. Definitions (Bryonn Bain)
  5. Sinners Prayer [Feat. Papoose and Omar Epps]
  6. My Mama Think Im Crazy [Feat. Curbside Hustle]
  7. Mine, Mine, Mine
  8. Lets Get Smart
  9. One Foot In The Door [Feat. Big Daddy Kane]
  10. Nunya (None Of Your Business)
  11. Best Mistake [Feat. G Martin]
  12. Deception
  13. Bring That
  14. Mechanical Animals (4 Generations) [Feat. Memphis Bleek, Lil Bibby and Kool G Rap]
  15. Contraband 3
  16. Reincarnation [Feat. Bryonn Bain]

Beatz

  • Dj Corbett: 2, 13
  • Deli Beats: 3
  • Clev Trev: 4, 5, 6, 7, 14, 16
  • Dj Premier: 8, 9, 10
  • Bananaz: 11
  • Grande: 12
  • Shuko: 15
The following two tabs change content below.

li9uidsnake

Ultimi post di li9uidsnake (vedi tutti)