Mickey Diamond and Sadhugold – Death Threat$
Lo dicevamo a inizio anno a proposito dei due volumi di “Gucci Ghost”: Mickey Diamond è un altro di quei rapper che sta rilasciando progetti senza soluzione di continuità, secondo una strategia che – in limitati casi – si è rivelata vincente per diversi esponenti della scena underground pervenuti a un relativo successo. Nel solo 2023, l’artista affiliato al collettivo Umbrella ha già firmato a gennaio “Oroku Saki” con Ral Duke, ad aprile “Smoke Face” con Oh Jay, a maggio “Nobody Bleeds Like Flair” con Mallori Knox e a luglio (ovvero in parallelo a “The Pink Mixtape” con Matthew Hunter) “Death Threat$” con Sadhugold. Si tratta, in ciascun caso, di uscite imperdibili? La risposta, quanto più franca possibile, è: no. Tuttavia, il livello medio rimane pur sempre al di sopra della sufficienza e l’ultimo tra i titoli appena citati, con riferimento all’elenco stesso, è forse anche quello di maggior interesse.
Merito che va assegnato per metà al produttore di Philadelphia, abile a tessere una trama musicale spoglia, affilata, ma comunque dinamica – e cinematica – quanto basta. Perché il (sotto)genere, la wave, è sì in salute e in perenne fermento, l’impressione però è che nell’aria si cominci a respirare un certo livello di saturazione, come una nota di stanchezza correlata appunto all’altissimo numero di pubblicazioni e alle inevitabili similitudini stilistiche che riscontriamo tra i vari esponenti del filone. Mickey Diamond e Sadhugold aggirano il rischio grazie a una prova solida tanto singolarmente quanto nel risultato della reciproca interazione, sebbene il canovaccio sia piantato con decisione nell’ambito del Rap hardcore con ascendenze di chiara matrice gangsta – verrebbe addirittura da pensare a un’improbabile citazione del “Death Threatz” di MC Eiht e CMW.
Racconti di spaccio, minacce a volto scoperto, brutalità assortite, un pizzico di misoginia; sulla cornice c’è poco o nulla da approfondire, spazio di manovra limitato e limitante nel quale i due interpreti (non assistiti da alcuna collaborazione) si muovono con efficacia, erigendo un’atmosfera di costante pericolo – e la voce dell’mc contribuisce… La formula si palesa a partire dall’introduttiva “When A Stranger Calls”: melodie scarnificate, schiocchi brutali di cassa e rullante, una patina grigia che ammanta ogni parola (<<I’m always on the run, still smokin’ from last week/that rain in the summer remind me of my pain and my hunger>>). Nella mezz’ora abbondante di durata il percorso è lineare, monolitico, poche sfumature per un album che procede dritto dalla vistosa ignoranza lirica di “$leepers” (<<niggas lookin’ for me, now I know how Jimmy Hoffa felt/all I see is dollar signs like Ted DiBiase belt/’fore you went against the gods, you should’ve went and got some help/rappers thought they had a wave, I came through like Michael Phelps>>) alla copiosa autocelebrazione di “Def Leppard” (<<I let my pen spill drill spinnin’ Rap was like a 360 windmill/who real as I? If you heard different, you was ill advised>>).
Non che ci sia molto, al di fuori di questo perimetro – e poco importa, se degli undici brani in scaletta (interludio compreso) non uno rientra nella categoria dei filler. Al contrario, nel condurci tra i gironi infernali della sua Detroit (<<kids with real guns patrolled by toy cops/his man’s killed this man, they went and trolled his opps/father killed his son, they went and told his pops/niggas planted the seed, but ain’t properly grow the crop>> – “2412”) Mickey riesce a confermarsi un narratore capace, la cui cronaca aspra, materica, violenta, dal tratto rapido e sgraziato, va a bersaglio. Per l’introspezione e la diplomazia toccherà invece rivolgersi altrove: qui i concetti vengono scagliati in maniera sgarbata (<<could do no wrong, goodie two-shoes/I was sellin’ raw when y’all dudes was watchin’ “Blue’s Clues”/my life went from a bumpy ride to a smooth cruise/you gotta know, going against me is a losе-lose>> – “Tokyo Tea”, su un ipnotico beat drumless) e il cervello è in netta minoranza rispetto ai muscoli – vedi “Pen Diesel” e ancora “Def Leppard”.
Ripetendoci: nonostante l’originalità non sia l’ingrediente principale delle portate, la qualità del menù è appropriata e i cuochi sanno il fatto il loro. Un assaggio ci sembra quindi il minimo.
Tracklist
Mickey Diamond and Sadhugold – Death Threat$ (Copenhagen Crates 2023)
- When A Stranger Calls
- 2412
- $leepers
- Pen Diesel
- Tokyo Tea
- Def Leppard
- Prime Time Deon
- Sir Smoke A Lot
- Racer X
- Disturbia Outerlude
- Death Threats
Beatz
All tracks produced by Sadhugold

Bra

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