Kento & The Voodoo Brothers – Da Sud

kentovoodoodasudSe “Radici” usciva a un lustro esatto da “Sacco o Vanzetti”, “Da Sud” dimezza l’attesa a poco più di due anni ribadendo l’affiatamento tra Kento e la band The Voodoo Brothers, ovvero Federico Camici al basso, David Assuntino alle tastiere, Alessio Magliocchetti Lombi alle chitarre e Filippo Schininà alla batteria. In realtà, l’efficace accostamento tra il Rap del primo e i groove Blues dei secondi si arricchisce di ulteriori sfumature, trovando in qualche timbrica Rock e nell’immediatezza della slam poetry il quid aggiuntivo di un progetto che si muove in controtendenza rispetto all’Hip-Hop italiano e sfugge a tutti i suoi cliché più in voga: l’esibizione insistita della dimensione autobiografica, lo slittamento del sound in favore di synth ed Elettronica, la tendenza a schivare origini e tradizioni quasi si tratti di inutile zavorra. Ciò che persiste, costante rintracciabile nell’intera discografia dell’mc, è l’attenzione per le tematiche sociali, dando un colore politico inequivocabile alla rabbia, agli sfoghi e alle riflessioni che emergono da una tracklist per nulla dispersiva, considerati i dieci brani complessivi di cui uno recitato dall’attore Gianni Spezzano.

Tanto per cominciare dal basso, il livore di “Piazzale Loreto” e la sua decisa presa di posizione contro il fascismo sono il frutto di un punto di vista che non ammette mezze misure (<<odio CasaPound, Alba Dorata e i loro slogan/e chi ha preso vecchia merda e l’ha chiamata Forza Nuova/…/per cambiare prospettiva deve stare a testa in giù/non ti piace la mia musica? A lei non piaci tu>>), rimediando laddove il Rap di casa nostra si mostra il più delle volte fin troppo titubante. Lo stesso si può dire di “La barca” (un parallelo tra i migranti di ogni epoca e latitudine) e delle storie – vere – raccontate in “Totò Speranza” (un bassista di ventott’anni ucciso dalla ‘ndrangheta per un po’ d’erba non pagata) e “Denise” (una figlia che testimonia contro il padre malavitoso), episodi che non mancano mai di sottolineare l’opinione del protagonista (<<per qualcuno ci dovrebbero sparare/non fermano le guerre, no, fermano le persone>>) e il suo monito contro ogni genere d’ingiustizia (<<fratello mio ribellati/sorella mia combatti>>). Ben venga, perché tra gangsterismi di seconda mano, introspezioni del tutto prive d’ispirazione e punchline come se piovesse, la scena si mostra un tantino silenziosa proprio di fronte all’attualità e alla cronaca meno spettacolar(izzabil)e.

Ma, a scanso di equivoci, nella sua breve durata “Da Sud” concede altrettanto spazio all’intrattenimento (alla maniera di Kento, ça va sans dire…): “Ribelle” e “H.I.P. H.O.P.” – che sta per ho idee potenti, ho obiettivi precisi – sono ad esempio due tracce abbastanza convenzionali, l’una introduttiva e su un bel giro di chitarra elettrica, l’altra già pronta per un’energica performance live (<<non dirmi sono bravi se hanno liriche da idioti/ma l’hardcore è questo pezzo oppure dirci quanto scopi?/Il mercato sponsorizza il rapper che lo pubblicizza/ma se manca la sostanza fumerai solo la Rizla>>); “Vengo da Sud” esprime l’orgoglio di chi, dovunque vada, porta con sé la propria terra; “Lingua madre”, infine, celebra il potere della scrittura in compagnia di Murubutu (e chi se non lui?).

A differenziare ulteriormente l’insieme contribuisce un taglio musicale capace di soddisfare palati piuttosto eterogenei, ferma restando l’inconfondibile impronta data a cassa e rullante. Dallo sporco Blues di “Seta”, con tanto di assolo nel finale e refrain zeppo di effettistica, si passa all’ipnotico pianoforte di “H.I.P. H.O.P.”, la voce di Masta P dà un accento più melodico al mood nostalgico di “Totò Speranza” e Carmine Torchia incrementa l’orecchiabilità di “La barca”, “Il debito” adotta un delizioso registro Jazz e “Piazzale Loreto” vira verso un ruvido abbinamento di organo e percussioni. Come si vede, il percorso offre all’ascoltatore un buon numero di spunti e la qualità proposta da Kento e dai suoi collaboratori – pur in assenza di momenti dedicati alla tecnica pura – è indiscutibile.

Per farla breve, “Da Sud” si conferma un album di grande maturità, uno dei possibili scenari (non l’unico) cui l’Hip-Hop italiano dovrebbe tendere per sbocciare definitivamente nell’età adulta.

Tracklist

Kento & The Voodoo Brothers – Da Sud (DaSud/Goodfellas 2016)

  1. Ribelle
  2. Seta [Feat. Sergio De Felice]
  3. H.I.P. H.O.P.
  4. Lingua madre [Feat. Murubutu]
  5. La barca [Feat. Carmine Torchia]
  6. Il debito [Feat. Gianni Spezzano]
  7. Totò Speranza [Feat. Masta P]
  8. Denise
  9. Piazzale Loreto
  10. Vengo da Sud [Feat. Soulcè]

Beatz

Tutte le produzioni di Federico “Jolkipalki” Camici

Scratch

Tutti gli scratch di Dj Fuzzten