Intervista a Dj Ceffo (23/07/2019)

Dj Ceffo, Brokenspeakers, Welcome 2 The Jungle, King Kong Posse; qualsiasi ulteriore presentazione risulterebbe superflua. Siamo stati al Casse Rotte, lo studio dove il dj romano ha registrato “Brutti ceffi mixtape volume 2”, disponibile in copia fisica da Graff Dream e in free download cliccando qui, per farci raccontare di quest’ultima e di altre avventure…

Bra: parlaci subito di “Brutti ceffi mixtape volume 2”, che esce a sei anni quasi esatti dal primo. Quanto tempo ti è occorso per realizzarlo, come hai organizzato tutto il lavoro e via dicendo…
Dj Ceffo: comincio da un concetto molto semplice, ovvero che la scelta di pubblicare un mixtape nel 2019 è una vera follia. Perché non puoi stare su Spotify e quindi ti giochi in partenza una fetta del pubblico più giovane, a meno che non ti conosce già e ti segue. Quindi parliamo di un progetto fatto anzitutto per amore; amore per quello che faccio e per tutto quello che mi piace. Non a caso è una roba solo romana, a parte Jadon che però è un caro amico del Welcome: “Brutti ceffi” nasce da una collaborazione di amici e di gente che stimo, questa è la Roma con cui ho fatto cose e con cui ho vissuto da sempre; e non dico per dirlo, volevo dare a tutti uno spazio adeguato e sono molto soddisfatto di com’è andata. Non a caso tutta la gente coinvolta è venuta a registrare qui, a parte Valerio (Suarez, ndBra) che ha fatto tutto da sé, registrazione, mix, mastering e s’è occupato pure della grafica – l’altra faccia di questo mixtape, come c’è scritto nell’anta interna del digipak. Tieni conto che complessivamente mi ci sono voluti circa due anni di lavoro, però con un’accelerata quando, dopo un brutto periodo per alcuni problemi di salute lo scorso marzo, ho capito che la vita è un mozzico, perciò le cose vanno fatte al volo. A quel punto mando un messaggio a tutti, mi sono fatto la mia scaletta in base alle cose che ognuno aveva scelto, cerco di dare al tutto una coerenza musicale e chiudo il tape in volata.

B: di fatto hai messo fianco a fianco diverse generazioni di Rap romano. Dal Colle der Fomento ai ragazzi della Do Your Thang, passando per – tra gli altri – Gente de Borgata, TruceKlan e Romanderground; “Brutti ceffi mixtape” può essere visto come un manifesto unitario della scena capitolina, un po’ come succedeva oltre vent’anni fa coi nastri della Robba Coatta?
DjC: assolutamente sì, è proprio quello che volevo fare. Ho cercato di ripercorrere a mio modo quella roba lì, le cose con cui sono scresciuto, a partire da “La banda der Trucido”. L’idea era di ripetere quello che succedeva a Roma negli anni novanta; che poi un po’ l’hanno fatto anche Baro e Stile con “Rome Zoo dj’s” o Fester con “Benvenuti in borgata” e “Skills nelle mani”; è la tradizione del mixtape, con gli skit in mezzo, gli spezzoni dei film, le strofe inedite. L’ho fatto in quella maniera, paro paro.

B: eppure – come dicevi – il mixtape in quanto tale è un formato un po’ desueto, cui gli appassionati più giovani sono meno abituati; e spesso il termine viene utilizzato in maniera impropria, per progetti che mancano di alcuni elementi fondamentali: due piatti, il mixer e un dj. Da appassionato, a quali mixtape sei più affezionato (anche statunitensi) e da quali hai preso ispirazione per i tuoi?
DjC: i miei mixtape preferiti sono in sostanza quelli che ti ho appena citato; mentre sulla roba U.S.A. non andavo molto a cercare i mixtape, mi interessavano più i singoli album. Io sono dell’ottanta, mi sono avvicinato all’Hip-Hop facendo skate al Foro Italico, dove ho visto per la prima volta ‘ste scritte pazzesche fatte sui muri; poi a scuola, durante un’occupazione, i pischelli del Foro che conoscevo arrivano con gli zainetti pieni di spray, fanno i graffiti in aula e mettono del Rap nello stereo, a ‘na certa parte “La porra” dei Sangue Misto e subito gli faccio che cazzo è ‘sta roba?! Dove si trova? Mi dicono di andare da Disfunzioni, che già frequentavo (Disfunzioni Musicali, storico negozio musicale di Roma non più in attività, ndBra), e lì chi ci lavorava? Ice One! Insomma, chiedevo consigli a lui, soprattutto per le cose americane; ho iniziato a comprare i classici del periodo e quando sono stato per la prima volta negli Stati Uniti per uno Space Camp alla N.A.S.A., sarà stato il ’95 o il ’96, per prima cosa sono andato in un negozio di dischi e ho comprato tutto il Rap che c’era sui cartelloni – Fugees, Wu-Tang, Mobb Deep. Sarò tornato a casa con trenta CD, perché ancora non collezionavo in vinile. E da lì non ho più smesso.

B: rispetto al primo volume, produci un numero maggiore di brani (ovvero sei). Possiamo supporre che ti vedremo più spesso dietro le macchine? Magari prima o poi ti lancerai addirittura in un producer album?
DjC: diciamo che è un passaggio già in atto, precedente anche al mixtape. Ad esempio ho realizzato un progetto con tutti campioni presi dal Prog Rock, mondo che ho scoperto grazie a Pasquale Minieri, il fonico numero uno per la registrazione acustica in Italia; ho lavorato con lui per quasi tre anni in Umbria, perciò ho avuto la fortuna di ascoltare delle cose stravolgenti, dai New Perigeo agli Area, e mi si è aperta la capoccia! Ma è una roba strana, ho tutte le strumentali e devo decidere che farne. Poi stiamo chiudendo una cosa io, Rak e Arne, quattro/cinque pezzi, un EP; e sto producendo diverse altre cose, anche fuori dall’Hip-Hop. A me piace la musica, mi piace arrangiare, prendere la chitarra e sonà du cose; quindi altri progetti del Ceffo senza dubbio sì, magari proprio un album mio da produttore. Vedremo.

B: il taglio dato al sound, sia nei pezzi inediti che nella scelta delle strumentali, è decisamente classico e guarda in maniera chiara agli Stati Uniti. A chi ritiene che si possa essere un appassionato di Hip-Hop anche senza ascoltare le uscite americane, tu cosa rispondi?
DjC: tutti noi abbiamo cominciato scimmiottando, per dirla terra terra, qualcosa che abbiamo ascoltato – e va bene così. Se ascolti solo Rap italiano, non sai da dove vieni e da dove viene questa cosa. E’ inevitabile passare per la roba più vecchia, quindi per quella americana; è la stessa cosa che facciamo col Welcome.
B: ecco, infatti volevo arrivare all’esperienza del Welcome 2 The Jungle, che ti vede impegnato da sette stagioni consecutive e rispecchia quest’alternanza tra vecchia e nuova scuola, tra Rap U.S.A. e non. Com’è nata la trasmissione?
DjC: il Welcome nasce da tre amici che hanno avuto uno spazio in radio e si sono detti passamo quello che ce piace a noi. Quando abbiamo deciso di farlo, mentre ascoltavamo i provini del disco del Cannas, tra un momento di farla e l’altro parlavamo di dischi, di quelli che compravamo e che ci consigliavamo reciprocamente. Esce un sacco di musica che non riesci ad ascoltare, non ci sono solo i classiconi del passato, che magari nella prima stagione del Welcome abbiamo passato più spesso; Simone ha un’influenza, Giacomo un’altra e io ho la mia, ognuno ha fatto scoprire all’altro qualcosa, perciò abbiamo tirato fuori cose molto diverse e ci siamo appassionati a quello che ognuno portava. E’ proprio come quando ho scoperto il Rap: non mi sono fermato ai Sangue Misto, sono dovuto andare a cercare di che si trattava, volevo capire meglio ‘sta cosa. Col Welcome facciamo più o meno lo stesso.

B: e invece quello dei Brokenspeakers per te che periodo è stato e cosa ti ha lasciato in eredità?
DjC: il bello è che è nato tutto per caso. Io giravo con i Quarto Blocco – Read, Crine, Sedato, Frenetik, Simon P, Fet, che è il fratello di Achille Lauro e se n’è andato a produrre Techno a Londra, dove ha avuto un sacco di successo – e affittammo un garage che dividevamo a metà con i Brokenspeakers; succede che a loro servivano i piatti per presentare “Featuring Lucci” e chiedono a me di prestarglieli, facciamo ‘sta serata, ci divertiamo e il giorno dopo Lucci mi chiama e mi chiede se volevo fare il dj per loro: da lì facciamo i live, andiamo in giro e comincia una grande magia. A Roma c’erano il Colle, Noyz, Gente de Borgata e a quel punto anche i Brokenspeakers, abbiamo fatto una marea di date, abbiamo riempito l’Alpheus e spaccavamo tutto. I Broken live erano una figata, tutti bravissimi e una grande professionalità. E’ un ricordo davvero unico, che mi fa venire ancora i brividi.

B: forse non a caso, entrando più nello specifico nel mixtape, ad aprire e chiudere la tracklist è Lucci con due prove tiratissime (una delle quali disponibile anche in video). Senza nulla togliere agli altri, è lui a dettare il mood del disco?
DjC: Raffaele aveva scritto il primo pezzo sulla mia base, ha sentito il beat, ha detto che era un missile e ha buttato giù una strofa che ricorda proprio quelle cose da mixtape, belle tirate appunto. Poi dal nulla mi fa oh, devo registra’ ‘sta roba qua su una base di Apollo Brown, la sento e, già con tutti i pezzi in mano, proprio perché come t’ho detto ho rischiato la vita e non voglio perdere tempo, ho dato un senso definitivo al disco mettendo il pezzo alla fine della scaletta. Ho messo le tracce sul Serato, le ho analizzate, ho guardato i bpm, ho fatto l’intro e ho trovato la quadratura anche grazie a lui, a quella romanità che si sente nelle sue rime, quelle parole che descrivono perfettamente chi è Lucci e che rapper sia. <<E che te devo dì? Brokenspeakers, leggendari come i Queen>>, non poteva che finire così il mixtape. Diciamo che ha aiutato me a dare un filone al disco, considerato che avevo comunque dato a tutti delle linee guida in base al tipo di strumentali che avevo scelto. Anche perché – tranne il Danno e Cannas che stanno spesso qui con me – nessuno ha sentito prima i pezzi degli altri.

B: un’altra performance dal peso specifico consistente è quella del Danno, che qui rivediamo su un beat di Ice One. Il pezzo nasce appositamente per il mixtape?
DjC: no, è un inedito del 2016. Seby era già sul volume uno con una strofa e su quello nuovo, anche se avremmo voluto, non ci siamo riusciti per questioni di tempo, però per me non poteva assolutamente mancare; allora abbiamo deciso che magari faremo uscire un 12” con un suo inedito, una sorta di bonus track, così portiamo “Brutti ceffi” anche su Spotify, e nel frattempo abbiamo messo nel tape “Sottoscala ufficio sinistri”, che tra l’altro avevamo registrato proprio qua. E sul pezzo che ce sta da dì? Un grande omaggio fatto a un grande personaggio da due grandi colossi. Punto.

B: a proposito della lavorazione di “Brutti ceffi”, hai degli aneddoti in particolare che vuoi condividere con noi?
DjC: una cosa bellissima è successa grazie a Suarez. Ero in ospedale, lui viene a trovarmi a pranzo e mi fa oh fratè, ti faccio una sorpresa, ripasso stasera; viene ed è assieme a Lino, che non si vedeva in giro da parecchio (si riferisce a Lino Nacapito, ndBra). Allora gli chiedo se vuole partecipare al mixtape, lui mi dice di sì e in pochi giorni registrano il pezzo da Suarez. Anche lo skit “Sergio from San Camillo” nasce da quel periodo: si tratta di un vecchietto che stava di fianco a me, m’ha fatto ridere tutto il tempo, una romanità super che doveva stare per forza in “Brutti ceffi”. Il vero romano de Roma, nato e cresciuto a Trastevere, pieno di racconti, battute e bestemmie. Un grande!

B: hai in programma una presentazione live del mixtape?
DjC: l’altro tape è uscito il 16 giugno e io volevo replicare la stessa data, come un compleanno, poi per vari motivi non ci siamo riusciti e quindi arriviamo a inizio luglio. L’idea allora era di riuscire a replicare almeno la data di presentazione, il 21 settembre; però il 13 ci sono i Non Phixion a Roma, il 20 c’è un’altra serata non ancora annunciata e che per ora non posso svelare, perciò il giorno dopo non ha molto senso e quindi mi sposto a ottobre, quando ricomincia il Welcome. Non so ancora con certezza dove, ma la faremo; ci sto lavorando e ti dico che cercheremo anche di portarlo un po’ in giro per l’Italia.

B: nel volume uno di “Brutti ceffi” c’era anche Primo, che sembra aver lasciato un buco incolmabile nella scena romana – lo scorso cinque luglio ero al concerto del Colle al Parco Schuster e non sono riuscito a contare le manifestazioni d’affetto che gli sono state tributate. Cos’ha lasciato David all’Hip-Hop italiano?
DjC: hai presente l’intro? <<“Brutti ceffi mixtape volume 2”, occhio pezzi de merda!>>; non l’abbiamo scritto, non serve, ma è David. Conosci “S.A.L.M.O. documentary”, il DVD? Ci sono diverse interviste e c’è anche Primo; io nella vita di tutti i giorni faccio il fonico, faccio presa diretta, e ho messo il microfono a David per quell’intervista, gli faccio prova un po’ e lui, senza pensarci, “Brutti ceffi mixtape volume 2…”. Ovviamente quando ho fatto il tape ho chiesto a Mauro, il padre, il permesso di utilizzare quel pezzo e lui mi ha detto subito di sì. Ho avuto occasione di incrociare David per caso, a prescindere dal percorso musicale, perché abitava di fronte al negozio della mia ragazza di allora, ed era una persona davvero buona, disponibile. A parte essere un grande rapper, un artista vero, con una padronanza del Rap pari solo a quella dei migliori, era di un’empatia unica, stando con lui sentivi amore, tranquillità, amicizia, zero giudizi, rispetto; nonostante secondo me dentro avesse un sacco di cazzi suoi. David ha lasciato a tutti uno spessore gigantesco e un amore smisurato.

B: mi rivolgo al selecta che è in te. Quali sono i dischi più potenti dell’ultimo periodo, quelli che proprio non possono mancare in una selezione fatta come si deve?
DjC: è una domanda difficile… Io seleziono musica tutte le settimane, metto dischi in giro tanto spesso che a volte mi viene da pensare sia perfino troppo; e ho imparato che c’è tanta gente brava, che ha raggiunto il successo o non l’ha raggiunto ma ha fatto cose di spessore. Perciò quanti ne potrei dire? Tanti. Il progetto che mi piace più di tutti per come usa i suoni zozzi e i breakbeat, rappando come dei treni, è Czarface. L’altro è sicuramente Run The Jewels. Alle mie serate loro non mancano mai.

Questo il sunto che ovviamente non può rendere giustizia alle quasi due ore d’intervista e a una serata fitta di ascolti, segnalazioni (approfondirò quella di Bang Belushi!), anteprime, racconti, vinili introvabili… Perché Dj Ceffo è un padrone di casa molto gentile, un vero appassionato di Hip-Hop (ma questo lo sapevate già) e un produttore che non intende porsi limiti. E prepara anche un ottimo tè freddo al limone!