Bugs Kubrick, Clone e M.Bod – The grip tape | dark cinematic slow beats

Supponiamo conosciate il progetto Wax Up!, punto di ritrovo – dal sito e Mixcloud ai dj set – ideato da Luca Barcellona e Vittorio Barabino per condividere con appassionati e utenti le rispettive collezioni in vinile a tema library, soundtrack, Jazz e affini, col presupposto della rarità a fare da collante; che, per nulla casualmente, è al tempo stesso il territorio di caccia prediletto da schiere di beatmaker. Da ottobre 2020, quasi cinquanta raccolte – non di rado con contributi esterni – destinate all’ascolto e al download gratuito. Non lo sapevamo, ma in contemporanea o quasi accadeva anche dell’altro: il primo dei due, che chiameremo per praticità Bugs Kubrick, nell’immobilismo imposto dalla pandemia trovava nuove energie grazie al sampling, passando in rassegna una sfilza di microsolchi alla ricerca di campioni da mettere lì, chissà che un giorno… E infatti, coinvolto il bravo produttore lombardo Clone (Soul Food), l’insieme sparso di idee e suggestioni ha cominciato ad assumere senso compiuto, fino alla quadratura del cerchio apportata dal know-how cinefilo di M.Bod.

E’ questo lo schema da cui origina “The grip tape | dark cinematic slow beats”, che inquadriamo nella categoria dei beat tape non con fini riduttivi, bensì perché in sostanza di questo si tratta: ventidue brani, gran parte dei quali al di sotto dei due minuti di durata, per un totale che ne supera di poco i quaranta; come molti altri titoli affini, sì, ma con una cura per il dettaglio che è a sua volta motivo di attrazione. E ci riferiamo tanto alla composizione delle singole strumentali, quanto a una realizzazione complessiva che, se il gioco dei rimandi vi intriga, aprirà di continuo collegamenti, vertigini, sciarade, costruendo una sorta di trama – visionaria, inconscia – nata dalla collisione tra suoni e dialoghi prelevati dai generi più disparati. Così, l’ispettore Corvin che fischietta in “Una lucertola con la pelle di donna” (“Quando l’hanno uccisa?”) si ritrova catapultato negli scontri con la Police di “L’odio” (“Uscite fuori… figli di p*****a!”), Gigi Proietti – da “La proprietà non è più furto” – anima la cupa tensione di “E’ morto un ladro” e uno dei numerosi deliri di “Il pasto nudo” incrocia le celebri invettive di “Quinto potere” (“Grida dal ventre”).

Non pensiate, tuttavia, che sia sempre altrettanto semplice smontare il puzzle, a maggior ragione quando sotto la lente d’ingrandimento ci sono le fonti musicali e i potenziali termini di paragone nell’ambito del beatmaking. Sul primo punto, basti specificare che il sample più agevole da riconoscere è quello di “Spiralys” di Daniela Casa (da “America giovane n. 2”) in “VHS”: il resto è come minimo da buoni conoscitori della materia. Introduzioni scure e ipnotiche (“Não vi nada”), tagli polverosi (“Tu credi in Dio?”), frammenti estratti da sonorizzazioni (“Grotteschi e disgustosi”), pianoforti sinistri (“Fino alla morte”), chitarre distorte (“Ma cos’è successo?”) e malinconie da gotico nostrano (“Come va a finire”); a grandi linee, il perimetro è questo, Clone interviene – e veniamo al secondo punto – sulla programmazione dei pattern, lasciando solo una manciata di tracce prive di batteria. Col ritorno in auge del sampling, sarebbe scontato proporre paralleli con gli artisti che stanno indirizzando la scena verso un gusto più classico; personalmente, le precise geometrie di una “Polvere negli occhi” (misure brevi, snare che schioccano con vigore) mi fanno pensare addirittura al Jel di “Greenball” e “10 Seconds” – da qui la soggettività e l’approssimazione di qualsivoglia confronto.

Invece che concentrarci sulle corrispondenze, quindi, preferiamo sottolineare il risultato di un’interazione efficacissima, cui segue un’esecuzione di oggettiva qualità. Coi suoi spigoli, le atmosfere tenebrose, mai solari, e una pasta melodica davvero potente, “The grip tape” è un percorso a suo modo lineare, un mediometraggio privo di immagini, sensoriale, che proprio sul finale, con “Pink Freud (ci va l’acido e l’analisi)”, spende parole più chiare. E’ la lingua ferita di Bugs Kubrick/Lord Bean: <<disco fuori e dopo ancora giù la tenda/fotte un cazzo che si venda/voglio che sia leggenda/di soubrette imbellettate ne ho la vista colma/tutto torna, vetrinista, artista di ‘sta ciolla/va a da’ via i ciap te e la tua Trap/mentre il mio mondo è a lutto/ne danno il triste annuncio il Funk e il mondo groove tutto>>; cito solo queste barre per non trascrivere entrambe le strofe, perché è da quel demo in cassetta del ’99 che l’mc, pur col contagocce, ci spiega cosa significhi fare il Rap.

Lo ammetto, quel collage con Adolfo Celi, il Tall Man di “Phantasm”, Bruce Campbell nei panni di Ash, Daria Nicolodi in “Profondo rosso”, una protagonista di “Ammazzavampiri”, Claudio Volontè in “Reazione a catena” e “Zombi 2” di Fulci (tra gli altri) per me è un indizio irresistibile; nei fatti, comunque, la prova collettiva soddisfa in pieno e, non trattandosi di un episodio isolato, l’attesa è già alta per i rilasci a seguire. Intanto, vi rimandiamo all’ascolto e al vinile.

Tracklist

Bugs Kubrick, Clone e M.Bod – The grip tape | dark cinematic slow beats (RRC Music 2023)

  1. Não vi nada
  2. Polvere negli occhi
  3. Quando l’hanno uccisa?
  4. Uscite fuori… figli di p*****a!
  5. Tu credi in Dio?
  6. E’ tanto difficile morire!?
  7. Grotteschi e disgustosi
  8. Traccia fantasma
  9. Grida dal ventre
  10. VHS
  11. Il cuore sul pavimento
  12. Losi skateboard design (LSD)
  13. La notte è lunga.
  14. I don’t like this place
  15. Fino alla morte
  16. Lotta di classe
  17. Ecologia del diritto
  18. Ma cos’è successo?
  19. E’ morto un ladro
  20. John’s biggest failure
  21. Come va a finire
  22. Pink Freud (ci va l’acido e l’analisi)

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