KA – Honor Killed The Samurai

Voto: 4 +

Ci permettiamo di aprire questa recensione citando le parole di…chiusura del disco, in cui una voce femminile recita quanto segue: <<nothing ruffles the equanimity of his spirit. In the heat of battle, he remains cool. In the midst of catastrophes, he keeps level his mind. We admire him as truly great, who in the menacing presence of danger or death, retains his self-possession. Such indulgence betraying no tremor in the writing or in the voice, can compose a poem under impending peril or hum a strain in the face of death. These were known as samurai>>. Sono parole che rappresentano l’essenza dell’anima del samurai e il suo codice d’onore, ma che al contempo descrivono piuttosto accuratamente KA, un artista che ha salvato se stesso riuscendo ad abbandonare le letali strade di Brownsville, nelle quali era costretto a spacciare per tirare a campare, trovando nella coltivazione del proprio talento le soluzioni idonee per rendere la sua esistenza migliore. E’ una metafora che si accosta a meraviglia nei confronti di un personaggio contraddistinto da un passato vissuto spesso sul filo del rasoio e nella povertà, ma che non ha intenzione alcuna di esaltare le azioni di quei tempi scuri, cercando nella musica stessa una chiave per esorcizzare quei ricordi facendo emergere tutta la maturità di un uomo che si ritiene tutt’oggi fortunato di essere arrivato ai quarant’anni, un privilegio del quale molti commilitoni del ghetto caduti in battaglia non hanno potuto godere…

“Honor Killed The Samurai” è un disco capace di unire più caratteristiche appartenenti a questo singolare artista. Anzitutto la capacità – proveniente dalla vera esperienza di vita – di descrivere personaggi, ambientazioni e particolari situazioni utilizzando il linguaggio di chi certe cose le ha toccate con mano; quindi un animo che per quanto sia stato in precedenza inquinato è capace di fare ammenda, cercando azioni di rimedio per riequilibrare l’esito delle proprie azioni; infine, un intercalare apatico, freddo, che sembra quasi azionato col pilota automatico, il quale rappresenta allo stesso tempo la qualità che rende KA l’artista unico che effettivamente è, così apprezzato da chi ha approfondito bene la sua conoscenza. La magia è racchiusa proprio all’interno dell’ultima frase riportata in apertura. In questo nuovo progetto non si trova nulla di differente dalla consueta formula proposta in passato, ma crediamo di non errare supponendo che i sostenitori di KA desiderino che lui prosegua nello stesso processo creativo di sempre, un percorso che non stanca davvero mai e che gli ha consentito di crearsi una particolare nicchia all’interno dell’Hip-Hop newyorkese più underground.

I punti di forza sono quelli di sempre: delivery indifferente a qualsiasi emozione, dizione perfettamente scandita, grandissima ricchezza di rime multisillabiche interne ed esterne che esaltano una schematizzazione metrica spesso da manuale, parole scritte con cura, che hanno una posizione ben precisa all’interno dei testi, beat difficilissimi sui quali andare a tempo ma che lui domina con semplicità, composti da un loop ipnotico a scorrimento continuo (al massimo disposto su due tonalità differenti) e stesi su batterie appena palpabili, se non del tutto assenti. E il risultato è ancora una volta affascinante.

“Conflicted” mostra subito la maestria di KA nello scrivere, è un elaborato che coglie la mentalità contrapposta nelle aspettative dei genitori nei suoi confronti, una guida di vita spesso contraddittoria nei suoi messaggi, che espone le dinamiche della vita nel ghetto da punti di vista opposti. “$” è un testo diretto tanto ai criminali avidi quanto ai rapper lussuriosi, cercando di aprire la coscienza collettiva sulla necessità di utilizzare i propri lauti introiti volgendo lo sguardo verso la disperazione della gente dei projects (<<I need money, not for trivial material/just to fix our floors, the whole cause is ethereal/…/with bars of greed, I plead, how many cars you need?/When fathers bleed to fill ribs of kids that hardly read/fuck your little rhymes, and the new finds you purchased/if you ain’t buyin’ no soup for them soup lines and churches>>). “Just” rappresenta ancora alla perfezione una delle caratteristiche di cui parlavamo in precedenza: l’esperienza gli permette di costruire con facilità ambientazioni scure e fumose, abbinandole al desiderio di uscirne definitivamente.

Passato e presente si intrecciano continuamente, ma in “Finer Things/Tamahagene”, opportunamente suddivisa in due parti, l’incontro tra epoche è diretto e pone in contrasto peccato e rimedio, spaccio e intelligenza, senso di claustrofobia e ricerca della pace interiore. Fare dischi per KA è una preziosa terapia utile a sbrogliare emotività interiori che non tutti riescono a domare (<<trying to find a reason I’m still alive breathin’/I wanna heal my inner child, it’s been a while grievin’>>), ottenendo il risultato di sfuggire a una sorte pericolosamente segnata come quella raccontata nella buia “Destined”, capace una volta in più di raccogliere cinismo e sentimento mescolandoli e bilanciandoli adeguatamente.

“Ours” raccoglie numerosi altri passaggi drammatici, tesi al ricordo di un’età d’innocenza rovinata da violenza e morte, sfruttando un loop sequenziato in maniera geniale in seguito sovrastato da ulteriori strati sonori densi di disperazione tra i quali spicca una notevole sezione di archi. Di pezzi come “That Cold And Lonely” è invece sconsigliato l’ascolto durante un ipotetico attraversamento serale di vicoli stretti e minacciosi, data la sua particolare costruzione composta da rumori intimidatori ed echeggianti, un contrabbasso da paura e parti di archi campionati in maniera spettacolare, tra i momenti più alti di un sound che punta tutto sulla riuscita dell’effetto bassa qualità dei sample, attingendo a piene mani dagli anni settanta e da chissà quali pellicole giapponesi per creare ogni piccolo suono del disco.

Alla pari dei suoi predecessori, anche “Honor Killed The Samurai” è inevitabilmente destinato a piacere a un numero ristretto di ascoltatori, un lavoro complesso da digerire e comprendere (soprattutto a livello musicale) ma che sprigiona la solita, straordinaria intensità. D’altro canto, se KA continua a rivelarsi sistematicamente attraente lo si deve soprattutto alle peculiarità di ogni opera da lui firmata, che nel nostro caso hanno trasformato ciascuna sua pubblicazione in qualcosa di irrinunciabile.

KA – Honor Killed The Samurai (No label 2016)

Tracklist

  1. Conflicted
  2. Just
  3. That Cold And Lonely
  4. Mourn At Night
  5. $
  6. Destined
  7. Ours
  8. Illicit Fields
  9. Finer Things/Tamahagene
  10. I Wish (Death Poem)

Beatz

All tracks produced by KA

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