Westside Gunn – Supreme Blientele

Voto: 4 +

I fratelli Alvin Lamar Worthy e Demond Price, nativi di Buffalo, hanno firmato un contratto con la Shady Records di Eminem sedici mesi fa, a inizio marzo del 2017; chi scommetteva su un loro precipitoso tuffo negli ambienti che contano è stato però smentito, dato che i due hanno continuato a infettare il mercato underground con la strategia di sempre: singoli a parte, Conway ha pubblicato tre lavori ufficiali (compreso “G.O.A.T.”) e Westside Gunn si è districato tra il quinto volume di “Hitler Wears Hermes”, un paio di EP, la chicca “Westside Doom” e il qui presente “Supreme Blientele”. Il quale s’intitola anche “Chris Benoit” – riferimento, quello al wrestling, in effetti parecchio presente nelle diciassette tracce – e “GOD Is The Greatest” (lo chiama appunto così il piccolo Westside Pootie nell’introduzione ad “Amherst Station”); informazione di servizio comunque secondaria rispetto al fatto che, fin dal primo assaggio e pur annotando una serie di partecipazioni non inquadrabili a scatola chiusa (da Jadakiss, Busta Rhymes e Anderson .Paak a Pete Rock e 9th Wonder), l’album si imponga senza ombra di dubbio come un progetto squisitamente Griselda.

Lo è a partire da un artwork iconico e Pop che vede il Nostro armato di AK-47 mentre nasconde il volto in una calza Fendi; lo è perché Daringer indossa subito il mantello da prestigiatore e in “GOD$ Don’t Bleed” ci ipnotizza con un sample rotondissimo – Ornella Vanoni che canta in spagnolo “Estúpidos”; lo è per via di un impianto tematico che non arretra di mezzo centimetro e ostenta storie di spaccio (“Dean Malenko”), brutalità varie (“Brutus”), passioni maniacali per i marchi di alta moda, storytelling deliranti (“Stefflon Don”) e un egocentrismo colossale (“WESTSIDE”: <<tryna compare me to the niggas I birthed/they only sell the vinyls, nigga, check out my worth>>). Sull’argomento è bene dirlo con chiarezza: “Supreme Blientele”, WSG e la Griselda nel suo insieme non ammettono vie di mezzo, tocca quindi prendere o lasciare, gustarsi una cronaca iperbolica, dai tratti cinematografici, o rifugiarsi in ascolti più rassicuranti.

Perché, ricordiamolo, il realismo dell’mc è tutto al servizio dell’intrattenimento, dell’enfasi, dell’esagerazione voluta (attenzione: non della finzione); Westside Gunn racconta episodi che non hanno una morale di fondo, non reclamano improbabili redenzioni, non stuzzicano riflessioni sulle condizioni in cui si ritrovano a vivere le minoranze di colore nei quartieri più disagiati degli Stati Uniti e non sprofondano mai nella retorica. “Supreme Blientele” – idem “FLYGOD” – è puro istinto, sfogo, perfino consapevole gratuità. D’altronde vale lo stesso discorso per le numerose citazioni di famosi ex wrestler (Brutus The Barber Beefcake, Dean Malenko, Ric Martel) e gli inserti vocali che hanno per protagonisti Arn Anderson, Mick Foley, Macho Man/Randy Savage e alcuni commentatori sportivi: non hanno un fine diegetico e non offrono potenziali chiavi di lettura sui brani che precedono/succedono, si tratta solo dell’ennesima ossessione di un percorso discografico che al momento non conosce compromessi e se ne fotte – non c’è termine più appropriato – di ammorbidire i propri spigoli.

Quel che invece interpretiamo come il risultato di un iter realizzativo molto metodico è la resa musicale di un disco che mette a segno una lunga serie di colpi e al contempo si aggiudica diversi interventi di pregio. Fatta infatti eccezione per la fiacchezza di “Spanish Jesus” e il minutaggio estenuante di “Wrestlemania 20”, la tensione di “Supreme Blientele” viene ossigenata da un Alchemist in grado di passare dal nostalgico Jazz di “Elizabeth” al magnetismo di “Brossface Brippler”, pezzo che gira sui settanta bpm e ha la folle idea di ospitare il fondatore della Flipmode Squad (lui sveste i panni da velocista e ringrazia con una grande strofa: <<I cut coke like I’m chopping beats, they call me Mr. Walt, bae/master, the chef, I’m cooking coke, they call me Salt Bae>>), riescono altresì l’esperimento Pete Rock, calatosi con la solita grazia nel minimalismo che domina in casa Griselda, e il doppio abbinamento con Jadakiss ed Elzhi, entrambi dotati di una gamma tecnica che sovrasta il protagonista senza tuttavia danneggiarne l’andatura complessiva. Conferme, infine, arrivano tanto da Roc Marciano, in “Ric Martel” al microfono e alle macchine per un beat lo-fi che scricchiola e sbuffa, quanto da Statik Selektah, mentre ci intriga la prova di tale Sadhugold, che sembra una sorta di Madlib per via del timbro grezzo e marcio impresso alle strumentali.

A Westside Gunn, sostenuto ancora da Conway e Benny, non rimane che chiudere il cerchio attingendo da un campionario pressoché infinito di minacce e resoconti criminali, alzando a livelli inauditi la curiosità per il suo battesimo marchiato Shady Records (in pre-produzione; quello del fratello è già in fase di ultimazione). Di certo lo risentiremo presto gridare ehyo! Drrrrrrr drrrrrrr drrrrrrrrrrrrrr!

Tracklist

Westside Gunn – Supreme Blientele (Griselda Records 2018)

  1. Big Homie Arn
  2. GOD$ Don’t Bleed [Feat. Jadakiss and Benny The Butcher]
  3. Dean Malenko
  4. Brutus [Feat. Benny The Butcher and Conway The Machine]
  5. Amherst Station
  6. RVD [Feat. Keisha Plum]
  7. Elizabeth
  8. Mean Gene
  9. Stefflon Don
  10. Sabu
  11. Brossface Brippler [Feat. Benny The Butcher and Busta Rhymes]
  12. Spanish Jesus [Feat. Crimeapple]
  13. The Steiners [Feat. Elzhi]
  14. Ric Martel [Feat. Roc Marciano]
  15. WESTSIDE
  16. Wrestlemania 20 [Feat. Anderson .Paak]
  17. AA Outro

Beatz

  • Daringer: 2, 3, 5, 6
  • Pete Rock: 4, 13
  • The Alchemist: 7, 8, 11
  • Sadhugold: 9, 10
  • Harry Fraud: 12, 17
  • Roc Marciano: 14
  • Statik Selektah: 15
  • 9th Wonder: 16