Marracash – Persona
Un lustro quasi di attesa – per quanto mi riguarda, non particolarmente febbrile – per questo nuovo lavoro solista dell’ex Dogo Gang, “Persona”, un lavoro sbandieratamente impegnato e introspettivo, con il rapper milanese che trascura Marracash per puntare tutto il piatto su di sé, su Fabio. E per farlo butta fuori un disco registrato in soli tre mesi (tempistica insolita in zona mainstream), una sorta di allegro chirurgo del Rap nel quale a ogni traccia viene abbinato un organo del corpo umano, compresa l’area del non tangibile (qui rappresentata da ego e anima).
L’avvio è promettente, con la bipolare “Body parts – I denti”: rime e soprattutto parole che saltellano agilmente da autostima e consapevolezza (<<sembra che più li mando a fanculo e più mi cercano, perché è la mia ribellione che vogliono vendere; giro senza guardie del corpo, i miei amici sono la guardia del corpo, il rispetto è la guardia del corpo, quello che ho scritto è la guardia del corpo>>) a insicurezze e fragilità (<<c’è un abisso tra ciò che sei per gli altri e ciò che sei per te stesso e questo ti provoca un senso di vertigine per la paura di essere scoperto, messo a nudo, smascherato, poiché ogni parola è menzogna, ogni sorriso, smorfia e ogni gesto falsità>>); alternanza ben valorizzata da una produzione nervosa e instabile griffata Marz (coinvolto in due terzi del disco) e Low Kidd.
Ma è con la successiva “Qualcosa in cui credere – Lo scheletro” che Marra raggiunge, probabilmente troppo in anticipo sui tempi, l’apice del suo quinto progetto solista, grazie al bel contrasto generato da una strumentale ariosa e orecchiabile e delle strofe che parlano di buio e deriva (<<ero a due passi dalla rovina, a due spanne dalla follia/…/momenti che era brutta, in cui avrei pregato qualsiasi Dio/da dove vengo tutto è truffa – e se fossi truffa anch’io?>>), difficoltà superate grazie alla musica, rifugio e salvatrice (<<musica, tu allevi e mantieni l’anima intatta/dì la parola che sveglia il Golem, dai un cuore all’uomo di latta/fa del palco la mia Chiesa, dei testi il mio testamento/tieni la mia mano ferma se e quando verrà il momento/e dammi voce in eterno e cose vere da dire/sii il mio punto fermo, qualcosa per cui morire>>).
Per Marracash, “Persona” è una sorta di memoriale, un lavoro tramite il quale consuntivare la propria vita, artistica e non. Sguardo a ritroso che porta in dote due tracce con rimandi al passato, in maniera più marcata e riuscita nel caso di “Quelli che non pensano – Il cervello”, sorta di versione 2.0 del celebre tormentone dedicato ai benpensanti, anno di grazia 1997 (<<c’è chi beve e si droga per non pensare/e a chi viene naturale/non sei informato se non ti leggi il giornale/e se lo leggi sei informato male/…/l’era della musica sembra innocua e serena/la cazzo di gara infinita a chi se la mena/l’ignoranza sventolata come bandiera/il sonno della ragione vota Lega>>), in modalità invece più sfumata e meno apprezzabile nella successiva “Appartengo – Il sangue”, dove il riferimento al famigerato pezzo con interprete Ambra Angiolini (siamo nel ‘94) è fortunatamente limitato a titolo e ritornello.
A chiudere un buon primo tratto di partita contribuiscono le successive due tracce e quindi nell’ordine: “Poco di buono – Il fegato”, con un Marracash lucidamente riflessivo nonostante i tanti se su una strumentale cupa e ruvida ancora di Marz, impreziosita da un sample d’annata, ovvero “Un ragazzo di strada” de I Corvi (<<se invertissimo un po’ i ruoli tra gli schiavi ed i padroni/tra scienziati e religiosi/tra mandanti ed esecutori, tra spavaldi e timorosi/se iniziasse un mondo nuovo, noi che sorvegliamo loro/se hai provato a farmi un torto, ti bastasse chiedermi perdono/…/se non fossimo costretti a fotterci uno con l’altro/se imparassimo ad amarci in una sera soltanto/se restituire il male ci aiutasse a scordarlo/farei una rivoluzione da un palco>>), e “Bravi a cadere – I polmoni”, altro episodio intimo e introspettivo (<<corro sulle funi e salto sopra i tetti/sotto cieli scuri e stelle indifferenti/tutto sotto controllo, tranne i sentimenti/pure mentre dormo digrigno i denti/cerco un equilibrio che mi tiene insieme/tu mi chiedi perché non mi voglio bene/da domani lo faccio, mi fai quella faccia/io sono contro la felicità/contro mia madre, le feste e la puntualità/e puoi viaggiare, però resta dentro di te/non puoi uscire dalla tua pelle>>), su un beat tanto attuale quanto non trascendentale.
E’ il segno di un cambio di marcia. Giunti a questo punto, infatti, “Persona” si fa un tantino pesante e noioso, vuoi per dei testi non sempre coinvolgenti o stuzzicanti, vuoi per dei featuring – legittimi, considerando disco e protagonista – che non incidono un granché, vuoi ancora per delle strumentali che, seppur gradevoli nella media, suonano insipide e più adiacenti ai canoni dell’Hip-Hop che fa (e deve fare) i numeri. E’ un peccato, perché nel caso di “Non sono Marra – La pelle”, ad esempio, l’idea di base è interessante e se vogliamo anche simpatica, giocare sulla somiglianza fisica tra Marracash e Mahmood per parlare di razzismo e luoghi comuni. Pezzi invece come “Supreme – L’ego”, “Crudelia – I nervi”, “Da buttare – Il ca**o”, “G.O.A.T. – Il cuore” (da citare l’intro: <<evitare la sofferenza è una sofferenza, negare un fallimento è di per sé un fallimento, nascondere la vergogna è una forma di vergogna>>) e “Madame – L’anima” si rivelano serenamente bypassabili per via delle brutture che, tra collaborazioni e scelte stilistiche, si portano dietro.
In questo secondo, difficoltoso set, c’è un solo game che si segnala, l’irriverente bullismo di “Sport – I muscoli” (<<in ‘sto gioco poche femmine/pure calcolando molti rapper/…/chi mi voleva bene è sparito/chi m’ha voluto male si è pentito>>), brano frizzante, valorizzato dall’unico contributo sufficientemente a fuoco, quello di Luchè (<<gli hater sono fuori allenamento/hanno da ridire sul mio accento/hanno preso il mio stile in noleggio/fra’, se mi ammazzi è un pareggio/…/ho il Napoli che si allena in giardino/ho il tuo rapper preferito nel mirino/fuori dal coro/ho in tasca dieci palloni d’oro/credevo di stare allo stadio/era la mia cabina armadio>>).
Nel segmento conclusivo, però, si ritorna su buoni, se non buonissimi livelli. Prima con “Tutto questo niente – Gli occhi”, dove su un beat elegantissimo Marra descrive la vacuità imperante (<<tutto rolexato e ingioiellato/per le vecchie strade sembra strano/acque conosciute in cui nuotavo più a mio agio/quando anch’io ero un cucciolo di squalo/le cose care sono solo cose care/raramente diventano care cose/…/cento cose mi tengono in moto/riempio il tempo e non colmo il vuoto>>), ribadendo il tutto con un intro molto filosofeggiante (<<desideriamo quello che vediamo e a volte desideriamo solo di essere visti, pensiamo che quello che ci serva sia fuori da noi, mentre quello di cui abbiamo davvero bisogno è invisibile, butta fuori i tuoi pensieri o finiranno per ucciderti>>) e un outro, al contrario, pragmatico e tangibile (<<perché il successo, fra’, è come se metti una lente d’ingrandimento su un insetto, ti fa sembrare gigante ma allo stesso tempo rivela sempre il vero aspetto e spesso sei orrendo, quelle zampette che mi danno i brividi, un paio di antenne, mandibole con cui divori i tuoi simili>>). Infine con “Greta Thunberg – Lo stomaco”, su un’altra bella prova di Marz più votata al club; qui il rapper esprime la propria opinione su inquinamento e annesso tam tam mediatico, guardando al presente e al futuro (<<quest’estinzione eclatante/andrà un po’ come tutte le altre/i ricchi andranno su Marte/o su una stazione orbitante/i medi andranno in guerra a difendere ciò che hanno/ai poveri forse non cambierebbe più di tanto/…/il dramma è che scompariranno in tanti/ma finiremo per adattarci/nascosti al buio come scarafaggi/in un bunker come ci diceva Greta Thunberg>>).
Insomma, se “Persona” non può che convogliare grandi aspettative, un po’ per il lungo silenzio di Marracash che ne ha preceduto l’uscita, un po’ per la chiacchieratissima virata verso intimismo e pensieri alti, queste – a opinione di chi scrive – vengono appagate solo in parte, con la bilancia in sostanziale equilibrio tra la sorpresa per un disco che è complessivamente valido e la parziale delusione per ciò che sembrava raggiungibile, se solo si fosse deciso di tagliare qualche traccia e qualche partecipazione che finiscono per ricollocare il tutto nell’ambito del facilmente accessibile.
Tracklist
Marracash – Persona (Universal Music Italia 2019)
- Body parts – I denti
- Qualcosa in cui credere – Lo scheletro [Feat. Guè Pequeno]
- Quelli che non pensano – Il cervello [Feat. Coez]
- Appartengo – Il sangue [Feat. Massimo Pericolo]
- Poco di buono – Il fegato
- Bravi a cadere – I polmoni
- Non sono Marra – La pelle [Feat. Mahmood]
- Supreme – L’ego [Feat. Sfera Ebbasta e tha Supreme]
- Sport – I muscoli [Feat. Luchè]
- Da buttare – Il ca**o
- Crudelia – I nervi
- G.O.A.T. – Il cuore
- Madame – L’anima [Feat. Madame]
- Tutto questo niente – Gli occhi
- Greta Thunberg – Lo stomaco [Feat. Cosmo]
Beatz
- Marz e Low Kidd: 1
- Marz: 2, 4, 5, 13, 14, 15
- TY1: 3
- Marz e Zef: 6, 11
- Dardust e TY1: 7
- Marz e Charlie Charles: 8
- Demo Casanova, Low Kidd e Rashaad Wiggins: 9
- Low Kidd: 10
- Big Fish: 12

Gabriele Bacchilega

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