Don Diegoh – Addio, a domani.
Un addio che non è un vero e proprio commiato, quanto piuttosto la definitiva chiusura di un ciclo, personale e artistico, contestuale avvio di una nuova fase che vede al centro di tutto la prima persona singolare, con Don Diegoh cioè a raccontarsi senza filtri in un disco brutalmente intimo, sincero e intenso. Ad accentuare questo drastico cambio di rotta e, al contempo, contrastare una scenografia rigorosamente riservata e introspettiva, troviamo un’intelaiatura musicale caratterizzata da una buonissima, immediata e costante orecchiabilità, frutto – altro punto di rottura col passato – del lavoro di più producer, nella maggior parte dei brani con gheesa dietro alle macchine, più l’ottimo contributo fornito anche dai Fratelli Cosentino, Christian Nife dei Dam81, Dejatex e il sodale Macro Marco comunque presente con la conclusiva “Spine”, oltre che ovviamente in veste di amico fraterno ed editore.
In breve, “Addio, a domani.” (col punto, sì) è questo. Un disco sofferto e doloroso nel quale Diego si mette completamente a nudo, senza pudore alcuno e non tralasciando davvero nulla, compresi i momenti dannatamente bui (<<finché un giorno di dicembre su un balcone/tu sei salito su una lavatrice/hai guardato in basso da quel terzo piano/e hai pensato, se ti butti sei felice>> – “Spine”, che avvia il racconto a ritroso, dalla fine della tracklist), nel descrivere il malessere che l’ha avviluppato nel biennio pandemico, con isolamento e distanza a far germogliare insicurezze (<<le mie convinzioni ora sono polvere/sulla lama del futuro da rincorrere/come i cani coi bastoni dei padroni/come chi è in ritardo in tutte le stazioni>> – “2035”) e paranoie (<<sul confine tra perderti e ritrovarti/hai sentito la tua voce dalle casse/hai temuto che il tuo mondo si fermasse/hai cercato la capacità di amare/ma non hai mai trovato la capacità di amarti/e poi hai lasciato che più niente capitasse/che il niente ti aiutasse/che il niente ti bastasse>> – sempre “Spine”).
Don Diegoh sceglie però di non subire in maniera passiva ostacoli e difficoltà. Al contrario, li affronta – e già parlarne equivale a farlo – e supera con lucidità, puntando sulle cose davvero importanti e che, paradossalmente ma neppure tanto, sono le più semplici da individuare (<<prenditi il tempo che serve/o scappa dalla gente quando vuole conferme/hai ragione tu, pa’/tutta la paura/sparisce se capisci che il veleno e la cura/sono la stessa cosa/andrò a Porta Portese/domenica mattina per comprare un’armatura>> – “Poi la pioggia cade”) e fare proprie (<<tutto quello che hai imparato, adesso disimparalo/tranne se ti hanno insegnato la normalità/il futuro scritto in una lettera sul tavolo/ha rimosso i desideri e lasciato le priorità>> – di nuovo “Spine”). Un riparo fondamentale, autentico supporto, è stata la musica (<<ora le emozioni sono il solo core business/meglio questo suono che le pillole di un blister/non per le conquiste ma per non essere triste>> – “Telecomando”), compagna e passione di una vita (<<stavo in camera col disco dei Royale/a fare finta di studiare/né catene, né collare/mai stato in disco per la voglia di scopare/programmato per rappare/ciò che appare agli altri è marginale>> – “Astronave”). E, considerata la portata di questo nuovo progetto, pare essere diventata ancora più centrale e decisiva nell’itinere del rapper calabrese.
Contrariamente a quanto lo scatto in copertina nonché i primi e superficiali ascolti possano far supporre, “Addio, a domani.” non è un disco d’amore; o meglio: non lo è nella sua più comune e scontata accezione, fermo restando che i primi due singoli, “Sagittario” e “Ladri in casa”, pongano subito al centro il tema relazionale. Nei quasi quaranta minuti di durata, infatti, l’amore è inteso anzitutto come approccio genuino e disincantato alla vita, al dare importanza non all’estetica o al giudizio altrui, ma esclusivamente a ciò che si prova nel proprio intimo, a prescindere dalla portata e/o dall’origine di tale sentimento (<<pensarmi è il tuo più bel regalo, non servono soldi/ti prego, prova tu/a distruggere i tabù/ad avere sempre meno e impegnarti sempre più/a nascondere le accuse per ritornare su>> – “Telecomando”). Questo suo essere semplice e schietto, esplicito, ma al tempo stesso ricercato e profondo, lo rendono un signor disco che, ne siamo certi, consoliderà il talento e la sensibilità artistica di Don Diegoh.
Una delle penne più vivide e delicate del panorama Hip-Hop italiano, che qui in particolare richiede tempo, empatia e – letteralmente – capacità d’ascolto, dato che l’apparente immediatezza della componente melodica è il viatico per un monologo di assoluta e rinfrancante onestà.
Tracklist
Don Diegoh – Addio, a domani. (Macro Beats Records 2022)
- Pietre
- Sagittario
- Ladri in casa
- Cameriere
- Sai [Feat. Christian Nife]
- Astronave
- Telecomando
- 2035
- Inferno privè
- Poi la pioggia cade
- Spine
Beatz
- gheesa: 1, 3, 7, 8, 10
- Fratelli Cosentino: 2, 9
- gheesa e Luigi Lonetti: 4
- Christian Nife e gheesa: 5
- Dejatex e gheesa: 6
- Macro Marco: 11
Gabriele Bacchilega
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