Run The Jewels – Run The Jewels 4

Voto: 4,5

Perdonate l’approccio da contabile incallito, ma nella lettura delle progressioni numeriche è talvolta possibile cogliere lo spunto per il ragionamento che seguirà: tra il seminale “R.A.P. Music” e “Run The Jewels” c’è un intervallo di tredici mesi, ne occorrono altri sedici per “RTJ2”, ventisei per “RTJ3” e infine quarantuno per “Run The Jewels 4”. In sostanza, di uscita in uscita il progetto Run The Jewels si è espanso sotto molteplici punti di vista (dimensioni, equilibri interni, ambizioni, autoconsapevolezza), tramutando la più canonica collaborazione tra mc e produttore in una combinazione dai contorni molto sfaccettati; quel che in origine era estemporaneo, a suo modo urgente, si è via via incarnato in un paradigma che al momento non ha termini di paragone adeguati nella scena Hip-Hop: Jaime Stuart Meline (Brooklyn, NY) e Michael Santiago Render (Atlanta) raccolgono un’eredità pesante, collocandosi nel punto d’intersezione tra la grande tradizione Rap e un’attitudine proiettata con determinazione nel futuro.

In un’industria musicale ridisegnatasi in rapporto alla rapidità di consumo imposta dal digitale, fatico a trovare un’altra realtà che abbini reminiscenze old school così nitide a una composizione tuttavia estrosa e moderna; che vanti un’anima hardcore pur intrufolandosi negli ambienti mainstream; che alterni riflessioni politiche e grasse punchline con la medesima efficacia; che sfugga a qualsivoglia trend e rilasci un’unicità cristallina – tutto ciò, non dimentichiamolo, contemporaneamente! Per riuscire in questo piccolo miracolo sono necessarie spalle larghe, esperienza e talento; qualità di cui El-P e Killer Mike dispongono in dosi corpose, assieme a quella coerenza che li porta a ribadire – per la quarta volta consecutiva – il free download, attivato in lieve anticipo sulla tabella di marcia e accompagnato da una proposta di donazione libera in favore della National Lawyers Guild, giacché <<we just gave you inspiration for free/the money never meant much>> (“The Ground Below”).

Questa la premessa a un disco che si è lasciato trainare da due anticipazioni di oggettiva potenza. L’irruenta “Yankee And The Brave”, coriacea e aggressiva come da tradizione RTJ, segnale di un ritorno ineluttabile (<<back at it like a crack addict, Mr. Black Magic>>) e scandito da raffiche di rullanti che il duo addomestica con rapidi scambi di microfono; poi – e soprattutto – un singolo infallibile e perfino un po’ ruffiano nell’omaggio ai Gang Starr di “DWYCK”. “Ooh LA LA” è un centro pieno, un estratto al tempo stesso fruibile da un pubblico variegato – pescare quella linea dalla strofa di Greg Nice è un’operazione chirurgica sopraffina – e appagante per ogni cultore dell’incastro lirico, con El-P che cesella un flow pazzesco e Mike che lascia a casa il manuale delle buone maniere (<<fuck a king or queen and all of their loyal subjects/I pull my penis out and I piss on their shoes in public>>); il resto è dato da quattro note di pianoforte che s’innervano subito tra le sinapsi, dal tocco inconfondibile di Preemo ai piatti e da un’indovinata clip il cui counter ha raggiunto il milione di views dopo soli cinque giorni.

Superate entrambe, poste saggiamente in apertura, la densità tematica di “RTJ4” emerge in tutta la sua dirompenza. A cominciare dall’ottima “Holy Calamafuck”, che in una seconda metà tesissima, in un crescendo di synth minacciosi e scratch, fodera la spinta autocelebrativa di orgoglio vero, fatti concreti (El-P: <<every other goddamned year I’m brand new/it’s been twenty plus years, you think that’s a clue?>>) e un lucido senso di responsabilità (Killer Mike: <<seen ignorant shit like geekers dancing/and rappers rap about it like it’s so romantic/but I still can’t seem to escape the panic/PTSD, streets did the damage>>); segue a ruota “Goonies Vs. E.T.”, un tuffo nel passato a suon di basso, clap, frustate di breakbeat e campanelli, per l’ennesima stilettata di un Mike più caustico che mai (<<now I understand that woke folk be playin’/ain’t no revolution that’s televised and digitized/you’ve been hypnotized and twitterized by silly guys/cues to the evenin’ news, make sure you ill-advised>>).

Appiccato l’incendio, i Run The Jewels tirano fuori le taniche di benzina. “Walking In The Snow” è il brano che più di tutti ha allacciato un canale diretto con la recente attualità: <<and you so numb, you watch the cops choke out a man like me/until my voice goes from a shriek to whisper – I can’t breathe/and you sit there in the house on couch and watch it on TV/the most you give’s a Twitter rant and call it a tragedy>> sono rime ispirate dall’omicidio di Eric Garner, facilmente adattabili – triste conferma della storia che si ripete – a quello di George Floyd; e se il contenuto (la brutalità della Polizia, le ingiustizie sociali, le nuove schiavitù) non può certo lasciare indifferenti, non meno importante è il risultato in sé di una bomba che nelle ventiquattro barre a testa, nel refrain di Gangsta Boo e nella strumentale schizofrenica esprime una chimica superlativa – l’equivalente di una miscela a base di glicerina, acido nitrico e acido solforico. Altrettanto significativa è l’idea – folle? – di accostare Pharrell e Zack De La Rocha in “Ju$t”, episodio iconoclasta e anti-sistema caratterizzato non a caso da sonorità che stanno ai Neptunes come “Frankenstein Junior” sta al “Frankenstein” di James Whale – ovvero siamo in zona parodia (e il pensiero corre ai Weathermen).

Se fino a qui il protagonista principale è stato Killer Mike, l’ultimo tratto dell’album ridisegna le simmetrie e pende con decisione in favore del suo socio. Il dialogo interiore, le paranoie, i riferimenti al trascorrere del tempo e alla morte (“Never Look Back”: <<pops smoked too when playing piano/pops, I’m you, it’s funny how that go/mom, you too, I never could drink slow/never look back, heard her say that before/sound like the type of advice I’d ignore/funny how time feel off tick tock/you thinking death’s beat, it drop a clock shot>>), il sampling ricercato (“The Ground Below” prende in prestito le chitarre dai britannici Gang Of Four) e la spiccata emotività di “Pulling The Pin” – che convoca addirittura Mavis Staples, voce Blues classe 1939, e Josh Homme, leader dei Queens Of The Stone Age – sono diretta emanazione di una personalità artistica che El-P ha forgiato durante un quarto di secolo vissuto in apnea, vergando pagine memorabili dell’underground di sponda atlantica. Il cerchio si chiude con i bilanci e i propositi di “A Few Words For The Firing Squad”, traccia che non avrebbe affatto sfigurato in coda a “Cancer 4 Cure”: Yankee e The Brave ci salutano con una pacca affettuosa sulla spalla, promettendoci di rimanere al nostro fianco sempre e comunque (<<when you’re surrounded by the fog, treadin’ water in the ice cold dark/when they got you feelin’ like a fox, running from another pack of dogs/put the pistol and the fist up in the air, we are there, swear to God>>).

Risultato: “Run The Jewels 4” è un meccanismo a orologeria pressoché perfetto (per gusto personale, ammetto di non essere entrato in sintonia con “Out Of Sight”), innescato da due quarantacinquenni (con la correità di Little Shalimar, Wilder Zoby e Trackstar The DJ) che maneggiano l’Hip-Hop con inequivocabile destrezza. Come per i precedenti tre volumi, la sensazione è che non smetterò di ascoltarlo se non dopo mesi; e questa mi sembra una conclusione sufficientemente esaustiva, alla luce delle tante parole già spese.

Tracklist

Run The Jewels – Run The Jewels 4 (Jewel Runners 2020)

  1. Yankee And The Brave (Ep. 4)
  2. Ooh LA LA [Feat. Greg Nice]
  3. Out Of Sight [Feat. 2 Chainz]
  4. Holy Calamafuck
  5. Goonies Vs. E.T.
  6. Walking In The Snow
  7. Ju$t [Feat. Pharrell Williams and Zack De La Rocha]
  8. Never Look Back
  9. The Ground Below
  10. Pulling The Pin [Feat. Mavis Staples and Josh Homme]
  11. A Few Words For The Firing Squad (Radiation)/Theme Music

Beatz

  • El-P with the co-production by Little Shalimar and Wilder Zoby: 1, 2, 3, 6, 7, 8, 9, 11a
  • El-P with the co-production by Dave Sitek and BOOTS and the additional production by Little Shalimar and Wilder Zoby: 4
  • El-P with the co-production by Little Shalimar and Wilder Zoby and the additional production by Nick Hook: 5
  • El-P and Josh Homme wit the co-production by Little Shalimar and Wilder Zoby and the additional production by BOOTS: 10
  • El-P with the co-production by Matt Sweeney, Little Shalimar and Wilder Zoby: 11b

Scratch

  • Trackstar The DJ: 1, 3, 4, 8
  • Dj Premier: 2
  • Cutmaster Swiff: 5