Meyhem Lauren & Daringer – Black Vladimir

Voto: 4

Come da (quasi) tradizione, la recensione che inaugura l’anno la spendo per recuperare un titolo che – sebbene tardivamente – reclamava un approfondimento. Un po’ lo anticipavo tra le righe del nostro recap: pubblicato a fine agosto, sono riuscito ad ascoltare “Black Vladimir” con l’attenzione che meritava solo di recente, in tempo per appurarne il valore e collocarlo tra i progetti che non avevano esaurito il loro propellente sulla distanza di una sola stagione. Diamo quindi di nuovo il benvenuto a Meyhem Lauren, che a motore ancora spento conferma un gran fiuto nella costituzione delle proprie joint venture: dopo Buckwild, Dj Muggs e Harry Fraud, è il turno di Daringer; il quale – spero la memoria non m’inganni – firma per la prima volta l’intera produzione di un album realizzato al di fuori dei cancelli Griselda. Basterebbe quest’inciso per stuzzicare una curiosità che, a cose fatte, verrà soddisfatta senza riserve, ponendo sul piatto due prove di pari efficacia, sintoniche nel non sovrastarsi mai l’un l’altra.

E allora, considerati i diversi mesi trascorsi, entriamo nel dettaglio in senso cronologico, a partire dai tre video rilasciati. A metà luglio è “Broken Rubberbands” a darci un assaggio dei sapori – amarognoli al palato, direi… – che il duo ha in serbo per noi: subito un gancio al volto da parte del beatmaker di Buffalo, che qui darà sfogo al suo lato più bellicoso, per un paio di strofe che scaldano a dovere l’atmosfera (<<illegal life my wife, street matrimony, clap a phony/connects play and tango, manchego, macaroni plated up bottles of wine, it’s so organic>>). Due settimane più tardi è il turno di “Red Pesto”: Meyhem cala l’asso, che risponde al nome di Conway The Machine, in un pestone minimale – basso, effetti, batteria – e violento (<<precise projection, pistol pointed at your tooth/shoot the cameras first, then take that shit to trial, we gettin’ loot>>), fissando con largo anticipo uno degli highlight del disco. Infine, quando il 2022 volge al termine, “Trigger Point Therapy” rincara la dose di buone maniere coinvolgendo un altro fashion rebel, Westside Gunn, a ulteriore conferma di una lodevole gestione del comparto featuring: sei le partecipazioni, tutte ben inserite nei cinquanta minuti abbondanti della tracklist.

Una durata importante, considerati gli standard odierni, che tuttavia non fa registrare giri a vuoto. Con l’immancabile Action Bronson in “Black Pinot” argomentando su due comuni passioni (<<shaving trufflеs on the ziti/Carlo Pazolini iced out the Nеfertiti>>), in solitaria negli spigoli acuminati di “Airplane Mode” per delle barre dritte e minacciose (<<colder than an igloo, please don’t make an issue/my thumbs will put the hand between your scalp like it was Wig Glue>>) o tenendo al guinzaglio strumentali tutt’altro che agevoli come in “Nigerian Vegetables” (evviva la sincerità: <<my twenties were so wild, I can’t believe I’m in my thirties now/slow talker and compressors giving surgery to birdies>>), la chimica si conserva intatta, capitalizzando una formula che – nonostante gli ingredienti siano i soliti – appare fresca in primis grazie a una coppia di protagonisti in decisa forma.

Sulle liriche di Meyhem Lauren non è che ci sia poi molto da dire: sappiamo già che la sua non è una penna di particolare eleganza, il tratto è però quello giusto per far bene in una nicchia nella quale lo sfoggio tecnico è un elemento spesso secondario. Punchline, voce piena, personalità; non c’è bisogno d’altro. Meno prevedibile che il contributo di Daringer, lontano da casa propria, comprenda appunto sfumature non per forza assimilabili al sound Griselda, se non altro per la programmazione più canonica di cassa e rullante. Si va dal Folk Rock pitchato di Chad & Jeremy in “Top Grain Leather” (pollice su anche per Flee Lord) al Pop taiwanese di Fang Qing in “Lavish Vision”; ma, non potendo dilungarci sulla provenienza di tutti i sample (si recupera facilmente con una ricerca ad hoc), basti dire che la cartella proposta dal produttore, scura e tosta al punto giusto, esalti lo stile asciutto del rapper, meno incline al presenzialismo di tanti e forse anche per questo motivo in grado di lasciare un segno a ogni passaggio.

Per tutte queste ragioni, “Black Vladimir” – che noi intestiamo al duo a prescindere dalla distonia tra cover (se la versione digitale indica Meyhem Lauren & Daringer, quelle fisiche aggiungono invece un produced by Daringer in piccino sotto al titolo) – è tra le uscite che vogliamo portare nel 2023. Ecco perché ne parliamo oggi: laddove abbiate atteso più del necessario come me, per rimediare basterà un click.

Tracklist

Meyhem Lauren & Daringer – Black Vladimir (Black Truffle Enterprises 2022)

  1. Black Pinot [Feat. Action Bronson]
  2. Broken Rubberbands
  3. Airplane Mode
  4. Conflict Resolution
  5. Red Pesto [Feat. Conway The Machine]
  6. Valedictorians
  7. Chicken Chinese
  8. Nigerian Vegetables
  9. Trigger Point Therapy [Feat. Westside Gunn]
  10. Raspberry Crush [Feat. Hologram]
  11. Lavish Vision
  12. Oversized Luggage [Feat. ElCamino]
  13. Top Grain Leather [Feat. Flee Lord]
  14. G Talk
  15. Ridin Dirty

Beatz

All tracks produced by Daringer