Krin183 – Spirit
A circa quindici anni dall’esordio con i DSA Commando, ecco Krin183 alle prese con un secondo debutto, il proprio da solista alias “Spirit”, un bel disco che riesce a suonare nuovo e differente rispetto a quanto proposto in passato, pur mantenendo intatti coerenza stilistica e approccio. Si tratta di dieci tracce (più un paio di skit) con sonorità che spaziano agilmente da atmosfere tipicamente DSA, grazie al sodale Sunday dietro alle macchine, ad altre più orecchiabili e fresche, opera – oltre che dello stesso Krin – di Manny, Fred Simon e Jack Burton. Eterogeneità sonora decisamente adeguata e consona alle molteplici tematiche trattate dal ligure, un costante ping-pong tra intimo e sociale, passato e presente, con fotta e orgoglio ben miscelate a maturità ed equilibrio.
Si parte subito frizzanti con “Fifty top”, pezzo rompighiaccio ironico e agile, sull’eterna (<<direttamente dai ‘90 antisociali/dov’eri figo se suonavi nei centri sociali>>) e insulsa contrapposizione tra fazioni, prima mainstream vs underground, ora old vs new (<<suona solo old school/suona troppo old school>>). Attenzione e rime rivolte al contesto attuale anche in “10 grammi”, con Krin che sfoggia la propria storia con fierezza e giustificata arroganza (<<sono il capo spedizione alla stazione back jump/il tuo nome è alla stazione sotto a quello dei trans/…/io sempre fresco come King Masito, Krin, capito?/Stavo sopra al beat vent’anni fa, quando ti han concepito/…/la musica che spingi dura il tempo di Planck/io con ‘ste rime tocco il clito, t’ho colpito/’sto testo non l’ho scritto, l’ho scolpito/…/la differenza di spessore è cruciale/non guardare avanti, guarda in verticale, inizia ad arrampicare/…/fammi la cortesia, già che sei in volo non tornare più/ci si rivede a mai più>>).
In “Essenza”, sguardo e considerazioni sono rivolte sempre alla scena contemporanea, ma più in profondità, alla quasi generalizzata mancanza di sincera e autentica motivazione alla base del fare musica (<<ora che tutti pensano a fare successo dimenticando l’essenza/litigando riflettori già dalla partenza/bruciare in fretta il motto, la convenienza/per dare spazio a nuove stelle tra l’indifferenza/…/il tempo passerà pure se ha quadranti d’oro e diamanti/tutti fuori per i contanti/…/ricorda che i quartieri popolari brutti/sono i frutti del sistema che ora vi stipendia tutti/…/il nuovo cantautore è brutto e dannato/premiato dal pubblico mediocre più sgrammaticato/quello che sognava la maglia da serie A/adesso scrive rime su fighe e notorietà>>); superficialità alla quale il rapper contrappone un tanto semplice quanto indiscutibile <<nessun king, nessun numero uno/la stella brilla solo se intorno è buio>>.
Ma non c’è solo la musica nella vita del Nostro, che infatti concede spazio a esperienze di vita personale come gli anni passati a Londra, raccontati su un tappetone in odore di Drum ‘n’ Bass opera di Fred Simon e graffiato dagli scratch di Dj Argento in “LDN” (<<ogni attimo è energia senza confini/quando sul bus la scruti dai finestrini/destini che si incrociano, legami persi/amori che si fottono fondono gli universi/…/links tra file, giga e tera/senza connessione siamo persi, età della pietra, new era/c’è chi crepa al freddo con le peggio droghe/chi è fuori dal tempo con al polso un rolex/persone sole fiutano il successo, cento pound al pezzo/…/Reggae e Punk dagli ‘80, scuri/figli nati da rapporti non sicuri, verso scenari futuri/qui dove niente è calma, a parte il tè pomeridiano/qui dove viviamo>>).
In questo suo primo lavoro in solitaria, Krin si mette anche parecchio a nudo, concedendo ampio spazio a intimismo e introspezione, raccontando tanto paranoie e tensioni (<<l’incubo finisce quasi sempre mentre guardo l’alba/quando il letto è come lame, mi taglia/…/e non fisso lo specchio, so che sono cambiato/dentro rivoluzionato come se fossi rinato/…/il futuro negli occhi di ciò che vedrà vita/molto più di un conto a sei zeri la mia via di uscita/…/non sono il primo che viaggia tra le persone/ora che sono tra un milione di persone sole/la metro detta il tempo, fra poco scendo/mentre vorrei solo fermare il tempo>> – la titletrack), quanto vere e proprie “Crisi di panico” (<<senza fiato sto tre metri sottoterra/sotto la pressione degli sguardi, tra gente di merda/…/contro le paure che da sempre mi tirano giù/urlo disperato per la city, aiutami tu!/Datemi ossigeno, aria fresca/chiamate l’esorcista a messa/curarmi è diventata una scommessa>>).
A questi down il ligure reagisce con lucidità e raziocinio, armato solo di curriculum e coerenza (<<ho sempre fatto il mio con la testa sulle spalle/confuso per un satanista a pelle, solo un’anima ribelle/senza lama in tasca e col profilo schivo/verso rosso antico giù all’aperitivo/teppista in mezzo a uomini tutto d’un pezzo/non sono merce, non ho un prezzo/…/sono contro l’eroina perché è una bugia, pazzia/come credere al prete, all’eucaristia/carestia contro abbondanza/meglio poco e vero che nuotare nel mare dell’ignoranza>> – “Rambo 1”).
Nella penultima traccia, “Mai nato”, vi è poi un particolare confronto tra un padre (MacMyc) e un aspirante tale (lo stesso Krin), con i due soci che si rivolgono al proprio erede non tanto per dare consigli o raccomandazioni, quanto piuttosto per raccontarsi ed esprimere con sincerità paure e incertezze (<<ora che muovi i primi passi non pensare ai guai/le mani sopra le vetrine dei giocattolai/vorrei finisse mai, ma finisce troppo presto/per regalarti l’allegria senza il resto/…/ora ti sto raccontando dove sto navigando/vorrei insegnarti tanto, ma ancora sto imparando/vorrei per ogni tua domanda una risposta pronta/ma sta lontano dalle favole e da chi le racconta>> – MacMyc; e <<mai nato, ma vivido nei pensieri/quanta vita chiedi?/Io che a malapena a volte resto in piedi/eredità senza eredi/…/tu che sapresti dare risposte/dare due occhi ai ciclopi/sfuggire alla natura, alle sue leggi imposte/…/vorrei darti forma e mente qui nel mio presente/cambiando i giorni che ho davanti per sempre>> – Krin).
Come atto finale, la stilosa e amarognola “Big crunch”, con la quale il protagonista pare accomiatarsi o quantomeno voltare pagina e pure senza troppi rimpianti né recriminazioni (<<come ogni finale senza lieto fine, spenti come l’attenzione/plotone sull’attenti, stop alla trasmissione/inversione a u, l’incidente/un’auto che si ferma in mezzo al niente sotto a stelle con le luci spente/…/non sono acqua, quindi non mi adatto ai recipienti/se questa roba non ti spacca sei tra i non udenti/…/quando perdi la metro o il treno della vita/quando ti guardi indietro e sembra sia finita/in realtà c’è un nuovo inizio, basta guardare fisso/in fondo alla fine del precipizio>>).
Vent’anni di carriera alle spalle non sono affatto pochi, anche se condivisi; e se da un lato portano certamente esperienza e credibilità, dall’altro possono prosciugare stimoli e idee. Non è assolutamente il caso di Krin183, che con questo primo viaggio senza compagni, un disco spirituale ma al contempo solido e tangibile, conferma non solo il talento già noto ma, soprattutto, la voglia e la capacità di lanciarsi in nuove sfide, anche personali.
Tracklist
Krin183 – Spirit (No label 2019)
- Fifty top
- Spirit
- Essenza
- LDN
- Skitfo
- 10 grammi
- Rambo 1
- 1960
- 2 night [Feat. HellPacso]
- Crisi di panico
- Mai nato [Feat. MacMyc]
- Big crunch
Beatz
- Manny: 1, 12
- Krin183: 2, 5, 8, 9, 11
- Sunday: 3, 7, 10
- Fred Simon: 4
- Jack Burton: 6
Scratch
Tutti gli scratch di Dj Argento

Gabriele Bacchilega

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