Kintsugi – Master of Kintsugi

“Master of Kintsugi” è stato pubblicato a fine duemilaquattordici. Qual è dunque il senso di proporne una recensione a diversi anni di distanza? Mettiamola così: ho scelto il disco del duo di produttori tarantino/bolognese con l’intenzione di costruire, prendendolo come spunto, una sorta di memo. Dopo un’annata avara – oggettivamente? – di bombe epocali e profondamente caratterizzata da un clamoroso misunderstanding sul concetto di qualità (ragazzi, vi prego: se uno non ha flow e/o non sa incastrare rime e/o va fuori tempo e parla del nulla, è un pagliaccio, non un rapper e men che meno un rivoluzionario), sentivo il bisogno, avendo riascoltato per l’ennesima volta l’album in esame, di indirizzare i riflettori verso un progetto che non ha ricevuto, a mio avviso, neppure un decimo dell’attenzione che merita e che meritava già a suo tempo.

Dopo un così lungo intervallo, “Master of Kintsugi” è infatti ancora un mezzo capolavoro perché sostanzialmente privo di pecche. Musicalmente, siamo tanti livelli sopra al 99% di ciò che abitualmente l’Hip-Hop (italiano e non…) ci offre e l’impatto sonoro è devastante: ogni brano suona diverso rispetto agli altri, ha un proprio colore e una propria dinamica; i sample sono tagliati e manipolati in maniera eccellente; e, sopra ogni altra cosa, è sorprendente quanto i due beatmaker siano in grado di proporre un timbro peculiare fin dal loro debutto – da qui in avanti diventerà infatti impossibile non riconoscere al volo una loro composizione.

Per dire, sfido chiunque a non lasciarsi rapire già dai primi trenta secondi di “W.E. <3 N.Y.”. E pensateci: di quanti album riuscite a dire di apprezzare ogni strumentale? Ecco, in questo caso è molto probabile. E quanti album, soprattutto recenti, offrono anche solo un minimo di varietà sonora? E di quanti colleghi dei signori Kintsugi, ancora, riuscite a individuare a occhi chiusi il tocco? E quanti beat vi fanno venire i brividi tutte le volte che li ascoltate? Bene, con loro avviene.

Capitolo rapper. Diamo una lettura alla tracklist: Claver Gold, Murubutu, Brain, Fulo e Delli dei Kmaiuscola (sempre siano lodati!), Makkia e una parte del collettivo On The Move nella persona di Sphera, Zoro e Dies (se non li conoscete, rimediate subito). In due parole, c’era da aspettarsi il Rap e il Rap è stato. Anche in questo caso, non c’è un episodio brutto, una strofa sbagliata, una rima fiacca. La rabbia di Claver, le storie di Delli, Makkia, Brain e Murubutu, la tecnica e lo stile di Sphera e Fulo, il divertissement di Zoro – che scrive una canzone sulla katana – e, infine, la malinconia di Dies; tutti elementi che, insieme, contribuiscono enormemente al risultato finale delle dieci tracce proposte. Esagererò io, ma per ritrovare un mix così ben amalgamato nel disco di un produttore (qui due) devo tornare con la mente indietro di decenni.

In definitiva, “Master of Kintsugi” serve (oggi) a ricordarci quel che può essere l’Hip-Hop in Italia, considerando i testi, il sound e il modo in cui stanno assieme. Serve a farci ricordare che, se non ci accontentiamo, possiamo ancora trovare delle vere e proprie gemme. Serve, inoltre, a ricordare – questa volta agli artisti stessi – com’è strutturato un disco realizzato come si deve e che, a distanza di quasi un lustro, riesce a rimanere fresco, vivo. Non so se stiamo parlando di un piccolo classico, si tratta di categorie fin troppo opinabili e nelle quali non intendo entrare, ma “Master of Kintsugi” merita sicuramente di essere eletto quale possibile metro di paragone – insieme ad altri – per chiunque in futuro voglia misurarsi con esperimenti simili.

Tracklist

Kintsugi – Master of Kintsugi (No label 2014)

  1. Intro
  2. Crepa [Feat. Claver Gold]
  3. W.E. <3. N.Y. [Feat. Delli]
  4. Oro [Feat. Sphera]
  5. Kintsugi [Feat. Fulo]
  6. Mo better Blues [Feat. Makkia]
  7. Katana [Feat. Zoro]
  8. Punti di sospensione [Feat. Brain e Murubutu]
  9. D.Istanti [Feat. Dies]
  10. Outro

Beatz

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