Mezzosangue – Tree – Roots & crown

Tre anni pieni di ritardi e ripensamenti dividono “Tree – Roots & crown” da “Soul of a supertramp”. Senza mettere in mezzo numerologia, simbologia, mitologia norrena e via dicendo – tutti discorsi fatti e strafatti ma che, diciamocelo, lasciano davvero il tempo che trovano – la questione è una sola: è valsa la pena aspettare un intervallo così lungo?

Devo ammetterlo, questo disco mi ha messo in difficoltà come mai nessun altro prima d’ora. La figura di Mezzosangue è tra le più ambigue della scena italiana e dare un giudizio netto sul suo operato è quasi impossibile: è solo fumo o, sotto sotto, tolto il passamontagna, qualcosa di concreto c’è? Per quel che mi riguarda, le due possibili risposte sono entrambe sostenute da valide argomentazioni e “Tree” non aiuta affatto a prendere una posizione in merito piuttosto che l’altra. Perché ascolti, ascolti, ascolti…e alla fine sei punto e a capo. Sia chiaro, tecnicamente Mezzosangue non si può discutere – rime, flow, delivery: è tutto di altissimo livello; credo, però, sia venuto il tempo di soppesare chi si pone (o viene considerato) quale potenziale salvatore della patria come tale e, personalmente, a seconda dei momenti sull’argomento oscillo tra l’euforia e dei giganteschi mah.

Il primo disco, “Roots”, si apre con “Io sono Mezzosangue”, il perfetto manifesto del progetto, per proseguire con “La mia famiglia”, un bellissimo tributo ai suoi fedelissimi (termine che non uso a caso) fan, e “System error”, forse il brano che meglio sintetizza la figura del rapper romano con la sua critica sociale e gli attacchi alla scena (<<vedo rari temi, tu vedi temerari/tu vedi tali geni, io vedo genitali>>). Solo che poi seguono l’ecologismo un po’ banale di “Ologramma” e le nuove critiche alla scena travestite da autocelebrazione (o viceversa?) di “Umanista” e “Backdoor”, le quali hanno il difetto di non reggere il confronto col blocco precedente. Quindi, ancora, il forte e sentito tributo alla figura materna di “Mi accompagni” è seguito dal fiacco complottismo di “God bless ignorance”.

Lo stesso discorso calza sul secondo segmento, “Crown”, che si avvia con la traccia eponima – uno dei brani più belli che abbia mai sentito sulla necessità di scrivere! – e si arena subito nell’ennesimo attacco alla scena di “Fuck them fuck Rap” (direi il migliore tra i presenti, sebbene, appunto, l’ennesimo). La bellissima e malinconica atmosfera della titletrack e di “Winter” dà un’ultima spinta prima del tratto conclusivo e ci conduce a “Ned Kelly”, l’episodio più debole dei diciotto della tracklist (scelto incautamente come primo singolo); ci riprendiamo, tuttavia, con la riuscitissima “Wonderland” e il bel dialogo con se stesso di “Io e te”. Si chiude, infine, con “Upside down” – collaborazione troppo poco fluida con Rancore – e l’abusato parallelismo vita/lotta di “Destro, sinistro, montante”.

Ora, chiedendo venia per il track-by-track, il problema principale di “Tree” sta anzitutto nel numero di tracce proposte: sfoltire la scaletta avrebbe permesso all’insieme di essere meno faticoso da ascoltare. Per di più, l’abbondanza di liriche autocelebrative e critiche verso la scena restituisce dopo qualche ascolto più un senso di spocchia e ridondanza che altro. Mezzosangue, almeno nel suo terzo lavoro solista, risulta infatti infinitamente più interessante quando parla di sé (ad esempio nel riferirsi alla madre) che non quando allarga lo sguardo sulla società e sulla realtà musicale – nel primo caso perché, diciamoci la verità, non racconta molto di nuovo, nel secondo perché, parafrasando Brain, qualche volta la sua autocelebrazione sa più di autoerotismo.

Una recensione a parte la meriterebbe invece il comparto musicale: sotto quest’aspetto, “Tree” è un vero gioiello e, col semestre in buona parte completo, ad oggi va annoverato senza dubbio tra le migliori uscite dell’anno. Ne consiglierei l’ascolto già solo per questo motivo, per godere del suo sound e delle due anime che lo compongono, quella più tradizionale della prima parte e quella dal respiro più orchestrale della seconda.

Tirando le somme, abbiamo di fronte un’operazione che vale molto nei suoi aspetti tecnici e musicali, ma paga negativamente il reiterarsi di temi e concetti affrontati con una certa insistenza. Mezzosangue dovrebbe forse ricalibrarsi come artista e individuare ispirazioni che ne dimostrino l’estraneità a determinati meccanismi: il potenziale, come dimostrano i momenti migliori di “Tree”, c’è tutto.

Tracklist

Mezzosangue – Tree – Roots & crown (The Wolf 2018)

Roots

  1. Io sono Mezzosangue
  2. La mia famiglia
  3. System error
  4. Ologramma
  5. Umanista
  6. Backdoor
  7. Mi accompagni
  8. God bless ignorance
  9. Verità pt. II

Crown

  1. Crown
  2. Fuck them fuck Rap
  3. Tree
  4. Winter
  5. Ned Kelly
  6. Wonderland
  7. Io e te
  8. Upside down [Feat. Rancore]
  9. Destro, sinistro, montante

Beatz

Roots

  • Addivvi: 1, 9
  • Denny The Cool: 2
  • Carlo Margarita: 3, 7
  • MezzoSangue e Kole Laca: 4
  • International Bomberz: 5
  • Lazza: 6
  • Kole Laca: 8

 

Crown

  • Mezzosangue: 1, 4, 8, 9
  • Mamakass e Manuele Fusaroli: 2
  • Carlo Margarita e Manuele Fusaroli: 3
  • Manuele Fusaroli: 5, 6, 7
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