Intervista a Brain (21/03/2016)

Riceviamo un comunicato stampa che ha il tono di un monologo recitato a voce alta, di pancia. Ascoltiamo “Leocadia” e l’impressione che sia successo qualcosa si fa perfino più nitida, perché siamo lontani dai Fuoco Negli Occhi tanto quanto da “BrainStorm”. Per vederci chiaro andiamo allora dritti alla fonte: nello studio di PsychoBrain, per una mezz’ora di chiacchiere, non senza qualche provocazione.

Blema: ok, sto registrando.
Brain: bella Bra, Dio bono!

Bl: prima di parlare del tuo nuovo album iniziamo dalla domanda retorica. Sei di Bologna, un’eredità pesante…
Br: è una domanda che mi fanno a ogni disco ed ogni intervista! Oramai Bologna quell’eredità lì l’ha presa in carico e la sta portando avanti. Diciamocelo, da qui non viene mai fuori un artista completamente dissociato da quell’epoca e da quell’eredità. Ognuno di noi cerca di farsi il suo percorso ed essere originale, nel resto delle città in genere vengono fuori le copie delle copie delle copie, qua il discorso dell’originalità è un fatto che ci mettono nel DNA quando cominciamo a rappare, quindi anche tutti i giovani che conosco hanno un loro stile nel fare Rap.

Bl: però Bologna una volta era più una mecca dell’Hip-Hop rispetto a quanto non lo sia oggi. Senza andare troppo indietro nel tempo, c’è stato un periodo, goduto da chi adesso ha una trentina d’anni, di piena attività, come ad esempio i concerti al Link…
Br: è che in Italia ce n’erano di meno e a Bologna se ne facevano di più. In questo periodo secondo me ce ne sono molti di più rispetto a prima, il discorso è che, come dici tu, c’è stato un tempo in cui gli eventi maggiori erano convogliati qua. Poi ci sono state una serie di cose che non sono influenti come gli eventi di quel periodo, però io qui ci vivo e ogni sabato una situazione c’è, prima era una volta al mese circa.

Bl: ma quindi ci sono ancora delle realtà storiche a supporto dell’Hip-Hop, come ad esempio i mitici centri sociali di Bologna?
Br: si sono indebolite rispetto ad anni fa. Qualcosa è cambiato, anche per via degli ultimi sindaci che abbiamo avuto, da quando hanno iniziato a chiudere i centri sociali inevitabilmente qualcosa è calato però ci sono realtà attive come il Crash, come il TPO, come Xm, che rappresentano. Noi a Xm abbiamo fatto delle cose molto belle fino a un anno fa, oggi la situazione si è affievolita.

Bl: partendo da “Graffi sul vetro” a “Leocadia” trascorrono dieci anni.
Br: merda, sì!
Bl: che bilancio fai della tua carriera?
Br: wow, che bella domanda… Ci sono stati dei momenti meravigliosi, incredibili, lo racconto in tutti i dischi ma il momento dell’Hip-Hop Kemp è stato uno dei più belli che ho vissuto. Ho cantato davanti a un sacco di gente che non capiva cosa stessi dicendo ma era infuocata. C’è stato il periodo di me e Madness, delle crew riunite, Kmaiuscola, Claver Gold, Fuoco Negli Occhi tutti insieme sullo stesso palco, Xm24, c’è stato il mio disco, c’è stata DeeJay TV che è un’esperienza che a me è piaciuta, ci sono state un sacco di cose che mi porterò per sempre dietro. Sono stati tutti percorsi della mia vita. Ora ho un lavoro un po’ peso e non posso dedicare tutto quel che vorrei all’Hip-Hop, ma resta una cosa bellissima perché scrivi il diario della tua vita e quando riascolti i dischi ti ricordi quasi gli odori di quei momenti.

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Bl: ci ha molto colpito il comunicato stampa di “Leocadia”, che in fin dei conti comunicato stampa non è. Sembra una lettera agli amici, è molto personale…
Br: come dici tu, il comunicato stampa non è un comunicato stampa. E’ una mia riflessione, ho deciso di presentare l’album per quello che è, perché un titolo come “Leocadia” poteva essere molto ambiguo. Può sembrare un disco dedicato alla mia donna, una dichiarazione d’amore infinita, andava inquadrato, andava spiegato che in realtà è un disco riferito a un periodo, non necessariamente a Leocadia. Credo che poi questa cosa si percepisca perché alla fine di tutto di pezzi riferiti alla nostra relazione ce ne sono due o tre su dodici. L’ho voluto chiamare così per una serie di motivi, sai, i periodi nascono e muoiono sempre, mi piaceva l’idea che una volta uscito questo disco fosse finito tutto quel periodo.

Bl: il video/singolo è stato “Vuoto”, che però è il pezzo meno personale dell’album. Come mai?
Br: perché quel pezzo è bellissimo, a me piace molto. Volevo uscire con qualcosa che non fosse né troppo tecnico né troppo personale, ho scelto la mezza via, un brano che parla di karma anche se effettivamente è quello meno intimo che c’è, perché racconta una storia completamente inventata.

Bl: c’è un featuring con il tuo ex concittadino Inoki in “Pescatore di sogni”. E’ stata una scelta di interesse commerciale o la collaborazione nasce da un vero rapporto?
Br: mamma mia! Se avessi fatto questa collaborazione quando lui era in major, la convenienza poteva essere intuibile, farlo ora ha tutt’altro significato. Conosco Inoki dai tempi di “Demolizione”, il suo primo mixtape, quand’ero ragazzino ero un suo fan, prendevo il bus che prendeva anche lui per andare a lavoro e lo beccavo la mattina. A livello musicale non ci siamo mai incrociati, anzi, un paio di volte abbiamo anche scazzato e per alcuni anni il rapporto s’è un po’ raffreddato. Poi negli ultimi due/tre anni ci siamo beccati ai live, ci siamo polleggiati, ci siamo presi bene e con calma abbiamo fatto un pezzo per un disco che deve ancora uscire di Fastcut. Poi abbiamo deciso di farne uno anche per il mio disco, stiamo girando assieme e vogliamo farne anche altri, ci piglia bene, veniamo da un vissuto molto simile e in qualche modo, anche se abbiamo vite completamente diverse, quando siamo assieme ci pigliamo bene. Lui è stato a Bologna tipo quindici anni e parliamo lo stesso linguaggio.

Bl: fra i produttori vedo Godblesscomputers, che non c’entra niente con tutti gli altri. Più Elettronica, è stato un esperimento, sarà qualcosa verso cui ti orienterai in futuro?
Br: quello credo sia il mio pezzo preferito del disco, per me è bellissimo. Mi piacerebbe collaborare con lui ma giustamente è gonfio di lavoro. Devono esserci giuste convergenze affinché in futuro possa nascere qualcosa. Nel disco, è vero, non ci sono beat come quello lì, ce n’era un altro che però alla fine ho tolto.

Bl: sei cambiato molto anche tecnicamente. A cosa è dovuto questo cambiamento? E’ stato voluto, ascolti cose diverse che ti hanno influenzato?
Br: sicuramente conta quello che ascolto, ma credo si tratti più di un modo per far rilevare meglio quello che voglio dire. Prima ero molto concentrato sul flow e sulla tecnica, che è bello ma sembra un esercizio continuo. Già in “BrainStorm II” avevo iniziato a sperimentare qualcosa di più semplice, qui ho cercato di dare più senso alle intonazioni, alla voce, a quello che volevo dire. Per carità, anche qui ci sono i cosiddetti pezzi tecnici. Sono d’accordo sul fatto che qualcosa è cambiato, a me piace di più cantare così. Gli aficionados non me ne vogliano, è andata così.

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Bl: dimmi qualcosa della Glory Hole. Recensendovi non abbiamo potuto fare a meno di notare che vi fate tutti i featuring fra voi.
Br: prima di tutto è una realtà presente da molto prima che fosse ufficializzata. Gaz e Claver li conosco da anni, ho sempre lavorato con AudioPlate perché ha sede a Bologna e mi sono trovato benissimo, però quando ho ricevuto la proposta da lui con un roster così fitto di mc’s… Gaz è una persona molto pragmatica, risoluta e che punta al risultato. A livello italiano questa è una delle realtà più serie, come scelta di mc’s c’è buon gusto secondo il mio modo di vedere: la Glory Hole per me è un’etichetta che farà tanta strada.

Bl: quanto conta per te il rapporto personale nel fare Rap? Hai avuto progetti con Brenno Itani, con Madness… Oggi i featuring e le collaborazioni in generale nascono a distanza e non necessariamente ci si conosce di persona o si condivide qualcosa dal vivo, che ne so, una birra la sera. Quanto conta per te questo?
Br: ci sono state collaborazioni che ho fatto a distanza. La collaborazione nell’Hip-Hop è una cosa importantissima perché c’è scambio, c’è il misurarsi, una serie di fattori che alimentano le skill, il flow, ti aiutano, la collaborazione aiuta entrambi sempre. Avendo l’opportunità di essere sempre stato nell’ambiente, la maggior parte degli mc’s li conosco di persona ed è con questi che preferisco continuare a collaborare. Se ci faccio dischi assieme sicuramente abbiamo condiviso qualcosa, con Brenno ad esempio ho condiviso dei mesi molto pesi della mia vita e infatti gli voglio benissimo, è un grande, quel disco lì me lo ricorderò per sempre.

Bl: stando al confine fra il personale e il non, sei un mc che lavora, quindi una rarità…
Br: noo! (ride) Non è vero, dai!
Bl: scherzi a parte, cosa ne pensi della professione del rapper?
Br: guarda, mi angoscia un po’ parlarne. Partiamo dal presupposto che nella vita ognuno può fare quel che gli pare, la cosa che mi rimprovero è di non aver mai dedicato alla musica il tempo che avrei voluto. Secondo me, quasi tutti si sono presi un anno sabbatico e io non l’ho mai fatto. Io uscito da scuola sono andato a lavorare dopo tre mesi di università andati a male e da lì ho lavorato fino ad oggi, mentre facevo musica. Ce n’è di gente che lavora e fa musica, è ovvio che chi non lavora e fa musica ha anche più tempo per fare un sacco di altre attività, pubbliche relazioni, allenarsi, ecc. Io quando arrivo a casa aspetto che mia moglie si addormenti e inizio a scrivere.

Bl: deduco che tu abbia anche una figlia da “31 luglio”. Che cosa ne pensi dei vari progetti legati all’Hip-Hop che sono nati per i bambini? Mi riferisco al Family Picnic di Esa e Mastino come ai laboratori che fanno nelle scuole, i corsi di danza Hip-Hop… Tu cosa ne pensi, indirizzi tua figlia verso qualcosa?
Br: bellissimo il Family Picnic! Comunque no. E’ una di quelle cose che succede e non serve indirizzare e spiegare. O meglio, bisognerebbe farlo spiegare a qualcuno che l’ha vissuto davvero. Kiodo dei Fuoco Negli Occhi so che fa una serie di laboratori e io di lui mi fiderei ciecamente per una spiegazione su cos’è l’Hip-Hop. I laboratori di danza sono un’altra cosa. Riguardo “31 luglio”, apprezzo tantissimo i pezzi sulla famiglia. Ci sono una serie di argomenti che nei testi vengono toccati sempre e in maniera banale, ogni tanto capitano questi che invece si sente vengono da dentro e per me sono quelli da portarsi dietro. Ho scritto quel pezzo in un momento in cui non stavo molto bene e quando poi l’ho risentito mi ha colpito parecchio, ogni tanto lo ascolto non una ma tipo otto volte mentre sono in macchina e mi piglio bene, mi emoziono. L’altro giorno ero da Inoki, parlavamo di Rap e lui mi fa vedi, servono i pezzi che danno emozioni e sembra una cosa del cazzo, buttata lì, però pensa a quante parole vengono buttate lì e non significano assolutamente un cazzo. Quando esce un pezzo fatto bene sulla famiglia, è solo buona cosa.

Bl: dato lo stile più personale che hai dato a “Leocadia”, cosa dobbiamo aspettarci dal futuro, il Rap per te sarà uno strumento per raccontarti a te stesso e agli altri, uno sfogo, un esercizio stilistico?
Br: non ne ho la più pallida idea. Questo non è un diario, è un disco e ogni disco rappresenta un capitolo della mia vita: sono come diari ma c’è un po’ di tutto. Non so cosa farò. Ho appena finito questo e non ho più la foga di un tempo di far uscire un disco ogni sei mesi come un pazzo, duecento video…ora sono più easy, meno cose ma più centrate. Mi piacerebbe fare delle cose con Fabiano, vediamo cosa succede, stiamo iniziando a scambiarci dei beat e vediamo.

Foto 1: Gaetano Massa/Luca (Bert) Bertacin.
Foto 2: FPMotm.

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