Nitro – Suicidol

NitroSuicidol500Personalmente, ho sempre ritenuto che Nitro avesse un grande talento e, soprattutto, una certa predisposizione naturale verso la musica, fattore da considerare a scanso delle sue reali capacità: semplicemente, fin da principio mi è sembrato poco forzato e artificioso in ogni suo lavoro, nonostante ai più possa spesso sembrare il contrario. Sono passati circa due anni dall’uscita di “Danger”, il suo primo album ufficiale da quando è un artista targato Machete, e oggi ci ritroviamo tra le mani “Suicidol”, progetto da soppesare con una certa attenzione. Una delle maggiori capacità dell’mc vicentino è quella di creare un immaginario tremendamente realistico, disegnando figure spesso proiettate nell’eterna faida uomo/donna o, ancora più spesso, rapper/hater; al fine di comprendere “Suicidol”, occorre studiare e apprezzare anzitutto la traccia d’apertura, chiarissimo tributo al “Dark Side Of The Moon” dei Pink Floyd ed esempio puntuale del meccanismo ora citato: qui, in verità, è racchiuso un po’ tutto il disco, che snocciola forme di malessere a tempo con le varie strumentali regalando perle di veleno quasi a chiunque.

La scrittura, in seconda analisi, all’interno della traccia sembra prenda corpo e si faccia vessillo delle turbe stesse di Nitro, in questo senso più che un brano d’apertura, “The dark side of the mood” potrebbe sembrare un episodio di chiusura, una sorta di saluto, in questo caso un benvenuto alle successive tredici tracce, le quali è come se prendessero piccole porzioni dell’introduzione e le ordinassero meglio, laddove l’ordine non va inteso in senso schematico ma quale sviluppo più ragionato, dato che a livello lirico è il caos a farla da padrone. Allo stesso modo, la titletrack racchiude il messaggio principale dell’artista: l’esorcismo della morte all’interno della musica. In relazione a ciò, Nitro analizza l’ipocrisia con la quale vengono giudicati gli artisti al giorno d’oggi, concetto richiamato anche dall’artwork che vede l’mc abbandonato e impazzito tra le sue rime e ogni dedica che gli è stata mossa. La morte assurge a figura quasi di salvezza, che rovescia i canoni del giudizio popolare e induce all’idolatria più spudorata e ipocrita (<<Il lavoro non nobilita uno schiavo/ma glorifica chi ha un buco nel cranio>>). “Suicidol”, così come “Danger”, è imbevuto interamente nella cultura popolare, per forza di cose con una tendenza a raccogliere a piene mani specie dall’Hip-Hop: Nitro richiama, come detto, i Pink Floyd, successivamente riprende la splendida “Nosetalgia” di Pusha T e Kendrick Lamar (<<You wanna see a dead body?>>), così come la stessa “Pleasantville” non può non riportare alla mente la “Amityville” di Eminem (che ritornerà più e più volte all’interno del disco), ancora “Ong bak”, unica traccia che vede al microfono un altro artista italiano, non è nient’altro che un tributo all’omonimo film thailandese. A seguire, un’altra traccia da segnalare è “Baba Jaga”, che si configura come esercizio di stile in senso stretto, spezzando l’atmosfera prettamente incentrata sulle liriche che si era creata fino a quel punto. Uno dei pochi featuring del disco, come accennato, vede Fabri Fibra ad accompagnare Nitro: all’interno della collaborazione si palesano forse un po’ tutti i difetti del lavoro, principalmente la ridondanza delle argomentazioni che troppo spesso si limitano a un mero attacco misogino, tendenza che sta iniziando a dilagare in modo incontrollato e sinceramente ha anche un po’ annoiato, così come il gioco inizialmente originale delle doppie (e triple) personalità che sfocia nell’esagerazione e rende Nitro una sorta di caricatura di se stesso – difetto già riscontrabile all’esordio.

Ecco appunto, i difetti di “Danger” si trascinano in “Suicidol”, facendo cogliere solo un netto miglioramento per quel che riguarda il flow, più fluido e variegato. A livello di strumentali, invece, ritroviamo più volte alle macchine Low Kidd, il resto della torta è spartito tra Strage, Stabber (che aveva già collaborato con Nitro), Don Joe, Big Joe, Dj Shocca, Deleterio e Yazee, tra i quali spiccano il sempre impeccabile Big Joe e Deleterio nella citata traccia d’apertura. Da segnalare, infine, anche “Twinbeasts”, in collaborazione con Skits Vicious dei Dope D.O.D., traccia che prende saggiamente spunto dalla musica dei Rage Against The Machine. “Suicidol” è quindi semplicemente un disco migliore rispetto al precedente “Danger”, ma cui manca quel fattore x che avrebbe permesso a Nitro di rientrare effettivamente tra i migliori in Italia, sebbene le potenzialità per riuscirci in futuro non lo escludano affatto.

Tracklist

Nitro – Suicidol (Sony Music 2015)

  1. The dark side of the mood
  2. Dead body
  3. All in
  4. Rotten
  5. Ong bak [Feat. Fabri Fibra]
  6. Sassi e diamanti
  7. Baba Jaga
  8. Suicidol
  9. Pleasantville
  10. Stronzo
  11. L’oracolo di selfie
  12. Storia di un defunto artista
  13. The same old story
  14. Twinbeasts [Feat. Devotion, Skits Vicious e André]
  15. Rivivere

Beatz

  • Deleterio: 1
  • Strage: 2
  • Big Joe: 3, 7
  • Yazee: 4
  • Don Joe: 5
  • Low Kidd: 6, 8, 9, 11, 12
  • Stabber: 10
  • Dj Shocca: 13
  • Strage: 15
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Michele Garribba

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