Don Diegoh – Double deck

Durante alcuni degli ultimi showcase dei vari Colle, Kaos & C., tra amici è capitato spesso di chiederci quali potessero essere, per le nuove generazioni, i nuovi grandi dell’Hip-Hop. Quei dischi che se risenti dopo una decina d’anni ti fanno quasi venire gli occhi lucidi e pensare a tutto il tempo libero (e quanto ce n’era!) passato sulle panchine con lo stereo. Per me potrebbe essere, chessò, “Novecinquanta” – e mi fa specie quando sento un quattordicenne del 2008 dare la mia stessa risposta… Com’è possibile? Ok il declino, ma perché non fare un briciolo di ricerca che vada oltre il cerca: Hip Hop italiano su eMule?! Scusate il lungo preambolo, ma serviva a introdurre un’ipotesi positiva, ovvero che Don Diegoh abbia un buon potenziale per diventare un personaggio che in futuro potrebbe avvicinare la grandezza dei sopraccitati pionieri.

Diegoh non ricalca nessuno stile, rappresenta una zona d’Italia, la Calabria, che per un motivo o l’altro non ha mai avuto grande visibilità nella scena e condisce le sue liriche con citazioni, non soltanto Hip-Hop ma anche letterarie (Gadda, Hugo…). Dall’atmosfera creata dai beat e dai testi si evince una forte preferenza per quello che è l’Hip-Hop più classico, Diegoh non indugia in sperimentazioni e riesce comunque a dare un gusto nuovo al Rap che propone, rinunciando a tracce che dicono poco ma fanno muovere, in favore di pezzi più profondi e spesso autobiografici. Partecipiamo a momenti di vita accademica, allo svago con la compagnia locale, alla malinconia per una ex (“Altrove”), alla rabbia verso il proprio Governo (“So di chi è”), alle difficoltà economiche; pensieri, paranoie e storie di una vita che ha il Rap come colonna sonora, in cui perciò è facile identificarsi.

Se l’intento del giovane mc era quello, come probabile, di riuscire a far provare un mix di emozioni all’ascoltatore, ebbene ci riesce: più che tentare, come la maggioranza, di far ricordare il suo nome per qualche ritornello accattivante, sceglie di puntare all’emotività dell’utenza, essendo ben conscio del potere che la musica possa esercitare in questo senso. Nonostante la considerevole quantità di produttori presenti (dieci per sedici tracce), “Double deck” mantiene poi una sua omogeneità; da segnalare il beat di Manueli per “Rewind”, minimale ma azzeccato, i due di Deal e l’inconfondibile Mr. Phil per “Crotone state of mind”.

Questo non è il primo lavoro di Don Diegoh ed è possibile ritrovare il suo nome anche in altri album, alla voce featuring; viene dunque spontaneo chiedersi come mai qui ne compaiano pochi e si ha forse l’impressione che si tratti di un nuovo biglietto da visita, migliore, che conferma l’intenzione di non fermare una carriera artistica a questo punto lanciata. Noi ci auguriamo che sia esattamente così.

Tracklist

Don Diegoh – Double deck (Audioplate 2008)

  1. Take this
  2. In giro
  3. Rewind
  4. Crotone state of mind
  5. So di chi è [Feat. Backo]
  6. Kyusho killah
  7. Double deck
  8. Heavy mental
  9. Altrove
  10. Incubo ricorrente
  11. Che cambia? [Feat. Coez e Il Turco]
  12. Vite parallele
  13. Chieditelo
  14. FF.WW.
  15. Tango nel fango
  16. Stazioni

Beatz

  • Macro Marco: 1, 2, 5, 16
  • Dj Manueli: 3
  • Mr. Phil: 4
  • Mastrofabbro: 6, 14
  • Marcozope: 7, 15
  • Deal: 8, 13
  • FatFat Corfunk: 9
  • Dj Argento: 10
  • Ford78: 11
  • Sine: 12

Scratch

  • Tinto Brasko: 5, 8, 12, 13, 14
  • Dj Argento: 10, 11
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