Dargen D’Amico – D’ (parte seconda)

L’impressione del primo ascolto, quasi obbligata, è che questa seconda parte di  lavoro fosse necessaria per capire la prima. Ora che il disco appare nella sua totalità, si intravede il progetto di fondo, o quello che mi sembra essere tale: una sorta di antologia dell’amore, declinato in varie forme (dalla saggezza di “L’amore è quell’intertempo”, all’immaturità ragionata di “Mi piacciono le donne”). La direzione presa non è cambiata, sia chiaro, la semplicità delle rime è eguagliata soltanto dalla complessità furibonda delle metriche: versi sinuosi e incastri fulminanti chiusi da rime sommesse e discrete sono l’espressione di sensazioni e racconti nel migliore stile Dargen, enigmatico e rivelatore. Sono solo idiosincrasie, forse, quelle su cui JD costruisce strofe su strofe oramai da anni: ma l’effetto di un pezzo sulla paura di volare, per fare un esempio, può, seguendo la via della metafora, diventare un pezzo sull’incapacità di avere rapporti stabili, sull’incertezza della carriera artistica o – a detta dello stesso autore – sull’impotenza. O su qualunque altra cosa aggradi l’ascoltatore (ed è proprio questo il bello dell’arte).

Ora, intendiamoci: “D'” – e parlo di entrambi i capitoli – non è un capolavoro. Benché le idee siano spaventosamente originali e acute, c’è un buon numero di passi falsi: “D’ cuore”, per fare un esempio, pecca di semplicismo nella sua essenzialità lirica, sebbene l’interpretazione vocale sia ottima. Ma quella drammaticità esistenziale spiegata sempre con un filo d’ironia e ingenuità che, a mio avviso, costituisce il vero motivo per cui Dargen riesce a colpire a fondo le sensibilità coi suoi testi (cosa che troppi rapper hanno rinunciato a fare, preferendo gratificare il proprio ego) è visibile, si avverte, in sottofondo, lungo tutta la durata dell’opera, fino a emergere nell’ultima traccia, “Briciole colorate”, degna di affiancarsi alle migliori creazioni del nostro mc. In questo pezzo si sente, pienamente, la pesante consapevolezza di cui parlavo, per di più senza ricorrere all’abusatissima prima persona, croce di ogni mc che si senta soggiogato dal presunto obbligo di parlare sempre e soltanto di se stesso.

Musicalmente parlando, il nuovo lavoro è improntato a un mood più scuro, meno spensierato delle produzioni danzerecce e melodiche del precedente (mezzo) disco. A farla da padrone è sempre l’Elettronica, arrangiata con campionamenti (molto curioso il ritornello di “L’amore è quell’intertempo”) e drum loop a tratti davvero gradevoli (il contrasto tra il beat nevrotico spalmato su una melodia che sa quasi di carrilon in “D’ cuore” ci fa quasi dimenticare la povertà lirica della traccia), senza dimenticare le influenze provenienti da altri generi, anche se rielaborati (“Odio volare”) e – a tratti – quasi canzonati (il Rock punkeggiante di “In loop”). Possiamo essere entusiasti o schifati, d’accordo o delusi dalla scelta artistica dell’ultima fatica di Dargen: ciò che è certo è che il Nostro rimanga, nell’asfittico panorama del Rap italiano, una delle figure più originali, carismatiche e particolari di sempre, con uno stile assolutamente suo e riconoscibile ad anni luce di distanza.

E se “Di vizi di forma virtù” rimane una delle vette più alte toccate dal mondo Hip-Hop italico, non temiamo di dire che “D'”, pur nella sua profonda differenza rispetto al predecessore, può essere gradito e apprezzato per aspetti diversi e, forse, anche da un pubblico – seppur non radicalmente – diverso.

Tracklist

Dargen D’Amico – D’ (parte seconda) (Off Limits/Cock An Ear 2010)

  1. Odio volare [Feat. Daniele Vit]
  2. Anche se il mondo ha
  3. D’ cuore (d’amico d’amore)
  4. L’amore è quell’intertempo
  5. In loop (la forma di un cuore) [Feat. Two Fingerz]
  6. Mi piacciono le donne [Feat. Crookers]
  7. Briciole colorate
  8. Mi piacciono le donne (Cheesy Manolos Remix)

Beatz

  • Dargen D’Amico e Marco Zangirolami: 1, 2, 3, 4, 7
  • Roofio con la co-produzione di Dargen D’Amico: 5
  • Crookers: 6
  • Cheesy Manolos: 8
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Riccardo Orlandi

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