Vinnie Paz – Burn Everything That Bears Your Name

Voto: 4

Se poco più di un anno fa Vinnie Paz sembrava aver mostrato una minima fessura nella muratura di sostegno armata con sollecitudine e costanza sin dagli esordi coi Jedi Mind Tricks – e le crepe poi non si sa mai quanto estese possano diventare – “Burn Everything That Bears Your Name” torna a gettare nuovi strati di cemento su una delle discografie più solide che l’underground abbia offerto nel lungo periodo. Vero, la formula strutturale non ha mai registrato varianti significative nelle undici primavere nelle quali The Pazmanian Devil ha lavorato per il conto proprio, ma d’altro canto non è questo il terreno fertile per la mediazione e chi sceglie di addentrarsi da queste parti conosce le condizioni contrattuali a priori.

Il pistolero di Philadelphia non ha la versatilità contenutistica dalla sua parte, ma la compensa con la solita precisione da cecchino quando si tratta di ridurre in briciole il bersaglio: gli si possono muovere tutte le critiche che si vogliono, alla fine però ha sempre ragione lui. Le nuove elucubrazioni partorite dalla sadica ma sensibile psiche di Vinnie vanno a formare un altro disco molto generoso per estensione – con questa scaletta c’è gente che ci ricava tre EP – e come sempre attrezzato di testi violenti, minacciosi, i cui principali riferimenti nascono da un personale dizionario che ama mischiare i riferimenti alle armi a terminologie islamiche e italiane, vale a dire il centro della propria fede e delle sentite origini tricolori. La capacità selettiva nell’acquisire beat di ottima fattura, costante sistematica e determinante, è convalidata dalla decisione ancora una volta vincente di avvalersi di una dozzina abbondante di combinazioni di produttori, tutti efficienti nel creare l’omogeneità sonora richiesta lasciando al minimo la cifra di contributi non all’altezza dell’ottimo livello medio delle ventidue tracce proposte.

La parte centrale del lavoro offre una sequenza di brani micidiale: i mitragliatori verbali di Paz, sorretti da metriche in grado di variare con disinvoltura dalla coppia alla quartina concedendosi anche la rima disposta sull’intera strofa, si abbinano difatti molto bene a composizioni brillanti come quelle di “Guilty Remnant Cigarettes”, dove Esoteric crea eccellenti fondamenta attraverso una sezione ritmica invitante e un basso che diventa l’elemento sonoro principale, inserendovi in maniera geniale un estratto di trombe e pifferi di breve misura. E’ altrettanto eccitante la chirurgia operata sui minuscoli pezzettini di chitarra che danno origine al groove ritmico di “Don Eladio”, primizia firmata The Czar-Keys, circostanza idonea per un Rap più serrato, sorretto da un’ottima dizione e una schematica lievemente più intricata del consueto.

“Latka Gravas” vive invece su quattro quartine di adrenalina pura, distribuendo equamente il merito del successo del brano con l’ispirazione mostrata da C-Lance nello sminuzzare un paio di sample di stampo orchestrale, tuttavia il vero asso della ricca sezione mediana lo cala Oh No attraverso la claustrofobia che trasforma istantaneamente “Danger Is My Business” in uno dei momenti più graditi dell’intero lotto, grazie alla riuscita coniugazione alle gutturali cogitazioni al vetriolo. “Warhead” incita fortemente a pensare che se la lingua infuocata di Chino XL avesse fruito di apparati sonori simili nei suoi dischi – bravo Stu Bangas a mettere via il sintetizzatore per puntare sul classico! – a quest’ora disporrebbe di un numero di classici da guinness dei primati; e qui si sa, il rischio di affiancarsi a visitatori carichi di talento – discorso valido anche per quel Crimeapple che domina sulle note di chitarra di “Tell Gold To Hold The Boneyard” – da un lato espone un tantino troppo il protagonista primario per l’evidente differenza nella resa delle strofe, dall’altro carica ulteriormente il disco di qualità al microfono, soluzione senz’altro migliore rispetto ai soliti tirapiedi privi di mordente.

Nonostante la maggior parte delle proposte appartengano prevedibilmente alle estremità più dure del genere, uno dei pregi del disco è il saper alternare ciò a un esiguo ma significativo numero di episodi maggiormente inclinati verso l’attualità. Lo scambio di cortesie con Billy Danze, per quanto questi non risulti più intimidatorio come un tempo, non lascia certo spazio a interpretazioni modellando “Machine Gun Etiquette” sull’acciaio puro, altri come “Papi Wardrobe” aggiornano quanto già espresso anni fa da “The Oracle”, generando occasioni dove il rapping guadagna sensibilmente in fluidità, invitando alla costruzione dell’intera strofa chiusa con rime multisillabiche che sigillano il fondo di ogni barra. Stampo invece completamente differente è quello utilizzato per “Witches Teeth”, interazione con le vecchie spugne Ill Bill e Goretex (molto interessanti i loro scambi nella seconda frazione del brano) che asseconda gusti produttivi sicuramente rivolti verso lo stile Griselda, più aggiornate sono invece tracce di buonissima personalità come “White On White Crime”, valida tanto nel ritornello quanto nel rendimento di O.T. The Real, nonché la moderna “Affairs In Order”. Dal gruppo si separa con decisione “I’m Thinking Of Ending Things”, che tramite il campionamento di un’estesa porzione di “Don’t You Ever Dare”, canzone di Dean Friedman, asseconda la parte più profonda di Vinnie affrontando un argomento delicato come l’aborto, creando un testo che ne evidenzia l’abilità nell’abbinare alcuni dettagli atmosferici di Philadelphia alla sensazione di freddezza espressa dal racconto.

I difetti del lavoro, pure da segnalare, come già accaduto in passato sono riconducibili a valutazioni di un autore testardo nel volere qualche beat eccessivamente generico nelle combinazioni degli strumenti. Non sappiamo da quale infausta cartella la ditta Andrinopoulos/Page/Spadafore abbia estratto la pessima “Duppy Or Gunman” e preferiamo continuare a ignorarlo, capita poi di perdersi in minestre riscaldate e insipide come “Body Bag Philosopher” (sul serio si possono ricevere crediti produttivi con un giro di piano così mediocre e ritrito?) o “Torchbearer” (Vic Grimes cade nell’ovvietà con quelle trombe alla Godzilla), infine avremmo più che volentieri rinunciato all’udire i vagiti da felino in cerca di accoppiamento emessi da Eamon nell’altrimenti accattivante “Angels With Dirty Faces”, nella quale si ripercorre parte dell’albero genealogico di famiglia facendo conoscenza con zio Micky e zio Rudy. Peccatucci di esigua importanza, dal momento che anche in direzione del cinquantesimo minuto di svolgimento, laddove tanti altri dischi avrebbero già abbondantemente stancato, vengono scoccati dardi come “Lloyd’s Of London”, densa di mistero nelle musiche e ottima nella gestione del basso, nonché la vincente interazione tra sample assemblata per “Murder Takes Time”.

“Burn Everything That Bears Your Name” si allinea quindi con naturalezza al resto di una collezione solista che raggiunge le sei unità mantenendo con ragguardevole stabilità le premesse generate all’alba della stagione dell’assassino, alimentando ulteriormente il già ampio rispetto che lo Zio Vinnie ha meritatamente raccolto grazie alla sua instancabile dedizione nel fornire il miglior prodotto possibile ai numerosi affezionati al suo Hip-Hop roccioso, sanguinario e soprattutto trasparente nell’animo.

Tracklist

Vinnie Paz – Burn Everything That Bears Your Name (Iron Tusk Music 2021)

  1. Socrates Drinking The Hemlock
  2. Machine Gun Etiquette [Feat. Billy Danze]
  3. Body Bag Philosopher
  4. Papi Wardrobe
  5. Witches Teeth [Feat. Ill Bill and Lord Goat]
  6. Latka Gravas
  7. Danger Is My Business
  8. I’m Thinking Of Ending Things
  9. Guilty Remnant Cigarettes
  10. Don Eladio
  11. Warhead [Feat. Chino XL]
  12. Excuse All The Blood
  13. White On White Crime [Feat. O.T. The Real and DBoy Flowski]
  14. Battle Of The Camel [Feat. Willie The Kid]
  15. Torchbearer
  16. Affairs In Order [Feat. Jay Royale]
  17. Tell Gold To Hold The Boneyard [Feat. Crimeapple and Lord Goat]
  18. Duppy Or Gunman
  19. Angels With Dirty Faces [Feat. Eamon]
  20. Murder Takes Time [Feat. Eto]
  21. Lloyd’s Of London [Feat. Boob Bronx and Block McCloud]
  22. Digital Veil [Feat. M.A.V.]

Beatz

  • Playa Haze: 1
  • El Maryacho: 2
  • C-Lance and CAMEone: 3
  • Stu Bangas: 4, 11, 19, 20
  • Illinformed: 5
  • C-Lance: 6, 12
  • Oh No: 7
  • Farmabeats: 8
  • Esoteric: 9
  • The Czar-Keys: 10, 18
  • C-Lance and Aaron Hiltz: 13
  • Giallo Point: 14, 21
  • Vic Grimes: 15
  • Stu Bangas and CAMEone: 16
  • Hobglobin: 17, 22
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