The Roots – Undun

Voto: n.g.

E’ ancora possibile che “How I Got Over”, sulla carta, sia l’ultimo disco dei The Roots. Di certo, “Undun” non può essere confuso come la diretta derivazione di quanto fatto in precedenza, è un episodio a sé, il primo vero concept della band in vent’anni ininterrotti di eccellenze. Né fine, dunque, né nuovo inizio; solo un altro tassello del percorso. E’ la storia di Redford Stevens (la cui paternità si deve a “Redford” di Sufjan Stevens, non a caso inserita anche in “Undun”), piccolo criminale che fa da allegoria al destino di tutti gli uomini, costretti a scegliere la strada giusta di fronte a ciascun bivio, rischiando spesso di sbagliare.

E infatti il racconto, seppur montato al contrario, va dalle ragioni che hanno spinto Redford verso la più pericolosa tra le possibili alternative (la splendida “Tip The Scale”: <<look, let he without sin live without sin/until then, I’ll be doing dirty jobs like swamp men/counting the faces of those that I might have been/it’s like living that life but I won’t live that life again>>), fino ai rimpianti cagionati dalla propria morte (la strofa di Black Thought in “Sleep”: <<illegal activity controls my black symphony/orchestrated like it happened incidentally/oh, there I go, from a man to a memory/damn, I wonder if my fam will remember me>>). Storytelling sfumati, allusivi, molto delicati, perché “Undun” non è l’epopea di un affascinante gangster del ghetto fattosi mito, bensì l’esatto contrario; è il destino già scritto di un Redford qualunque, una cronaca lucida e malinconica che s’inserisce con notevole naturalezza nell’Hip-Hop dei The Roots.

Progetto ambizioso, su questo non c’è dubbio, ma che nelle mani esperte di ?uestlove e soci trova una chiave di lettura (musicale) più che efficace, dando coralità a un canovaccio che sulla carta non apparirebbe neppure così originale. In poco più di mezz’ora (poco meno di quaranta minuti se contiamo anche la Redford Suite, coda per la verità parecchio barocca e che nulla aggiunge all’insieme), la band di Philadelphia si lascia andare a una composizione molto disinvolta, melodica quel tanto che basta (“One Time”, “Lighthouse”) e che nella maggior parte dei casi conferma equilibri esemplari (basso, pianoforte e un robusto set di batteria per “The OtherSide”, si passa agli archi in “Tip The Scale” e alla chitarra elettrica in “Stomp”).

Discorso analogo per le voci, dato che “Undun” è pressoché privo della rigorosa divisione in strofe di trentadue barre intervallate da un refrain nel mezzo e sulla fine; Black Thought, Dice Raw, Greg Porn e i pochi altri si alternano spesso alle liriche, contribuendo allo svolgersi della trama come meglio gli s’addice. Così, se in “Sleep” Black Thought viene affiancato dal morbido coro di Aaron Livingston, nella successiva “Make My” è Dice Raw a inserirsi tra Tariq e Big K.R.I.T., idem per “One Time” (questa volta con Phonte) e “The OtherSide” (canta Bilal). Si capisce, quindi, quanto “Undun” possa differire da un classico disco Hip-Hop, pur rientrando a pieno titolo nel genere.

E’ questo il motivo che mi esorta a non assegnare alcun voto (mentre il giudizio suppongo sia decifrabile), convinto che si tratti di un’uscita che ai fan inossidabili del gruppo potrà facilmente piacere; alla parte restante, invece, risulterà quantomeno un prodotto di scarsa immediatezza. Nulla di strano, capirei chi non ritenga “Undun” un album straordinario, capirei meno chi dovesse negare la straordinarietà dei Roots; nel senso letterale del termine: fuori dall’ordinario. <<Soul is in the atmosphere like airplay/if there’s a Heaven I can’t find a stairway>>.

Tracklist

The Roots – Undun (Def Jam Recordings 2011)

  1. Dun
  2. Sleep
  3. Make My [Feat. Big K.R.I.T. and Dice Raw]
  4. One Time [Feat. Phonte and Dice Raw]
  5. Kool On [Feat. Greg Porn and Truck North]
  6. The OtherSide [Feat. Bilal Oliver and Greg Porn]
  7. Stomp [Feat. Greg Porn]
  8. Lighthouse [Feat. Dice Raw]
  9. I Remember
  10. Tip The Scale [Feat. Dice Raw]
  11. Redford Suite:
  12. Redford (For Yia-Yia & Pappou)
  13. Possibility (2nd Movement)
  14. Will To Power (3rd Movement)
  15. Finality (4th Movement)

Beatz

  • Ray Angry and Ahmir “?uestlove” Thompson: 1
  • Hot Sugar and Ahmir “?uestlove” Thompson: 2
  • Khari Mateen , Ahmir “?uestlove” Thompson and Ray Angry: 3
  • Brent “Ritz” Reynolds and Ahmir “?uestlove” Thompson: 4
  • Ahmir “?uestlove” Thompson: 5
  • Ahmir “?uestlove” Thompson, James Poyser and Richard Nichols: 6
  • Sean C & LV: 7
  • Rick Friedrich and Ahmir “?uestlove” Thompson: 8
  • Khari Mateen and Ahmir “?uestlove” Thompson: 9
  • Ahmir “?uestlove” Thompson, Ray Angry, Richard Nichols and Khari Mateen: 10
  • Sufjan Stevens: 11
  • Ray Angry, Richard Nichols and Ahmir “?uestlove” Thompson: 12, 14
  • DD Jackson, Ahmir “?uestlove” Thompson and Richard Nichols: 13