Jam Baxter – Mansion 38

Voto: 4,5

C’è stato un tempo – nemmeno così lontano se vogliamo proprio prendere a schiaffi il pallottoliere della pignoleria – in cui le fredde acque del Canale della Manica rappresentavano per il sottoscritto l’equivalente delle mitiche Colonne d’Ercole, imperiose e granitiche nella loro volontà  di celare alle proprie spalle una dimensione raggiungibile unicamente per intercessione di un’anima eletta. Un simil-Virgilio, pronto a guidare l’umile ascoltatore di turno (sempre io), fornendo quel minimo di coordinate musicali sufficienti a non smarrire la via in uno spazio in cui le forme mantengono la familiarità dei propri contorni, mentre i pigmenti che si avvicendano al loro interno sfidano le regole a cui l’abitudine, la peggiore delle maestre, ci ha educato.

A concedermi tanta cortesia fu nientepopodimenoche Jam Baxter, il quale sul finire di quel 2014 – i cui lineamenti nei ricordi iniziano gradualmente a sbiadire – diede alla luce quel gioiellino di “…So We Ate Them Whole”, un concentrato oppioide di pura suggestione in formato Rap, partorito in simbiosi spirituale con Chemo, suo personalissimo Walter White musicale e oscura figura che – parola del Guardian – ha contribuito a lastricare il sentiero dell’Hip-Hop di discendenza celtica molto più di quanto il titolare medio di un account su Spotify (ok, forse l’illustre quotidiano aveva utilizzato un’espressione un filo più elegante) possa credere. Un passo senza ritorno quello ispirato dal generale della High Focus Records, al punto che dopo trenta mesi – e una consistente manciata di pubblicazioni firmate dal consorzio dell’East Sussex – siamo qui a parlare di Mansion 38″, successore di quel primo, fortunato sodalizio.

Concepito nel corso di un mese d’incubazione negli umidi sobborghi di Bangkok, “Mansion 38″ – che trae il proprio nome dalla villetta stralunata nella quale i due l’hanno realizzato – segna un marcato salto evolutivo rispetto al suo predecessore. Quel liricismo pungente e creativo, che solletica e accende uno ad uno i neuroni, lo ritroviamo intatto fin da subito in Down”, un fritto misto di braggadocio e astrazione (<<interplanetary intercourse/I ain’t trying to save my skin like an Egyptian corpse/organs stored in terracotta pottery/I keep the one that pumps and palpitates under lock and key/yeah, I spend my nights lost at sea/pretty much every single rapper’s in my bottom three>>) che sgocciola in slow-motion sulle fluttuazioni ossessive di un loop bello grasso e gorgogliante. L’atmosfera simil-paludosa impregna anche le umide membrane di “For A Limited Time Only, interpretazione da primo della classe di una bislacca allegoria concepita dall’unione dell’emisfero sinistro di Dante Alighieri a quello destro di Giorgio Mastrota (<<coming soon to a city near you/for just fourteen ninety-nine/this sweltering mass of electrified cables/can jump start your new life of crime/smother your face in our brand new fragrance/bathe yourself in the fountain of payments>>).

L’incedere di Jam Baxter tra i corridoi di “Mansion 38” è meno frenetico rispetto al passo con cui lo ricordiamo calpestare i beat di pezzi come “Caravan” e “Leash”, ma questo – nonostante un approccio orchestrale più tenebroso e compassato da parte di Chemo – non gl’impedisce d’infilare puntualmente rime acuminate in ogni piega della strumentale. Accade mentre si destreggia tra le spirali di ebano e avorio di Souffle”; quando intinge il pennino in un calamaio d’inchiostro lisergico nelle vischiose profondità di “Dumb” (<<yeah my whole fam sluggish/sheets of acid in our hand luggage/smell the salted butter in the air/moon walking through customs screaming nothing to declare/yeah, you can stop waiting on a sign now/Lady Luck’s a little busy painting on her eyebrows>>); infine quando aggiunge la propria scintilla, trasudando egemonia verbale, nella miscela di synth a lenta combustione di “Just Us. Già dal primo secondo sai che esploderà, eppure non puoi fare a meno di restare lì, immobile, ad osservarla fino a quando non ti scarica in faccia qualche chilotone di Rap bollente.

Ne ho nominate solo cinque; quante bombe c’erano nell’ultimo disco, datato 2017 ovviamente, che avete ascoltato? No perché, senza voler giocare a chi ce l’ha più lungo, ma qui ci sarebbero pure “Soi 36,Teeth Marks”, Wristband”, Chateaux In Toulouse” e “Bulletproof. Allora, che ne dite? Ve lo fate un giretto nella “Mansion 38”?

Tracklist

Jam Baxter – Mansion 38 (High Focus Records 2017)

  1. Down
  2. Souffle
  3. Dumb [Feat. Trellion and Lee Scott]
  4. For A Limited Time Only
  5. Soi 36
  6. Sherriff
  7. Wristband
  8. Titanic 2 [Feat. Lee Scott]
  9. Just Us
  10. Bulletproof
  11. Chateaux In Toulouse [Feat. Dirty Dike and Dabbla]
  12. Soi Dog
  13. Teeth Marks

Beatz

All tracks produced by Chemo

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