Jae Skeese and Conway The Machine – Pain Provided Profit

Voto: 3 + +

Se volessimo tracciare un primo bilancio sulla start-up di casa Price, operativa in sostanza dal 2020, ci troveremmo in discreta difficoltà; non per la qualità di quanto proposto, bensì per la modesta quantità di uscite a disposizione. Tolto infatti il trittico composto da “From King To A GOD”, “La Maquina” (a opinione di chi scrive, il peggiore dei titoli realizzati da Conway The Machine) e “God Don’t Make Mistakes”, dal rimanente roster Drumwork si attendono ancora novità significative. Calendarizzati “Deuth Of Deuce” di 7xvethegenius e “Won’t He Do It” dello stesso Conway, ad aprire l’anno in corso è l’EP “Pain Provided Profit” firmato dal CEO della label in combutta con Jae Skeese, primo rapper in assoluto ad apporre una firma autografa sotto il logo scudato e – ne consegue – presenza stabile nei progetti citati sopra così come nel mixtape “Greetings Earthlings” e in “What Has Been Blessed Cannot Be Cursed” (terza combinazione di pregio con Big Ghost Ltd).

Pur non vantando un curriculum da far cascare a terra la mascella, l’mc – di Buffalo anche lui – nell’ultimo lustro si è fatto le ossa con la dovuta costanza, delineando i contorni di un percorso che puntava sicuramente in questa direzione; e tuttavia, come chiariremo meglio avanti, “PPP” non riesce a scattare un’istantanea sulle reali potenzialità di Jae, calato in un contesto che gli è sì congeniale, ma in certo qual modo appare poco identitario. Va da sé che, trattandosi di spazi condivisi, non potrebbe essere altrimenti, senonché a mancare è proprio la spinta data da una visione d’insieme che, senza spostarci di molto, rappresenta invece il fiore all’occhiello della direzione artistica di Westside Gunn. Non lo diciamo per proporre un confronto – prematuro – tra Drumwork e Griselda, registriamo semplicemente un lieve scarto in negativo tra quel che il disco poteva essere e quel che in concreto è, in primis perché il binomio lirico funziona un po’ a intermittenza, in seconda battuta per via di un corredo musicale non sempre ispiratissimo.

Le cartucce migliori vengono sparate subito, in rapida successione: “Cocaine Paste”, su suoni orientaleggianti, è un buon biglietto da visita e alterna continui cambi di microfono, passando dal flow impastato di Conway a quello più scandito di Jae Skeese (<<I’m fresher than patent leather shinin’, I rock the Cs/Retro 4’s with the S on the tongue, Christopher Reeves/I killed ‘em all, they saw is red like the Khaled 3s/my shorty elite like the Kobe 9s, a masterpiece, goddamn>> – ci stava bene un featuring di EliaPhoks…), “Metallic 5’s” è invece l’oggettivo highlight della tracklist, un macigno prodotto da tale REAL6 per scuotere anche le costruzioni più solide (<<play my new shit in the office, blow the roof from off the building/any time I drop some new shit means I’m due to make a killing>> – Conway deve aver avuto la medesima impressione). Fissato il punto di massima altezza, si comincia a perdere quota fin da “Stefon Diggs 2”: la strumentale, meno invitante di quanto vorrebbe, viene affrontata dal duo in maniera divergente, pacato e a suo modo riflessivo l’attacco di quest’ultimo, vigoroso e martellante quello del suo protégé; non un meccanismo oliato a dovere.

Con l’eccezione di “Immaculate Reception”, di fatto un solista per Skeese su un bel beat di – altro nome che al sottoscritto non dice niente – Zulu, speso non a caso per rivendicare il tragitto fatto (<<they thought I never had a chance at this/but I put in the work and studied like an undergraduate/most valuable, they voted me in and this shit’s unanimous/my impact’ll snap a brick in half as quick as seconds/on the chronograph get ticked>>), qualcosa scricchiola altresì in “Le Chop”, “Promise” (entrambe abbastanza scariche sul versante dei contributi alle macchine) e “Food”, posse che non vede brillare ben due dei tre ospiti (Goose e SK Da King). Sbavature veniali, scusabili? Prese singolarmente magari sì, considerando però che il fine dell’operazione, a partire dal formato breve, sia quello di stuzzicare i palati in attesa dei rilasci più sostanziosi, l’occasione appare in parte sprecata, se non altro perché a delinearsi poco è appunto il profilo meno conosciuto dei due.

Forse “Abolished Uncertainties”, già in programma per questo venerdì, ci dirà qualcosa in più a proposito di Jae Skeese; consapevoli del fatto che i Boldy James, Rome Streetz e Stove God Cooks non spuntano fuori dal nulla come i funghi…

Tracklist

Jae Skeese and Conway The Machine – Pain Provided Profit (Drumwork Music Group/Empire 2023)

  1. Cocaine Paste
  2. Metallic 5’s
  3. Stefon Diggs 2
  4. Le Chop
  5. Immaculate Reception
  6. Promise
  7. Food [Feat. 7xvethegenius, Goose and SK Da King]

Beatz

  • Graymatter: 1, 3, 4, 7
  • REAL6: 2
  • Zulu: 5
  • ILL Tone: 6