Dabbla – Year Of The Monkey
Tra una pubblicazione e l’altra, il roster della High Focus Records somiglia sempre più alla schermata di selezione dei personaggi di un classico GDR, ognuno dei quali presenta caratteristiche uniche e abilità speciali. Tra questi, Dabbla è quello che sicuramente non eccelle quando si tratta di contenuti, ma in compenso ha punteggi altissimi in quanto a skill e un senso dell’umorismo ipersviluppato come abilità speciale. Ora, interrompete per un secondo la lettura e cercatevi il video di “Randeer” su YouTube (o cliccate qui se siete pigri) per avere un feedback immediato. L’unica cosa che vi anticipo è che, beat contagioso di Star.One (mai sentito nominare prima) a parte, Dabbla se ne va a zonzo in stile “Borat”, con tanto di pseudo colbacco, occhialoni da sole, pantaloni arabi XXL, infradito, calzini e niente biancheria. A voi.
(p.f. attendere 3:51 minuti e continuare)
Cosa vi dicevo? Si tratta di un pezzo in cui la natura esibizionistica di Dabbla emerge con la stessa grazia di Roger Rabbit in piena “Ammazza la vecchia col flit”. Non è certo uno che si fa pregare per esibirsi in numeri d’alta scuola e “Randeer” rappresenta il prototipo di tutto ciò che si può trovare racchiuso in “Year Of The Monkey”: composizioni prevalentemente up-tempo (più o meno seriose); la propensione a dilettarsi in varie forme di parcour verbale sfruttando anfratti e appigli di ogni tipo fra le increspature delle strumentali; un lessico pieghevole che fa un baffo al rapper medio; una massiccia dose di quotable e punchline assortite, capaci di elevare a un livello superiore anche i brani costruiti su tematiche meno auliche (citando nuovamente “Randeer”: <<Can’t judge the size of a tree by the seed/everybody’s in a big rush to the future/there’s more to life than increasing it’s speed>>). Volendo fare un paragone, è una sorta di beatnut, ma dotato di un profilo lirico molto più acuminato rispetto a quello del duo del Queens.
“Psychoville” è un altro bell’esempio di psicosi finemente applicata al Rap. Registrata agli inizi d’agosto del 2011, nel pieno delle rivolte scoppiate nel quartiere di Tottenham, è, nonostante il testo non propriamente radio-friendly (<<ain’t it funny how the truth comes out when the house gets taken/and the loot run’s out/no doubt that you’ll thank me, when you’re at the sanctuary/with the chloroform and the hanky>>), quanto di più vicino a un singolo commercialmente funzionale il disco abbia da offrire, grazie all’ottima interazione triangolare fra la cantilena funambolica del rapper, un corredo strumentale capace di penetrare le sinapsi in pochi secondi e il ritornello assolutamente catchy della vocalist Graziella. In “Incomparable” lo vediamo vestire i panni da battaglia, miscelando stoccate in rima e assurdità improvvise (<<surely you’ve heard of me on that tune/when I’m bolting all prematurely and throwing salt in the wound/2Pac isn’t dead you mug, and Biggie’s on the moon/they got Jimi Hendrix on the decks and Whitney on the spoon>>) in un cocktail di percussioni ad alta velocità e bombarde sotto acido cui manca solo il timer appiccicato sopra; “Life Line” è invece la traccia più adulta e complessa – perlomeno concettualmente – di quelle in scaletta, dove Dabbla mette (parzialmente) in standby i suoi eccessi ripercorrendo per intero la propria esistenza, anno per anno, in un curioso e inatteso storytelling.
“Year Of The Monkey” non difetta inoltre del classico – e personalmente molto apprezzato – campanilismo diffuso nelle storiche casate Hip-Hop sin dalla prima metà degli anni novanta, quando il Clan Imperiale di Staten Island e i pesi massimi di casa Duck Down erano soliti costellare le opere del proprio canone attingendo unicamente dalla propria manodopera autoctona. E in casa High Focus si rispolvera nuovamente questa tradizione: i coinquilini Jam Baxter e Dirty Dike appaiono rispettivamente al microfono nell’appiccicosa “Vomit” (detto così fa schifo, ma vi assicuro che è azzeccatissimo) e in “Penis For A Day”, della quale non mi permetto di spoilerarvi nulla; mentre l’asso nella manica della label, Ocean Wisdom, ridefinisce le leggi spaziotemporali del Rap comprimendo le proprie barre fino all’inverosimile e brutalizzando il beat di Dj Kermit con una strofa che reclama rispetto anche oltre l’Atlantico (<<swear I might fly New York on a hype/U.S better put some respect on my name>>).
Non avrà forse tutte le carte in regola per entrare in concorso tra i candidati al podio finale dell’anno, ma “Year Of The Monkey” possiede tutto ciò che serve per far godere a dovere i timpani per una buona sessantina di minuti.
Tracklist
Dabbla – Year Of The Monkey (High Focus Records 2016)
- Everything
- Supermodified
- PterodactILL
- Cheers
- Randeer
- That There
- Incomparable
- Penis For The Day [Feat. Dubbledge and Dirty Dike]
- Stupid
- Spin [Feat. Cobes]
- Get It [Feat. Ocean Wisdom]
- Psychoville [Feat. Graziella]
- Vomit [Feat. Jam Baxter]
- Super Happy
- Butterfly
- Bad Continuity
- Lifeline
Beatz
- GhostTown: 1, 3, 4, 7, 9, 13
- Tom Caruana: 2, 14
- Star.One: 5
- Don Piper: 6
- Naive: 8, 10
- Dj Kermit: 11
- Roast Beatz: 12
- Sumgii: 15
- Chemo: 16, 17
li9uidsnake
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