Vinnie Paz and Tragedy Khadafi – Camouflage Regime

Voto: 3 –

Se il metro di giudizio sul contenuto di un disco fosse desumibile dalla sua copertina, “Camouflage Regime” costituirebbe la classica eccezione in grado di confermare la regola. Si tratta di un errore valutativo all’interno del quale capita saltuariamente di cadere; d’altro canto, crediamo non via sia nulla da biasimare nel ritrovasi naturalmente a unire il tratteggio che collega una mannaia da macellaio e una maschera assassina alla figura di Vinnie Paz, artista che ha costruito un’intera carriera sull’immaginario macabro che ne ha ben distinto la figura all’interno della scena underground, pertanto il peccato di presunzione, una volta tanto, ci può pure stare.

Questo apparentemente ambizioso passo collaborativo tra l’artista siculo di Philadelphia e il leggendario Tragedy Khadafi è annoverabile in quella serie di progetti rimasti nel cassetto per lunghi anni, frutto di un tacito accordo per future operazioni congiunte conseguito da un doppio featuring dell’asso del Queensbridge risalente alle epoche di “Genghis Khan” e “Kublai Khan”, entrambe di matrice Jedi Mind Tricks. Non restava quindi che attendere la giusta maturazione dei tempi individuando la comune libertà dai reciproci impegni, trovando la corretta ispirazione per donare ai fan una connessione che almeno sulla carta valeva un sicuro entusiasmo.

A bocce ferme, l’unione d’intenti tra Tragedy e Vinnie sembra infatti mettere d’accordo tutti, i fan dell’uno, dell’altro e quelli di entrambi. Il livello di soddisfazione atteso è però rispecchiato solo da alcune significative – ma insufficienti – porzioni dell’album; e i motivi risiedono esclusivamente nell’inesistente ampiezza contenutistica e in un contorno musicale confinato a soluzioni di cui siamo tutti fin troppo sazi, essendo state utilizzate (e dal sottoscritto già messe al bando) in più di qualche prova precedente a questa.

“Camouflage Regime” è purtroppo liquidabile come una serie di pezzi improntati su uno sconfortante cumulo di minacce infarcite dalla più che prevedibile trafila di citazioni della collezione di armi che Vinnie custodisce gelosamente nei cassetti della sua diabolica materia grigia, mentre Tragedy tenta in tutte le maniere di sorreggere la baracca grazie a delle capacità tecniche intoccate dall’incedere degli anni, dimostrando di avere ancora tanto da insegnare a chiunque. Una qualità che, seppur separata dalle altre caratteristiche del disco, non riesce a nascondere i persistenti difetti presentati da un lavoro penalizzato dalla sua evidente mancanza di originalità.

Se la rigida schematicità che attanaglia metriche e flow pazziani in identica quantità è in altri casi sorreggibile perché ben proporzionata alla qualità dei beat e a virate tematiche senz’altro sorprendenti se equiparate alla nota rozzezza del personaggio (le sue prove soliste vengono a sostegno del ragionamento), altrettanto non accade tra questi solchi. L’uno/due che dovrebbe far partire il disco con una certa energia non è altro che un pacchetto di beat mediocri che odorano di già sentito a distanza di chilometri; un orecchio ben allenato non può difatti esimersi dal notare il solito colpo di cassa e il consueto effetto di sintetizzatore utilizzati da Stu Bangas in decine e decine di altri episodi e replicati senza troppi scrupoli per “Bloody Jungle”, né è arduo giungere irrimediabilmente allo skip di “Canaan’s Bracelet” per sopraggiunta noia (occhio al remix, invece, il cui beat è assai tosto…), nonostante l’evidente sforzo di Tragedy nel fornire sostanza a un pezzo dove, oltre a un Vinnie letteralmente incatenato dai suoi stessi limiti, il contributo degli ospiti risulta privo di personalità, limitandosi ad abbaiare prefabbricate strofette mafiose.

E non è finita qui, perché potremmo citare una “Nocturnal Militia” a caso, esprimendo uguali considerazioni. Se però da un lato “Fibre Optic Weapons” e “A Warrior’s Fate” mettono a dura prova la pazienza dell’ascoltatore a causa dell’insipida inconsistenza produttiva – nel primo caso Ill Bill è addirittura privo della solita vivacità vocale – sigillando il pollice in giù da assegnarsi a Giallo Point, dall’altro qualche sprazzo interessante contribuisce a risaltare la parte centrale dell’album, riportando le considerazioni verso una stiracchiata sufficienza.

Va dato il giusto credito a C-Lance per l’ispirata costruzione di una “Jummah Rituals” il cui taglia-e-cuci d’archi risulta a mio parere tra le migliori soluzioni del disco, mentre Stu Bangas rimedia al disastro iniziale spargendo del Soul pitchato addosso a una “Cinematic Echo” che abbandona finalmente i tradizionali canoni che hanno standardizzato le più recenti produzioni di Army Of The Pharaohs e affini, nonché centrando pienamente il bersaglio con l’indovinato giro di piano inserito su archi degni di una pellicola d’azione drammatica per dare vita a “The Most Gracious”, fornendo un tappeto sopra al quale Tragedy conferma d’essere addirittura imprendibile per qualunque altro contribuente qui presente.

La diversa resa tra i due co-protagonisti resta tuttavia una delle criticità più in vista; in fondo, le differenze tra <<camouflage regime we maneuver through militias/a man do the heavy lifting, bitches do the dishes/how is you a shooter, when you shoot ’em and it misses>> e <<for those locked in The Beacon, and trapped on Rykers Island/hold your crown in that cell, and seek for more enlightenment/let my lines be the strength and power you need to fight with/all relies on your energy, go hard and ignite>> non sono tali da poter passare inosservate.

Verrebbe da dire che l’essere presupponenti, in un numero ristretto di casistiche, può pagare dazio. Visti i valori qui posti in gioco, avremmo senz’altro preferito essere sbugiardati in toto.

Tracklist

Vinnie Paz and Tragedy Khadafi – Camouflage Regime (Enemy Soil 2019)

  1. Bloody Jungle
  2. Canaan’s Bracelet [Feat. Agallah and Iron Sheikh]
  3. A Warrior’s Fate
  4. Cinematic Echo
  5. Jummah Rituals
  6. Fibre Optic Weapons [Feat. Ill Bill]
  7. Nocturnal Militia
  8. The Most Gracious
  9. Thought Machine
  10. Persian Legacy
  11. Canaan’s Bracelet (Remix) [Feat. Agallah and Iron Sheikh]

Beatz

  • Stu Bangas: 1, 4, 8
  • Aaron Hiltz and C-Lance: 2, 11
  • Giallo Point: 3, 6
  • C-Lance: 5, 7, 10
  • Sunday: 9
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