Ugodz-Illa – Presents: The Hillside Scramblers

Voto: 2 | Reviewed by Dr. What?

A volte le scelte di un uomo possono sembrarci inspiegabili, immotivate; ci lasciano perplessi e incapaci di trovare una giustificazione, proprio quando la soluzione la si ha lì, a portata di mano, e proprio quando tutto si sarebbe potuto risolvere in maniera assolutamente più semplice. Giudicare negativamente qualsiasi cosa che ha radici nel Wu-Tang Clan per me non è mai facile e, nonostante non ci fosse tanto da riflettere come in questo caso, ho voluto pensare e ripensare per almeno tentare di dare un cenno positivo a questo disastro. U-God è Wu-Tang, Wu-Tang è prestigio. Perchè, allora, buttare dieci anni di prestigio al vento? Ebbene, sappiamo che RZA ha smesso da tempo di produrre interi album, appare in qualche traccia qua e là e di conseguenza quel suono che ci aveva tanto affascinato va via via scomparendo; sappiamo anche che ogni membro è oramai per la sua strada, che quasi tutti hanno una nuova crew e diverse squadre di producer alle spalle che naturalmente non hanno la minima conoscenza di quelle formule magiche che solo The Abbot possiede; e sappiamo, infine, che tutti i vari tentativi di riprendere i capolavori del passato (vedi “Legend Of The Liquid Sword” o la coppia Rae e Ghost in “Bulletproof Wallets”) sono finiti col deludere tutte le aspettative.

Ecco perchè allora si rimane da soli e si arriva a un bivio in cui bisogna, come dicevo, compiere delle scelte: rimanere in silenzio per campare di rendita e conservare il prestigio, o rischiare ricominciando da capo per creare qualcosa di nuovo? Darei un 5 a U-God per il coraggio, ma purtroppo qui il mio compito è quello di analizzare la qualità del prodotto e non i retroscena che l’hanno caratterizzato (c’è stato anche un duro battibecco in diretta radiofonica con RZA pochi giorni prima dell’uscita dell’album…). “The Hillside Scramblers” è l’ormai passata concezione di gangsta crew e comprende un U-God in pessima forma più altri dieci componenti dei quali almeno sei completamente inutili. Uno lo conosciamo abbastanza bene, King Just (bellissimo il suo esordio solista del ’95, “Mystics Of The God”), gli altri sono Ja-Mal (un ragazzino) e Frank Banger con una strofa a testa in tutto l’album, Autumn Rue (con il presunto compito di addolcire le parti cantate), Dj Homocide (produttore di sole due tracce ma tra le più brutte di sempre), Kawz, Desert Eagle e Black Ice (solo due strofe per loro), Letha Face (l’abbiamo ascoltato nel primo album di Baby U, qui anche in veste di produttore improvvisato di quasi tutto l’album) e Inf-Black che troviamo nella maggior parte delle tracce.

Il problema principale del progetto risiede, manco a dirlo, nelle produzioni: suoni sintetici che ricordano la lontana west coast e alcune vecchie basi di Dr. Dre (“Drama”, “Struggle Ain’t Got No Colour”, “Booty Drop”, “Spit Game”) senza essere, però, Dr. Dre; le quali, condite con campioni ripetuti in più tracce fino all’assurdo (ascoltate “Ghetto Gutter”, “KJ Rhyme”, “Gang Of Gangstas”, “Here We Come” e ditemi se quel timbro di violino non è lo stesso…) esprimono al peggio la piega dark che Letha Face tenderebbe a imprimere all’atmosfera sin dall’intro. Eppure, fino alla sesta traccia non si accusano particolari anomalie, un pò anche per curiosità, ma dalla settima in poi (e siamo a meno della metà!) la similarità dei beat e la ripetitività dei sample incidono malamente sulla pazienza dell’ascoltatore. Addirittura imbarazzanti la velocissima “Chippin & Chop It” e la modaiola “Put It On Me”, le migliori tracce restano “Destiny”, “Stick Up” e “Tell Me”, che valorizzano meglio le skill di Inf-Black e Letha Face. Quest’ultimo, comunque, non salva una barca da lui stesso affondata prima di salpare; non è tanto giusto accusare solo lui per la disfatta di un gruppo di undici elementi, ma resta il fatto che il suo lavoro penalizza – e di tanto – gli sforzi dei compagni.

Golden Arms ci ha provato, ha fallito (non è stato l’unico) affidandosi alle mani di chi si è smarrito in quella spasmodica ricerca della novità necessaria per sopravvivere al business. “The Hillside Scramblers” non offre niente di nuovo e in alcuni casi infastidisce anche, specialmente se si pensa da quale crew proviene il presentatore; e, nonostante tutto, ritengo incomprensibile come l’evidente distorsione sonora presente in tutto il disco non sia stata riveduta e corretta. Il risultato è solo un’aspirazione gangsta triste e pietosa quasi come la G-Unit. E ce ne vuole…

Tracklist

Ugodz-Illa – Presents: The Hillside Scramblers (Lucky Hands Inc. 2004)

  1. Intro
  2. Pain Inside
  3. Lean Like Me
  4. Destiny
  5. Stick Up
  6. Tell Me
  7. Chippin & Chop It
  8. Booty Drop
  9. Spit Game
  10. Ghetto Gutter
  11. Drama
  12. Take It To The Top
  13. KJ Rhyme
  14. Gang Of Gangstas
  15. Put It On Me
  16. Struggle Ain’t Got No Colour
  17. Here We Come
  18. Prayer

Beatz

  • Que Tracks: 1
  • Six Mil: 2
  • Letha Face: 3, 4, 5, 6, 7, 9, 10, 11, 12, 13, 14, 17, 18
  • Dj Homocide: 8, 16
  • Mark Alston: 15