Tumi & Chinese Man – The Journey
Il collettivo conosciuto come Chinese Man vede le proprie origini legate alla cittadina di Aux-en-Provence, una trentina di chilometri a nord di Marsiglia. Composta principalmente dai deejay Zè Mateo e High Ku, nonché dal beatmaker Sly, la crew possiede la propria etichetta indipendente oramai attiva da una decina d’anni abbondante e collabora occasionalmente con altri produttori ed mc’s per stendere pezzi che utilizzano la comune sorgente della passione per la black music, denotando una particolare predilezione per il Trip-Hop e offrendo al contempo ramificazioni secondarie che toccano Jazz, Hip-Hop e World Music. Uno stile che trova perfetta coerenza con la natura di Tumi Molekane, un rapper/poeta sudafricano nato mentre i genitori vivevano in esilio in Tanzania per poi riuscire a rimpatriare solo negli anni successivi, una situazione che ha sicuramente contribuito a formare la coscienza politico/sociale dell’artista. Queste due strade si erano già incrociate in diverse occasioni sui palchi europei così come in studio, luogo dal quale nacque la revisione del pezzo “Ta Bom”, contenuto nell’album “Racing With The Sun” e quindi riproposto nel sequel “Remix With The Sun”, vedendo quale aggiunta rispetto alla versione originale proprio la strofa del talentuoso mc.
L’unione di queste forze ci propone oggi un album strutturato su sei pezzi e arricchito da altrettante rivisitazioni, quest’ultima un’abitudine ricorrente nella discografia del collettivo così come lo è l’impronta fumettistica della copertina, e mette soprattutto in evidenza il comune amore per questo modo di fare musica, nettamente divergente dalla necessità di un buon piazzamento in classifica e atto a promuovere un solo concetto: l’originalità. La simbiosi tra le due parti e il simile approccio lavorativo sono evidenti. “Jungle Boogie” vede Tumi offrire spezzoni di critica indirizzata al sistema capitalistico infarcendo i suoi versi di citazioni africane, mentre il beat scandisce una sorta di tam-tam che si mischia a piccole contaminazioni orientali. Il ritmo tribale è altresì il sostegno di episodi come “Ronin”, il cui clap a gettito continuo costituisce un basamento su cui si svolge un contorno molto armonico formato da flauti, corde pizzicate e basso sintetizzato, la cadenza serrata è più che idonea ad esaltare la metrica di un mc che offre del Rap cantilenato e chiude la propria performance con piccole citazioni di cultura orientale, abbinando una raffica di sillabe alla concitazione del beat.
I Chinese Man dimostrano di sapersi muovere con disinvoltura in più territori e Tumi li segue passo dopo passo. I risultati sono molto soddisfacenti, sia che si scelga di campionare secondo la tradizione strutturando i sample attraverso i canoni del boom bap più classico, un esercizio che riesce particolarmente bene in una “The Journey” che alterna oboe e xylofono, sia che la via porti verso le tendenze più moderne, come indica l’utilizzo che viene fatto dell’808 su “Past Your Time”, un pezzo che prende improvvisamente dinamicità grazie alla variazione ritmica che accende la seconda parte e contraddistinto da un ritornello molto accattivante. La protesta idealistica contro radio ed etichette discografiche avente luogo in “Better That Way” vede invece la fruizione di campioni prelevati dagli anni trenta e un coro che ricorda il Reggae, rappresentando una delle prove che mettono in risalto la figura che Tumi vuol dare di sé, quella del guerriero – in questo caso del palcoscenico – che combatte per una giusta causa assieme a una truppa che ne condivide in pieno gli ideali. Il suo è un Rap svelto ed efficace, impreziosito da quella unicità resa possibile da una gestione perfetta della lingua inglese che si mischia alla pronuncia francofona delle vocali, una singolarità riscontrabile anche in ospiti come il bravo Khuli Chana, Taiwan MC, frequente collaboratore dei Chinese Man che aggiunge l’elemento patois all’insieme, e Youngsta CPT, la cui padronanza del flow è semplicemente pazzesca.
La parte remixata non offre modifiche radicali ai brani originali, si tratta più che altro delle sei versioni strumentali con piccole varianti poste qua e là, ma il pregio di “The Journey” risiede nella parte precedente della scaletta ed è rappresentato dal suo saper perlustrare suoli disomogenei per estrarne elementi in grado di coesistere tra essi, un’apertura mentale che merita una maggiore esposizione rispetto a quella di cui hanno finora goduto artisti di indubbia validità come Tumi e la crew Chinese Man.
Tracklist
Tumi & Chinese Man – The Journey (Chinese Man Records 2015)
- Jungle Boogie
- Better That Way [Feat. Taiwan MC]
- Ronin
- Pills For Your Ills [Feat. Khuli Chana]
- Past Your Time [Feat. Youngsta CPT]
- The Journey
- Jungle Boogie (Scratch Version)
- Better That Way (Jazz Reworked) [Feat. Le Syndicat Du Chrome]
- Ronin (Dub) [Feat. Hugo Kant]
- Pills For Your Ills (Afghan Beat)
- Past Your Time (Trap Reboot)
- The Journey (Lost Mix)
Beatz
- Chinese Man: 1, 3, 4, 6, 8, 10, 12
- Chinese Man with the additional production by S.O.A.P.: 2
- Leyan and Tomapam: 5, 11
- Chinese Man with the additional production by Supa-Jay and Syr: 7
- Chinese Man with the additional production by Hugo Kant: 9
Scratch
- Scratch Bandits Crew: 7
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