Silla DDR – Camouflage shadows

Repetita iuvant. Perché ve l’abbiamo già detto a proposito di “Metamorfosi”, “Dioscuri in Tuxedo” (entrambi con Weirdo) e “DDR in Colchide”, pubblicati in un arco di soli ventitré mesi, ma ci piace ripeterlo per “Camouflage shadows”, fuori dallo scorso luglio: Silla DDR è uno degli artisti più forti di questo scorcio di Hip-Hop italiano. E perdonateci l’uso di un aggettivo – forte – che non riesce a cogliere tutte le sfumature che vorremmo; tentiamo di rimediare così: l’oggettiva qualità della scrittura e il ricorso a sonorità che contribuiscono a definire in maniera netta il mood, unite a una spiccata originalità che avvolge per intero la realizzazione, sono le assi portanti di un percorso che ha tratti molto personali, tanto più se ne consideriamo il sopraggiunto – a partire dall’EP “Pericle in quarantena” – impegno alle macchine. Pur collocandosi nel quadrante di quell’underground che si lascia ispirare dalle dinamiche in corso nella scena statunitense, il suo è infatti un approccio decisamente riconoscibile, che all’ignoranza imperante del genere (qui non in senso spregiativo) abbina un sofisticato catalogo di riferimenti e citazioni.

Pensiamo a incastri quali <<DDR ormai è un logo/apro bocca, fra’, è logos/dentro di lei, mai fuori luogo/non ho barre, un gemmario, nella testa un ginnasio>>; autocelebrazione, sì, ma con un frasario e un gioco di letture/significati – laddove non bastasse il titolo “La mia mente spara/Desert Hegel” – che mettono subito in rilievo la cifra stilistica dell’album. E se, tornando all’introduzione, sul punto abbiamo scritto diverse volte quanto dovevamo, di fronte a determinate quartine – <<ti vedo confuso, tempesta di ghiaccio a maggio/questi fanno Rap come generе di passaggio/vacci adagio con i paragoni, amico/in mezzo a ‘sti scemi perché in mеdio stat virtus>> (“Rainy season”) – è difficile non segnalare di nuovo il calibro di una dimensione lirica che appaga senza riserve, equipaggiata con soluzioni tecniche spesso arricchite da allitterazioni e rime interne al verso. Perché il Rap bisogna anzitutto saperlo fare, c’è poco da transigere: <<‘96 flow, senza baggy e lo zainetto/ma le barre ancora metro di rispetto>> (“96’ flow”).

Assodato che Silla DDDictator sappia farlo e pure bene, il discorso non può che vertere sul gusto. Marcato, quello di un progetto come “Camouflage shadows”, non concedendo pressoché nulla alle componenti biografiche (da un lato) e melodiche (dall’altro). Sample scuri, poco affini alla stagione in corso, tagliati e programmati in funzione di un’atmosfera notturna, macchiata di echi Jazz e batterie che schioccano potenti, dando alle strumentali un timbro squisitamente omogeneo. C’è una crescita, da questo punto di vista: non che Luca abbia inventato qualcosa di inedito, ma la sua versione del sound newyorkese, con suggestioni che potrebbero perfino richiamare la golden age, ha raggiunto una quadratura significativa, dando al disco una scorrevolezza e una solidità inattaccabili. Composizioni geometriche, che variano in corrispondenza della quarta misura del pattern e capitalizzano un rigoroso minimalismo, spingendo sul tonnellaggio di cassa e rullante (“Dura lex”) o dando un corpo ben definito a campioni non esattamente agevoli (“Giorni malvagi”).

Ultimo e non di minore importanza tra gli ingredienti, l’elenco dei featuring. Non possiamo che promuovere l’intero comparto, in almeno un paio di casi sorprendente a partire dalla scelta stessa dei collaboratori: il casoriano Dome Flame, in “Farfalle nello stomaco”, si conferma un ottimo interprete di questa wave (<<‘a malavita l’ata vista ‘int’e puntate, mica rint’e strade/aggia puntualizza’ ca nun sapite ‘e che parlate/torno ‘int’o quartiere, vaco in giro comm’o sanghe ‘int’a l’arteria/nun me passa ‘a quarantena>>), Mistaman, poco attivo dopo “L’Universo non esiste”, dimostra invece di poterne far parte senza problemi, avendo in dote un talento inesauribile. Poi abbiamo Jack The Smoker nella cupissima “Leo Castelli”, qui di casa (era anche in “Metamorfosi” e “…Colchide”) nonché responsabile di mix e master, un sempre gradito EliaPhoks in “Rainy season” e l’immancabile Lexotan al ritornello di “Notte blu”, altro squarcio visionario la cui possibile storia viene raccontata per immagini, più che attraverso una prosa lineare.

Undici brani e una larga mezz’ora di durata sono sufficienti per apporre l’ennesimo sigillo sulla carriera di Silla DDR; la cui visibilità ci sembra ancora poco corrispondente a quanto meriterebbe, ragion per cui non ci stanchiamo di tesserne le lodi. E continueremo a farlo, se necessario.

Tracklist

Silla DDR – Camouflage shadows (Mad Soul Legacy 2022)

  1. La mia mente spara/Desert Hegel
  2. Dura lex
  3. Farfalle nello stomaco [Feat. Dome Flame]
  4. Leo Castelli [Feat. Jack The Smoker]
  5. 96’ flow
  6. Suntory tears skit
  7. Alterego
  8. Rainy season [Feat. EliaPhoks]
  9. Notte blu [Feat. Lexotan]
  10. Giorni malvagi [Feat. Mistaman]
  11. Sogni dolci/Zucchero a mezzanotte

Beatz

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