Rome Streetz and Big Ghost Ltd – Wasn’t Built In A Day
Non vi sono dubbi sul fatto che il coke Rap si sia preso una fetta assai consistente del mercato underground, così come è evidente che Rome Streetz ne sia divenuto una voce eminente, appropriandosi di un filone che definire nicchia è oramai troppo riduttivo, se non altro per lo spessore del successo che i suoi interpreti stanno stabilmente ottenendo da diversi anni. Come abbiamo sovente sottolineato, parliamo di un sottogenere abbondantemente inflazionato, che si rifà a canoni ben delineati tanto nel concetto di scalata gerarchica quanto nelle citazioni utilizzate; gli esempi di come si possa in concreto passare dal fare numeri attraverso lo smercio della polverina bianca allo studio di registrazione sono più che noti, oltre che numerosi: diviene quindi fondamentale possedere un talento di un certo livello, aspetto che al buon Jerome Allen non difetta affatto, e sapersi muovere nel quadro generale con la corretta dose di originalità, proprio perché di concorrenza ce n’é tanta e il salto di qualità fa gola a tutti, anche a chi non è proprio così bravo come gli altri.
La recente firma del Nostro con Griselda è stata il tassello in grado di chiudere il cerchio, un’affermazione propedeutica alla prosecuzione di quell’arrampicata verso l’alto; ma, a quanto pare, non è l’unico strumento del quale Rome Streetz si voglia avvalere per costruire la sua già ampia discografia. Lo ritroviamo così coinvolto in un progetto totalmente indipendente e consono alla predisposizione artistica sinora mostrata, una collezione di tracce curate da un esperto del settore come Big Ghost Ltd, combinazione che tratteggia una linea ben definita nelle intenzioni del rapper, vale a dire quella di non discostarsi troppo dall’offerta sottoposta al pubblico sino a questo momento, aspetto che pare essere il limite più evidente di questa più recente puntata di una saga che abbiamo seguito con attenzione e senso di attesa.
Qualitativamente, c’è poco di cui disquisire: non è certo questo l’argomento sul quale ci si possa permettere di fare i puntigliosi. Rome Streetz fa coincidere il lavoro di scrittura con l’alta ambizione a cui punta facendo riscontrare un utilizzo di vari espedienti atti a legare le rime, il comparto lirico lascia perciò come sempre un sapore molto soddisfacente grazie all’attento abbinamento di termini multisillabici con inserti di allitterazioni e all’ottimale gestione delle assonanze, senza dimenticare l’estrema cura nell’enunciazione, cristallina e opportunamente misurata. Il punto dolente è semmai rappresentato da un registro tematico divenuto prevedibile e prevalentemente fissato su cliché fritti in oli di seconda mano, i quali si sorreggono su quell’eterna similitudine esistente tra lo spaccio e il Rap, attingendo da riferimenti e descrizioni che, a meno che non si possegga un immaginario lirico straordinario o non si fruisca di una produzione di livello superiore, non aiutano certo a distinguersi dalla massa.
“Wasn’t Built In A Day” riesce a cogliere quest’obiettivo, solo lo fa con poca costanza, lasciandosi avvinghiare dall’ovvietà e da qualche scelta esecutiva discutibile, mortificando un’accoppiata artistica assolutamente congruente per come le ambientazioni create si intersechino con naturalezza nella ritmica del flow del rapper. Vi sono momenti nei quali il disco sembra un capolavoro, in particolare quando Big Ghost estrae magistrali artefatti dal proprio arsenale – va inoltre sottolineata la gradevole aggiunta dei precisi tagli di Dj Swab – erigendosi a maestro dell’ambientazione noir in chiave Hip-Hop. Stupiscono, dunque, la densità di episodi gustosamente nebbiosi come “Dope Stampz”, la quale potrebbe tranquillamente provenire da uno score di Sherlock Holmes, piuttosto che la morbida e ammutolita batteria abbinata a sample di sapore poliziesco anni settanta, promuovendo in fretta “8Balls” tra i migliori ascolti a disposizione; a patto, tuttavia, che se ne conoscano a priori le velleità contenutistiche dei testi, dal momento che proprio qui sembra evidenziarsi maggiormente il peso della ripetitività concettuale. Rome Streetz pare aver intrapreso una strada probabilmente troppo sicura, confezionando brani che evidenziano la prevedibilità di espedienti sonori, tematici e stilistici (vedasi i continui adlib) che compiacciono una determinata attitudine, senza rischiare di eseguire un solo passo al di fuori di questa.
“Suicide”, per dire, è un banger di buon livello, che ben s’inserisce nel contesto complessivo, pur non essendo nulla di particolarmente eccitante: difficile che Streetz e Conway deludano esibendosi sotto lo stesso tetto e difatti così non è, se non altro per le tonnellate di carisma poste su una composizione che vede vari estratti di piano collocati pertinentemente assieme; “Godspeed” è più lenta ma ugualmente intensa, forgiata da un giro di piano classico che ne denota un’ambientazione da film giallo, senz’altro adeguato a quel salto qualitativo esistenziale cui si accenna di continuo (<<went from cuffin’ car parts to swipin’ cars in Bell Harbour/Palm Angels with a large revolver and a Charger/nowadays I’m a star, I sign scales with a sharpie marker>>); audace – e lo diciamo in senso positivo – lo scopo di omaggiare i Mobb Deep di “Drop A Gem On ‘Em” (“Gem Drop”, appunto…) calcandone il medesimo giro di piano per introdurre il brano con l’addizione di una sezione ritmica bella pesa, motivando il reparto lirico a osare quel qualcosa in più (<<these niggas wanna be “Scarface”, then forget the endin’/chasin’ attention, you’ll be popular when your death is trendin’>>).
“Pz N Qz”, solida collaborazione con un Method Man che si diletta a rimare in spanglish sopra un piano allucinogeno, chiude una prima frazione molto promettente, tuttavia di resa qualitativa genericamente superiore rispetto alla seconda. “Royal Flush” propone infatti un loop d’arpa assai noioso e se la cava nuovamente facendo prevalere la competenza tecnica sull’efficacia tematica; “Majisty” è fin troppo autoreferenziale, Streetz persevera nelle sue onnipotenti similitudini cestistiche e non si risparmia qualche passaggio a vuoto (<<I’m on time like the Big Bang>>), dando luogo a un wordplay mediocre reperibile pure su “Lobsters In The Shoreditch” (<<trying to get her hands on my grands like Horacе>>), che se non altro inserisce chitarra e tromba in luogo del quasi onnipresente giro di piano, per quanto alla fine si caschi sempre lì (<<I get brick money from the download and digital>>). Bizzarra, infine, la scelta di assegnare un pezzo solista a Chyna Streetz (che con Rome ha un legame non soltanto artistico) per chiudere l’album: nulla da discutere sulla personalità della signorina, ma 1) manca l’attore principale, 2) vista la presenza di Big Ghost, si poteva benissimo coinvolgere Che Noir, la quale avrebbe apposto la classica ciliegina su una torta riuscita discretamente e sulla quale, ancora, si potevano evitare gli inserimenti parlati di un Lukey Cage che sproloquia senza giungere al punto.
“Wasn’t Built In A Day” non è affatto deludente, è semplicemente un buon disco: un po’ interlocutorio, un tantino allineato a quanto il genere sta proponendo, molto ben fatto ma incapace di lasciare qualcosa di davvero memorabile ad ascolto concluso, come se l’asticella fissata da Rome Streetz nelle sue precedenti sortite sia diventata troppo alta per poter essere oltrepassata con la stessa agilità di prima. A meno di significative varianti da apportare alla formula originaria.
Tracklist
Rome Streetz and Big Ghost Ltd – Wasn’t Built In A Day (No label 2023)
- Godspeed
- Suicide [Feat. Conway The Machine]
- 8Balls
- Gem Drop
- Pz N Qz [Feat. Method Man]
- Royal Flush
- Lobsters In Shoreditch
- Dope Stampz
- Majisty
- Antidote [Feat. Plex Diamonds]
- U Mad Huh? [Feat. Chyna Streetz]
Beatz
All tracks produced by Big Ghost Ltd
Scratch
All scratches by Dj Swab
Mistadave
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