RollzRois – Make money like war

Circa un semestre fa, commentando “Pray for Italy”, ipotizzavamo che i tempi fossero già maturi per un ampliamento della factory MRGA, a onor del vero molto bendisposta verso l’esterno fin dalla sua fase uno, comprendente le uscite di “Anonima sequestri” (Lil Pin) e “Zamparini” (Bras). E’ proprio in quell’occasione che facevamo la gradita conoscenza di RollzRois, rapper e beatmaker attivo nell’hinterland milanese con il collettivo Crimson Spit; due indizi, una strofa e una strumentale, che assieme a “Make money like war” chiudono il cerchio e fanno una prova, ascrivendo il Nostro alla rude filosofia artistica di Gioielli & Co. grazie a una tesa mezz’ora di barre, sample e featuring che non richiedono particolari sforzi interpretativi, considerata la trasparenza delle ambizioni e delle modalità operative.

Fare il Rap, farlo bene, magari farlo meglio di chi ha numeri, esposizione e seguito che Mirko, classe ‘98, difficilmente raggiungerà in carriera; ma il gioco è questo, impresso nel DNA dell’Hip-Hop: la sfida, l’attacco verbale indirizzato contro l’avversario (immaginario o meno), l’esasperazione macroscopica delle invettive e dell’autocelebrazione. Ingredienti che si coagulano ad esempio in “Cash rules your world”, chiaro omaggio al Wu-Tang Clan (con tanto di campione preso da “As Long As I’ve Got You” delle Charmels e scratch a cura di un sempre bravissimo Clas K.) e fotografia impietosa di una scena che è solita nascondere la polvere sotto al tappeto (<<cash rules everything, non è che se ti pagano li meriti/fai il ricco con i miei, meglio se eviti/che pure i miei vicini/sanno che ‘sti rapper se non fosse per i bimbi starebbero con i debiti>>). Concetto desumibile anche dall’ottima “Ombre cinesi”, fuori in video circa un anno e mezzo fa, che sottolinea con ulteriore astio le contraddizioni di un ambiente troppo spesso sbilanciato verso la fiction: <<bombe al PC, ma nella vita reale petardi/…/tu fai il G con la fedina penale degli altri/…/la vostra scena sembra più un mercato/fate a gara a chi grida più forte ed è tutto scontato/…/tu vuoi fare il bad boy ma ti piace il cazzo/il gioco è pieno di fessi che bevono medicine e si scopano le anoressiche>>.

Ripeto: l’ascoltatore casuale potrebbe trovarsi spiazzato di fronte a una posizione che non contempla alleggerimenti, rigida per tono e umori, non cogliendo il senso del discorso né il fine dell’operazione. Che non si esaurisce nella declamazione di un valore astratto, bensì necessita di una dimostrazione concreta, un fuoco di rime e punchline che spingano in un angolo chiunque intenda sostenere il contrario – il quale, a sua volta, può replicare con la medesima moneta. Ecco allora che alla dignità reclamata in “Dio c’è”, giacché per fare i soldi <<io non speculo sulle disgrazie dei miei cari>>, fanno seguito trentadue linee fitte di incastri precisi e assonanze di qualità; o che tutto l’orgoglio di “1312” poggi su riferimenti diretti (<<quale king del diss? Sei il king degli scarsi/questi rapper sono più cheap dei bling falsi>>) e dosi di oggettività (Armani Doc: <<siamo amici del mainstream, io qualcuno lo conosco/ma l’underground è il nostro, ci siamo presi il posto/’sti poeti eran già morti, li abbiam messi dentro a un fosso>>) – senza contare che farsi coprire le spalle da Gionni Gioielli e Blo/B (sia benedetto quel flow!) equivale a stipulare una redditizia assicurazione sulla vita.

Basterebbe ciò per essere a buon punto. E invece l’ascolto riserva ancora una sorpresa passando all’esame della composizione, per intero nelle mani dello stesso RR. Che il taglio del sound sia coerente con la proposta della label è scontato; viceversa, non lo è il livello della produzione nel suo insieme, decisamente alto. La scuola è quella east coast più tradizionale, arcigna e minimale come in “Bad news” (equipaggiata anche coi graffi di Dj Panzercat) e “Fuoco alla moda”, o scura e punteggiata da note Jazz come in “Sono apparso alla Madonna”, altra clip disponibile dallo scorso dicembre; in generale, il lavoro alle macchine è di notevole fattura, caratterizzandosi per una selezione di breakbeat molto robusti (verificate quanto picchia il rullante di “Pacciani vive”) e delle intuizioni personali che hanno origine nel talento puro (non riusciamo a spiegarci in altra maniera l’uso tanto efficacie del clarino in “Ombre cinesi”). Un parallelo per nulla forzato potrebbe condurci appunto a Gioielli, perché è raro trovare una figura in grado di maneggiare microfono e campionatore con pari abilità; in un certo senso la conclusiva “Dio c’è” conferma questa similitudine, dato che attinge da atmosfere che potevano figurare bene in “5 bambole per la luna d’agosto” (progetto che, non a caso, arruolava il protagonista della recensione nella lista dei produttori).

E dunque mi sbilancio: non solo “Make money like war” va dritto tra i titoli di punta del catalogo Make Rap Great Again, ma giustifica la collocazione di RollzRois tra le migliori promesse della sua generazione. Complimenti all’una e all’altro.

Tracklist

RollzRois – Make money like war (Make Rap Great Again 2020)

  1. MMLW
  2. Pacciani vive
  3. Fuoco alla moda [Feat. Less Torrance]
  4. Non una di meno
  5. Cash rules your world
  6. 1312 [Feat. Armani Doc, Gionni Gioielli e Blo/B]
  7. Bad news [Feat. Davide Bates]
  8. L’arte è puttana [Feat. Lanz Khan]
  9. Sono apparso alla Madonna (golden shower) [Feat. Less Torrance]
  10. Ombre cinesi
  11. Dio c’è

Beatz

Tutte le produzioni di RollzRois tranne la traccia #4 co-prodotta da Gionni Gioielli

Scratch

  • Clas K.: 5, 8
  • Dj Panzercat: 7