Intervista a St. Luca Spenish (20/04/2022)

Quando abbiamo ricevuto l’anteprima di “Sensation”, abbiamo aperto il .rar come fosse un piccolo regalo da scartocciare: non sapevamo esattamente cosa doverci aspettare, ma eravamo curiosi. Non solo per le note allegate, quanto per la carriera pregressa di un produttore che ha saputo combinare stile, personalità, tradizione ed evoluzione in un corpus di uscite molto variegato. St. Luca Spenish – alias di Luca Spataro – ha legato il proprio nome a realtà come AdriaCosta e Street Food Label, ha firmato strumentali per artisti provenienti dal mainstream come dall’underground, più di tutto, però, ha proposto una via, un sound, capace di farsi strada in mezzo a una sfilza di copie e imitazioni. Da questo punto di vista, “Sensation” ne ribadisce dunque il talento, spingendone la sperimentazione in direzioni nuove: otto strumentali ricche di contaminazioni, ma ben piantate nell’Hip-Hop; suoni scuri, ora sinuosi e poi frenetici, che erigono un ambiente astratto, visionario, istintivo. Non potevamo certo farci sfuggire l’occasione per fare qualche domanda al diretto interessato, perciò fate click sulla cover dell’album, selezionate il player che più vi aggrada e ascoltate escuchad “Sensation” mentre leggete la nostra intervista a St. Luca…

Bra: “Sensation” è il tuo primo album vero e proprio interamente strumentale (“Beats vol. 1” era più un classico beat tape), realizzato dopo un lungo elenco di collaborazioni con rapper provenienti da ogni angolo d’Italia. Da cosa origina questa nuova fase del tuo percorso artistico?
St. Luca Spenish: in realtà non è il mio primo album strumentale, in passato ne ho fatti altri e li trovate sul mio profilo Spotify. Diciamo però che con questo progetto inauguro il primo di una lunga serie. Per me fare musica è vivere una sensazione, un momento, una via di fuga, ma è anche un po’ come giocare ai videogame: finisci i vari livelli, poi termini il gioco, quindi passi a quello successivo. Ho tante idee, tanta fantasia e sono mega produttivo, perciò ho la necessità di fare tanti dischi.

B: primo di una lunga serie, appunto. Come si articolerà, nel suo insieme, il progetto?
SLS: sì, voglio dare vita a della musica che si differenzi totalmente da tutto quello che si trovi in giro e che possa essere ascoltata in qualsiasi momento della giornata. Questo disco è il primo pilastro di un tempio che sarà costruito nel tempo. Dopo tanti anni, mi ritrovo perfettamente in un sound che sento totalmente mio. Ancora non so precisamente come saranno le altre uscite, ma l’unica cosa che ti posso dire è che saranno uniche proprio come “Sensation”.

B: “Sensation” viene pubblicato per La Victoria Records, label che avete inaugurato l’anno scorso con “Ragazzi per sempre”. Raccontaci come si sta sviluppando questa realtà e cosa avete in programma per l’immediato futuro.
SLS: abbiamo inaugurato col disco di EliaPhoks e l’aiuto di MxRxGxA lo scorso febbraio, ora stiamo lavorando ai progetti dei ragazzi che fanno parte del nostro roster. Qualche giorno fa è uscito “Moncadas”, il disco di Turi Moncada, che secondo me è davvero figo; a giorni usciranno i vari dischi di Miss Fritty, Issel, No Wordz, Skinny Raise, Engeezo e Don Rizzo, siamo carichi di musica come non mai e la faremo uscire al momento giusto.

B: a proposito del disco con EliaPhoks, a nostro avviso era uno dei migliori di tutto il 2021 – a titolo personale, posso ammettere di non aver mai smesso di ascoltarlo. Che bilancio ne tracci, considerato l’anno pieno trascorso?
SLS: che ti devo dire? E’ uno dei miei migliori dischi di sempre, lo amo! EliaPhoks è un fenomeno e lavorare con lui è sempre una bomba, per quel che mi riguarda dovrebbe essere la colonna sonora di Palermo e non solo. Il disco è andato abbastanza bene, i ragazzi hanno venduto un botto di merch ed è stato nominato in alcuni siti di settore come uno dei migliori, se non il miglior disco dello scorso anno. Inoltre, Elia è stato inserito nella copertina del primo numero di Ghetto Magazine (un magazine palermitano figo) con una foto che è già culto. Sono davvero soddisfatto!

B: tornando a “Sensation”, l’aspetto che più mi ha incuriosito è il mix di generi, accorpati in un abito dal taglio chiaramente Hip-Hop, ma con sfumature che vanno dal Jazz alla musica etnica, passando per suoni ambientali, echi anni ottanta e fraseggi Glitch/Wonky. Ti sei misurato con qualcosa di nuovo, di insolito in primis per te stesso?
SLS: è un disco psichedelico, dark, che miscela l’Hip-Hop col Jazz, il Trip Hop, il Soul e la musica psichedelica latina, non c’è la presenza di un minimo suono che potrebbe essere in una classica produzione moderna come l’808, ad esempio. Ho dato sfogo alla parte creativa senza pormi problemi sulle tendenze o altre cagate del genere. Non voglio barriere, voglio solo tanti sample e stare tutto il giorno tra i miei campionatori, tastiere e computer a fare dischi.

B: in particolare, mi ha colpito molto l’uso e l’ampia presenza dei fiati. Quanto c’è di suonato e quanto di campionato, negli otto brani? E ci sono delle collaborazioni esterne?
SLS: nel progetto non ci sono collaborazioni. Il sax, come il flauto, sono degli elementi fondamentali del disco e sono presenti in tutti i brani. Ho ricampionato e risequenziato delle tracce che già avevo e che non erano mai uscite. Nei miei hard disk trovi il panico di materiale, penso che potrei fare dischi per almeno otto/nove anni, per non parlare poi dei vari CD e fonti varie…

B: credo ti farà piacere sapere che, durante l’ascolto, ho faticato a trovare delle corrispondenze troppo precise con i lavori di altri beatmaker – se non, vagamente, per qualche suggestione che mi ha fatto pensare a Flying Lotus. Ti chiedo allora: durante la realizzazione, avevi in mente un riferimento, un’ispirazione, nel tuo ambito musicale e non?
SLS: libera ispirazione, non seguo Flying Lotus anche se è un king indiscusso. Non ho seguito alcuno schema, ho semplicemente messo sul sequencer ciò che avevo in testa da qualche tempo, quindi ho acceso il mio MPC Live 2 e ho iniziato a creare dei loop che avessero un certo taglio (non c’è nulla di quantizzato in questo disco), infine ho passato tutto su Cubase e da lì ho creato tutto il resto.

B: la limited edition di “Sensation” includerà un grammo di infiorescenza e una confezione di tisane CBD. Secondo te nei quasi venticinque minuti di durata prevale più l’aspetto visionario, esperienziale, prima hai utilizzato il termine psichedelico, o quello, ugualmente presente, legato al movimento, alle vibrazioni, al ballo (lo si può fare anche senza cassa dritta…).
SLS: è tutto studiato per l’ascolto del disco. Sara di Canapa Vandino è riuscita a capire perfettamente quello che volevo e ha fatto un lavoro fantastico. Ti dico subito che è un’infiorescenza spolverata di crumble puro CBD, in collaborazione con Albedo Farmaceutica e associata a una tisana a base di canapa e spezie. Secondo me è davvero una figata! Ogni secondo di questo disco è infatti un viaggio psichedelico, come anche la grafica che è tratta da una mia tela. Amo il mondo della psichedelia!

B: essendo uscito da pochissimo, non posso chiederti come sia stato accolto; raccontaci quindi le tue emozioni mentre “Sensation” approda sulle varie piattaforme digitali, le tue aspettative, cosa vorresti venisse colto del disco…
SLS: è un disco che va ascoltato e capito realmente, non ho delle aspettative precise ma voglio dare inizio a questa lunga serie di progetti. Nella mia discografia voglio tanti dischi strumentali.

B: sei un classe ‘82, compi dunque i fatidici quarant’anni, metà dei quali (o quasi) trascorsi producendo musica. Ritieni “Sensation” più un punto di arrivo o di ripartenza? E, fino a qui, che bilancio tracci della tua carriera?
SLS: è sia un punto di arrivo, perché racchiude tutto il mio background e tutte le mie skill, che un punto di partenza verso qualcosa di nuovo. Sono abbastanza soddisfatto della mia carriera, ho lavorato con quasi tutti i miei artisti preferiti, ho fatto circa ottanta dischi tra collaborazioni e cose interamente prodotte da me e non riesco a smettere di farli, quindi mi dovrete sopportare ancora un bel po’…

B: e non possiamo che esserne felici… Una domanda all’appassionato di musica, all’ascoltatore, prima che al beatmaker. Quali sono i dischi che ti hanno formato e quali quelli che non hai più rimesso sullo scaffale, perché non puoi proprio farne a meno?
SLS: i dischi che mi hanno formato sono sicuramente “The Score” dei Fugees, la roba della Bad Boy, quella di Michael Jackson, quella di Jay-Z e in generale quella prodotta da Pharrell e Timbaland. Ma, in realtà, devo tanto alla musica dei Pink Floyd, la vecchia Cumbia, la vecchia Salsa, l’House del 2000 e “The Fat Of The Land” dei Prodigy. Nelle mie librerie trovi interi scaffali di dischi, difficile dire quale non rispolvero perché solitamente ascolto musica a random. Però mi è capitato di comprare dischi brutti magari solo perché la cover era figa, mi faccio attrarre anche dalla parte estetica…

B: c’è qualcosa che vorresti aggiungere?
SLS: seguite La Victoria Records e tutti i suoi artisti, siamo carichi di musica figa che nemmeno vi potete immaginare. Grazie ragazzi!
B: grazie a te!