Inspectah Deck – Chamber No. 9

Voto: 3 + +

Uscite del Wu-Tang Clan a parte, onorate sempre col massimo dell’impegno, la carriera artistica di Jason Hunter consta di due fasi distinte, consecutive e diseguali nella resa: la prima, quella solista, avviata con “Uncontrolled Substance” e proseguita – a velocità moderata – con altri tre titoli ufficiali, tutti al di sotto delle alte aspettative riposte nell’mc; la seconda, inaugurata oramai sei anni fa con l’eponimo “Czarface”, trascorsa al fianco di 7L & Esoteric in un fruttuoso sodalizio che conta già ben cinque timbrature sul cartellino. E’ “Chamber No. 9” a interrompere questa rigida dicotomia, segnando il ritorno in solitaria di Inspectah Deck a quasi un decennio dal più che trascurabile “Manifesto”; scelta che, a bocce ferme, porta inevitabilmente a chiedersi se l’operazione abbia più punti di contatto con l’uno o con l’altro percorso.

Di primo acchito, diciamo che è semplice riconoscere un richiamo allo spirito e all’estetica del Clan: un promettente brano introduttivo zeppo di dialoghi pescati da qualche film di arti marziali (“Shaolin Rebel”), la centralità dei sample Soul (“I Can’t Stay Away From You” delle Fascinations per l’estratto video “Can’t Stay Away”) e l’abbinamento titolo/artwork non lasciano infatti spazio a dubbi. Così come potrebbero rimandare a “The Movement” e “The Resident Patient” il ricorso a produttori non ancora sulla cresta dell’onda (Danny Caiazzo, in contemporanea al lavoro anche su “Ghostface Killahs”, e Boo Bundy) e l’assenza – fatta eccezione per Cappadonna – delle prime linee del gruppo di Staten Island nel comparto featuring. Ma, rispetto a questi ultimi due, “Chamber No. 9” è comunque un progetto più a fuoco, privo di quei vuoti che invece abbondavano negli album appena citati, facendoci cascare le braccia a terra troppo spesso; nel senso che, anche quando la strumentale non rende del tutto giustizia al vigore lirico di Inspectah Deck (vedi l’altrimenti robusta “Russell Jones”, che non è dedicata in senso stretto a ODB) o ci si allontana più del dovuto dal mood principale (“What It Be Like” in particolare), il livello non precipita mai nel disastro assoluto.

Per converso, da un lato fatichiamo a indicare delle gemme vere e proprie nei tre quarti d’ora della tracklist e dall’altro il Rebel INS non sembra avere quello sprint nell’attaccare il microfono che altrove ci lasciava puntualmente a bocca spalancata. Considerazione che tuttavia non va intesa nella sua apparente lapidarietà, sminuendo un insieme dotato sia di episodi validi come “No Good” (le riflessioni criminose erano e sono il pane quotidiano di Rollie Fingers: <<never count your money while you sitting at the table/and all of that won’t even save you/’cause when you in too deep these mean streets will claim you/all your soldiers gotta move in line/or you could be the one that’s on the news at 9.00>>) che di strofe inchiostrate con la Montblanc (“Who Run It” esibisce un’altra specialità della casa, la rima interna: <<no matter how you roll the dice, you know the soldier nice/flow sharp, you would think it was a Logan slice/grab bae, hold ‘em, tight while I blow the site/like hit a niggaquicker than a cobra strike>>); semmai ne ridimensiona l’impatto, a maggior ragione dopo un numero significativo di ascolti.

Tenendo presente ciò, tra gli episodi migliori di “Chamber No. 9” segnaliamo altresì la ruvida titletrack (<<over who got the biggest dimes/that’s why I spit the vivid lines/you can tell that I’m living minds/y’all haters better get in line>>), arricchita dagli scratch di Dj Killah Cam su “Criminology”, “Bring Da Ruckus” e “Da Mystery Of Chessboxin’”, la nostalgica “Can’t Stay Away” (<<skip school, poppin’, lockin’ to the Mantronix/Just-Ice made me wonder who Latoya is/and I learned that nobody beats the Biz/we was kids just listenin’ to the music loud/so believe I was moved, when Rakim moved the crowd>>), il singolo a tinte gangsta “Game Don’t Change” e l’autocelebrativa “Certified”.

Il paradosso, se così vogliamo definirlo, è che una prova di per sé sufficiente (e niente più) a conti fatti sia tra le migliori di quelle intestate al solo Inspectah Deck. Pur consigliandone l’ascolto in base alle ragioni sopra esposte, è dunque difficile non avvertire un pizzico di amarezza per il risultato complessivo di una discografia che almeno sulla carta avrebbe dovuto sfiorare il successo raggiunto da diversi compagni di crew del Nostro. Il quale, lo scriviamo senza timore di essere smentiti, lontano dal Wu-Tang Clan non è riuscito a firmare quel classico che abbiamo atteso molto a lungo.

Tracklist

Inspectah Deck – Chamber No. 9 (Urban Icon Records 2019)

  1. Shaolin Rebel
  2. No Good
  3. Russell Jones
  4. Can’t Stay Away
  5. Na Na Na
  6. Chamber No. 9
  7. Certified
  8. 24K [Feat. Cappadonna]
  9. What It Be Like
  10. Game Don’t Change
  11. Dolla Signs [Feat. Mz. Geminii]
  12. Who Run It [Feat. Hellfire and Streetlife]
  13. Fire (Bonus Track) [Feat. Trife Diesel]
  14. Brothers Keeper (Bonus Track)

Beatz

All tracks produced by Danny Caiazzo except tracks #8, #9, #10 and #14 by Boo Bundy

Scratch

  • Dj Killah Cam: 6