Elzhi – Lead Poison

Voto: 4,5

ElzhiLeadPoisonLa depressione può essere un’importante fonte d’ispirazione. Le prove cui questa vita ci sottopone sono numerose e spesso vanno affrontate in particolari momenti di sconforto, quando la mente non collabora e tutto davanti a noi sembra irrimediabilmente nero, una sensazione di estrema amarezza che pare peraltro non avere una scadenza ben precisa se non quella che decidiamo inconsciamente noi stessi. Ed è proprio in quell’istante, quando le forze cominciano a tornare, l’orizzonte si tinge nuovamente di colori forti e tutta l’amarezza accumulata si dissolve, che percepiamo la soddisfazione di avercela fatta ancora una volta. Elzhi è passato esattamente sotto questa tempesta emotiva, estesa su un lungo e buio periodo che ha gravemente minato tutte le sue sicurezze: una strada irta di difficoltà, dall’assenza pressoché totale di novità per un disco finanziato attraverso i contributi di fan – che a un certo punto avevano addirittura minacciato una class action contro l’artista di Detroit – fino alla pubblicazione dei primi singoli nel circuito di internet, un chiaro segno che la reazione emotiva era finalmente arrivata.

“Lead Poison” nasce appunto dalla depressione e non sarebbe mai potuto essere così profondo senza la stessa. Il concept della copertina vede Elzhi inseguito da una nuvola dalla quale cade una tempesta di matite che gl’impedisce di scrivere sul suo block notes. L’album inizia simbolicamente così, col rumore di una matita che scrive in maniera agitata alla ricerca di una disperata soluzione, ma l’artista non è certo del risultato e continua altrettanto freneticamente a cancellare le proprie rime. E, quando finalmente arriva il momento dello sblocco, ecco tutta la meraviglia che l’asso della Motor City è capace di registrare in studio, catturando ogni sensazione con una capacità di scrittura magistrale e ritrovando la piena coscienza di sé, quella carica di talento che da sempre gli è in dote per apporsi nuovamente dove merita, ovvero una spanna sopra al resto. Che quello in questione fosse un mc di eccellenti qualità tecniche non lo scopriamo certo oggi, il suo curriculum parla abbondantemente da solo – basti semplicemente pensare all’unicità di un prodotto come “Elmatic” – ed avvalora la tesi che un disco di concepimento simile a quello di “Lead Poison”, denso di significati metaforici e ricco di schemi metrici brillantemente poli-sillabici, non potrebbe mai essere alla portata del rapper comune.

La facilità di ricavare un pezzo complesso come “Two 16’s” da un’idea molto semplice è davvero stupefacente, ed ecco che il numero indicato nel titolo passa da semplice misura metrica a figura chiave attorno cui gira tutto il pezzo, composto da due strofe che raccontano altrettante differenti storie. “FEBruary” evoca contrasti stupefacenti mutando ora in ode, ora in dolorose rimembranze, grazie a un testo scritto in maniera sublime che gioca molto su immagini e sensazioni tipiche di quel periodo dell’anno, incastrandovi all’interno tutto il resto. “Cloud” rappresenta l’apice della frustrazione per un periodo che sembra non voler dar pace al protagonista ed è uno dei tanti episodi nei quali Elzhi scrive aprendo pubblicamente ogni sfaccettatura della sua complessa personalità, offrendo un panorama completo di se stesso senza indossare maschere o risultare indulgente, cercando invece disperatamente una leva che possa toglierlo dalla conca di autocommiserazione nella quale capita di ricadere. Brani come “EGOcentric” sono rilevanti testimonianze di tutti i tentativi che ognuno di noi segue per tenere a bada specifici aspetti del proprio carattere, dimostrando che anche artisti che paiono detenere posizioni privilegiate rispetto alla normalità non sono esenti da alcunché, quella che parla in “Hello!!!!!!” è una persona diventata molto insicura nei confronti di sé e dei suoi fan, la medesima che pare non riuscire più a rapportarsi con il mondo esterno quando arriva il turno di “ALIENated”. E’ una sensazione di confusione generale che richiede una stoffa non da poco per essere trascritta in maniera stilisticamente impeccabile e la fiducia che trasuda in “CoSIGN” è un tangibile segno di come le cose siano faticosamente tornate ad un’isperata normalità. E non si cada nell’errore di credere che la faccenda si esaurisca tutta con lo scacciare la nuvoletta scura di cui sopra, perché il raggio tematico sa quando e come deviare dal tema portante attestando l’ampia inventiva dell’artista, che utilizza concetti differenti per costruire tracce di notevole caratura come “WEEDipedia”, ispirata da un avvenimento realmente accaduto, “Misright”, dove il senso del racconto è basato su giochi di parole che utilizzano il prefisso mis, e “She Sucks”, dov’è invece la fantasia a prendere il sopravvento dando vita a un vero e proprio film dell’orrore in strofa nel quale Detroit diviene improvvisamente un luogo infestato da sangue e vampiri, con Elzhi a guidare magnificamente la regia grazie all’ottima vena da storyteller.

Il comparto sonoro propone un buon compromesso tra suoni spiccatamente Soul dal sapore Motown – preferenza casalinga già espressa dall’artista su “The Preface” – e scelte impostate su atmosfere rinfrescanti e pulite, composte all’occorrenza con l’ausilio di vera strumentazione dando luogo ad una produzione che dà a tratti l’impressione di rimanere troppo in secondo piano. Brani di matrice sonora impolverata ed attrezzati di sample pitchati funzionano molto bene, è il caso di “WEEDipedia” e “FriendZONE”, altrettanto non riesce invece a fare la conclusiva “Keep Dreaming”, concepita in modo del tutto similare ma incapace di scacciare la sensazione del già sentito. Momenti particolari come “Two 16’s” posseggono poi un’aura magica e, se non se ne conoscesse la paternità, si potrebbe scommettere su un autore qualunque tra J Dilla e Q-Tip, mentre in linea generale il mood tende a seguire bene gli umori offerti dall’mc, si veda la paranoia di “EGOcentric”, i synth sinistri di “She Sucks” o la malinconia di “FEBruary”, dando un senso di coordinazione all’insieme. Beat come quelli forniti per “Misright” o “CoSIGN” – quest’ultima idonea ad essere classificata mainstream – sono troppo freddi e poco incisivi per reggere l’urto di un lavoro lirico fuori dall’ordinario, l’unico aspetto qui presente che – a parere personale – fa giungere il disco solo ad un passo dallo status di classico, senza raggiungerlo completamente.

Sottigliezze a parte, “Lead Poison” contiene un lavoro che l’ottanta per cento degli mc’s oggi presenti sulla piazza non potrebbe nemmeno permettersi a livello tecnico, Elzhi in un colpo solo ha piazzato uno dei migliori album Hip-Hop degli ultimi cinque anni ed asseverato la sua appartenenza alla crème de la crème degli scrittori di rime contemporanei. Non ci sembra esattamente impresa da poco…

Tracklist

Elzhi – Lead Poison (GLOW365LLC 2016)

  1. Medicine Man
  2. INTROverted
  3. WEEDipedia
  4. FEBruary
  5. EGOcentric
  6. Two 16’s
  7. Hello!!!!!!
  8. FriendZONE
  9. The Healing Process
  10. Cloud
  11. ALIENated [Feat. Smitty]
  12. She Sucks [Feat. Chris Dave and The Drumhedz]
  13. CoSIGN [Feat. Skonie]
  14. Misright
  15. The Turning Point
  16. Keep Dreaming

Beatz

  • Nick Speed: 1
  • Bombay: 2, 3, 10, 14, 16
  • 14KT: 4, 13, 15
  • Quelle Chris: 5
  • Karriem Riggins: 6
  • Soledad Brother: 7
  • Oh No: 8
  • Joself: 9, 11
  • Agor: 12
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