Cannibal Ox – Blade Of The Ronin

Voto: 4/4,5

CannibalOx2015500Diciamoci l’onestissima verità: anche mettendo assieme il meglio della produzione solista di Vast Aire e Vordul Mega, la somma non si avvicina neppure lontanamente all’assoluta perfezione di “The Cold Vein”, capolavoro imprescindibile a proposito del quale non accettiamo opinioni contrarie – e, se così fosse, avete sbagliato sito. Ciò che accadde quattordici anni fa è irripetibile, una congiunzione astrale che si verifica solo in rare occasioni (come nel novantatré o nel novantasette…) e che sconquassa certezze ed equilibri, perciò suggerisco di avvicinarsi a “Blade Of The Ronin” escludendo per partito preso due termini che bisognerebbe spendere con parsimonia, ovvero epocale e geniale; anzi, sarò sincero fino all’esasperazione nel dirvi che in origine sul ritorno dei Cannibal Ox non avrei scommesso un solo euro, tempo una manciata di anteprime (successive a “Gotham” e “Psalm 82”, già su 12”) e, più che ricredermi, mi sono letteralmente eccitato, avvertendo i tratti di un progetto all’altezza di Vast e Vordul, ma soprattutto di un’opera unica e che di conseguenza non andava imitata alla lettera, pur rimanendone in scia.

Quello che una volta era un trio (perché El-P era una figura integrata nel gruppo), oggi è un quartetto composto dai due mc’s, Bill Cosmiq e Dj Cip One, formazione coesa e in sintonia lungo l’intera tracklist; immutato, invece, lo scenario distopico nel quale i Cannibal Ox si muovono, una New York acida, ostile, metropoli scura, minacciosa e in odore di cyberpunk, generata da bizzarre convergenze tra cinema, mitologia e sci-fi – non a caso, le prime parole pronunciate da Mega sono <<metamorphosis/and petty officer/and letters often peel/where money’s fast, traffickings>>, mentre il suo socio cita a più riprese la serie “G.I. Joe”. E’ un tessuto narrativo visionario e suggestivo, tuttavia estraneo a un concept meticoloso: “Blade Of The Ronin” è una successione di singoli episodi e, quando la formula raggiunge la dovuta quadratura, il risultato è appagante, se non sorprendente.

E’ il caso di “Psalm 82”, criptica metafora religiosa introdotta da Yoda in persona (do… or do not… there is no try) e poggiata su un beat per metà epico e per metà ipnotico, “Blade: The Art Of Ox”, gustoso macigno prodotto da un Black Milk che per l’occasione si traveste da RZA e arricchito da Artifacts e U-God, “Water”, “Harlem Knights” e “Sabertooth”, terzina sinistra e contorta come si addice ai Cannibal Ox, quindi “Iron Rose”, forse il manifesto dell’album, delirante ritorno al passato (<<I was born in an iron galaxy>>) suggellato da un Doom efficace quanto si vorrebbe. Di fianco a questi, però, fa piacere notare leggere variazioni di percorso, mi riferisco a “Thunder In July”, anomala e malinconica posse cut in compagnia di Swave Sevah, Elohem Star e Space, e “The Fire Rises”, più prossima a soluzioni puramente Indie/Elettroniche. Al centro, comunque, rimane il preciso gioco di contrasti tra Vast Aire e Vordul Mega, la mole (lirica) del primo e il flow robotico del secondo, la personalità debordante dell’uno e quella silente dell’altro, gli storytelling, le associazioni mentali e l’immaginario lisergico; un insieme oggettivamente ostico e quindi adatto a chi ha una certa dimestichezza con questo tipo di uscite.

Maggiormente complicato, invece, è spendere un giudizio esatto su Bill Cosmiq: assodata la completa inutilità di un (improbabile) paragone con El-P, per gusto personale mi ritengo abbastanza soddisfatto dai paesaggi proposti dal produttore (con Salvador nei The Quantum), bravo nell’imprimere un tocco personale al sound astratto dei Cannibal Ox, nonostante qualche isolato calo di tensione (ad esempio “Carnivorous”, noioso pasticcio di tastiere che toglie ahinoi consistenza alla presenza di Elzhi). Non che fosse una sfida abbordabile: nel corso degli anni l’Hip-Hop ha appreso la lezione impartita dal Producto riciclandone spesso le medesime intuizioni, Bill riesce a scansare il problema grazie a un’equilibrata composizione di synth (in decisa prevalenza sui sample) e batterie parecchio robuste, cornice ideale alle allucinazioni in versi dei Cannibal Ox.

Ricapitolando: al netto di poche sbavature e dei numerosi featuring che un po’ diluiscono la chimica sprigionata dai due protagonisti, “Blade Of The Ronin” è un’operazione convincente e affilata quel tanto che basta. Non darà una sterzata all’Hip-Hop, ma se ne sentiva davvero il bisogno.

Tracklist

Cannibal Ox – Blade Of The Ronin (iHipHop Distribution 2015)

  1. Cipher Unknown (Intro)
  2. Opposite Of Desolate [Feat. Double A.B.]
  3. Psalm 82
  4. The Power Cosmiq [Feat. Kenyattah Black]
  5. Blade: The Art Of Ox [Feat. Artifacts and U-God]
  6. Pressure Of Survival (Skit)
  7. Carnivorous [Feat. Elzhi and Bill Cosmiq]
  8. Thunder In July [Feat. Space, Swave Sevah and Elohem Star]
  9. Water
  10. The Horizon (Interlude)
  11. Harlem Knights
  12. Sabertooth [Feat. Irealz and Bill Cosmiq]
  13. Iron Rose [Feat. MF Doom]
  14. Solar System (Cosmos) (Skit)
  15. The Fire Rises
  16. Gotham (Ox City)
  17. Unison (Skit)
  18. Vision [Feat. The Quantum]
  19. Salvation

Beatz

All tracks produced by Bill Cosmiq except track #5 by Black Milk

Scratch

All scratches by Dj Cip One

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