Beneficence & Confidence – Stellar Mind
La visione artistica di Beneficence risulta piuttosto agevole da delineare: poggia sul profondo senso di appartenenza e lealtà verso quella schiera di esponenti che ha circoscritto la tradizione del boom bap newyorkese all’interno di una bolla protettiva che ne mantiene attenta la salvaguardia, emanando messaggi perpetuamente tesi all’autenticità nell’esercizio delle proprie capacità e rifiuto verso ciò che il Rap è diventato da quando l’ingordigia industriale se l’è divorato quasi tutto. “Stellar Mind” si porta di conseguenza appresso una forte timbratura conservatrice, principio della sua genesi concettuale alla pari dei lavori che l’hanno preceduto, mantenendo a debita distanza dalla Cultura ogni forma di storpiatura che intervenga a snaturarla e ricordando con nostalgica costanza i principali attori del suo sviluppo, dei suoi momenti migliori.
In un contesto, inoltre, atto alla consapevolezza della propria sottovalutazione, è assolutamente pertinente la decisione di affrontare questa nuova avventura congiuntamente a Confidence, uno dei migliori produttori degli ultimi dieci anni se poste in proporzione la considerazione ricevuta e la qualità dei beat offerti, figli di un sistema compositivo ispirato dalle gemme premieresche con cui tutti gli attuali ultraquarantenni hanno trascorso la gioventù, andando a conformare un curriculum meritevole di assoluto rispetto. Dalle macchine del produttore del Massachusets mai si è sentito uscire qualcosa che non fosse capace di catturare in qualche modo l’attenzione, una sensazione che viene asseverata pure qui, in un album per il quale il suono è la struttura portante, un’ossatura potente e melodica che vive nuove punte di eccellenza. L’anima prevalentemente Jazz insita nelle consistenti tessiture ritmiche continua a fornirgli un biglietto da visita molto identificativo, pertinente nel ricreare determinate atmosfere che ben si abbinano all’esigenza evocativa della generica malinconia partorita dalla maggior parte dei testi.
Ne consegue che sia proprio Confidence a diventare il conduttore dell’operazione, gettando i pilastri su cui tutta l’operazione trova sostegno; generando un lieve ma sensibile disequilibrio nei confronti di un rapper che in molte circostanze pare essere una partecipazione passiva del beat su cui esercita le proprie abilità, senza riuscire a imprimere la stessa concretezza di fondo. Sia chiaro: Beneficence di competenza ne ha, lo dimostra attraverso la sua pulizia vocale (in tutti i sensi, dato che anche qui non c’è la minima traccia di materiale degno della dicitura parental advisory) e nella buona varietà nella disposizione metrica delle rime, tuttavia corre sempre il rischio di risultare stancante quando lo si deve seguire per un’ora scarsa a causa di quella linea piatta innescata dalla mancanza di una particolare grinta espositiva, una saltuaria macchinosità che delinea i tratti di un rapper non sempre naturale nelle sue esibizioni. Capita difatti di ascoltare alcune linee scritte in maniera potente ma recitate senza una verve pertinente; e, per quanto vi siano diverse strofe davvero apprezzabili per scorrevolezza, a volte ci si perde nell’eccessiva quantità di parole da racchiudere all’interno della misura della battuta, costringendo a una dizione eccessivamente velocizzata data dalla fretta di chiudere a tempo.
Come accadeva nei due album precedenti, a fare la differenza è quindi la copiosa presenza di ospiti che costellano il lavoro di partecipazioni esterne, fornendo quella necessaria versatilità raggiunta attraverso toni vocali, flow e idee generalmente più versatili rispetto a quanto offerto dal protagonista, i cui pezzi in completa solitudine riguardano solo cinque delle sedici tracce in scaletta. Beneficence risulta generalmente più motivato e di conseguenza efficace ogni qualvolta ci sia qualcun altro con cui confrontarsi, nonostante ciò non si traduca sistematicamente nella capacità di scrivere una strofa più incisiva rispetto al collega di turno. Tale aspetto si era già delineato nei due singoli che avevano anticipato la pubblicazione dell’album, dal momento che la presenza di El Da Sensei in “Jerz To The Jugular” è fondamentale per rendere interessante un pezzo che presenta uno dei beat meno stuzzicanti del lotto, tuttavia distrutto – in senso buono – dall’ottima gestione delle sillabe e dalla frequenza di rime interne fornite dal 50% degli Artifacts, così come è senza dubbio piacevole udire un Keith Murray del tutto privo di ruggine in “Illest Mic Pros”, peraltro raro caso di un membro della golden age che abbia finalmente il coraggio di dire che forse è il caso di smettere di parlare degli anni novanta, esibendo un’invidiabile elasticità metrica.
E’ altresì difficoltoso esimersi dal notare l’evidente differenza nella resa contenutistica tra le prestazioni del titolare della Ill Adrenaline Records e un asso come Craig G, a vantaggio del quale va la miglior abilità nel creare uno storytelling abbinato all’evocazione dei legami passati della scena Hip-Hop, oltre che una capacità tecnica che ben si divincola negli infettivi quattro quarti che Confidence edifica con la solita batteria grassa e un tocco di Jazz che ricorda da vicino Marley Marl e K-Def, tutti elementi che rendono “Memories” uno dei momenti più alti del percorso. Tuttavia, l’operazione nostalgia è fin troppo pervasiva e non sempre si manifesta in maniera sufficientemente varia, cadendo nell’ovvia citazione di nomi troppo scontati che si manifesta tra le righe del Jazz intriso di Funk pensato per “718”, dove Chubb Rock non fa assolutamente nulla per elevare gli esiti, oppure nella corrosiva prevedibilità di passaggi come “Won’t Miss It”, solita minestra riscaldata contro i portatori di jeans stretti dove sia concept che esecuzione peccano completamente di originalità, a maggior ragione se Lord Tariq si mette a scrivere strofe ai limiti dell’insensato fruendo dei soliti riferimenti dietrologici e lasciando altrove la sostanza. Molto meglio prestare attenzione a una “To The People” in cui l’atmosfera sobria invita a immaginare Beneficence e A.G. seduti sulla panchina di un parco newyorkese a disquisire rilassatamente dei tempi andati, mentre vengono baciati dal primo sole primaverile.
“True Colors” riesce finalmente a diversificare il progetto muovendo un minimo d’interesse verso i contenuti, ne emerge un testo ben concepito per come utilizza i riferimenti ai colori per legare le strofe, anche se permane l’impressione che un rapper munito di più ampia creatività ne avrebbe estratto qualcosa di straordinario. “My Way” conduce alle medesime conclusioni, nel senso che i tre personaggi coinvolti seguono bene il tema assegnato dal titolo, immaginando ciascuno una visione alternativa della realtà, un esercizio pericoloso da affrontare con grossi calibri come Masta Ace, il quale raggiunge vette troppo elevate per gli altri contribuenti al pezzo in termini di fantasia e incastri lirici. A conferma del fatto che sia la produzione a tirare spesso la carretta, si reperiscono poi una serie di momenti nei quali è proprio l’assemblaggio musicale a generare la voglia di aumentare l’esperienza d’ascolto. Il classico breakbeat di “We Major” si accosta idealmente al fantastico loop di tromba che contraddistingue il sapore del pezzo; il sample orchestrale di “Higher Degree” è di quelli che prendono residenza fissa nella memoria, proprio come la sequenza di loop vincenti che Confidence costruisce per “Respect”; “Hypnosis” è talmente elegante che pare quasi sprecata per un pezzo introduttivo.
Ben elaborato a livello lirico, al di là dei menzionati limiti, dotato di un impianto sonoro di alta qualità, tradizionale ma per nulla retrogrado, “Stellar Mind” è chiaramente destinato agli estimatori più profondi del Rap radicato nella costa orientale degli Stati Uniti, appassionati che necessitano di mettere momentaneamente da parte le novità per immergersi in quello spirito essenziale il cui cuore non cessa di pulsare. Nemmeno se le cose non stanno più come prima e i dettami originari dell’Hip-Hop sembrano sempre più schiacciati dall’ultima tendenza.
Tracklist
Beneficence & Confidence – Stellar Mind (Ill Adrenaline Records 2021)
- Hypnosis (Intro)
- Jerz To The Jugular [Feat. El Da Sensei]
- Travelling Man
- My Way [Feat. Masta Ace and Phantasm]
- Memories [Feat. Craig G]
- Respect
- Won’t Miss It [Feat. Lord Tariq]
- We Major [Feat. Ali Vegas]
- True Colors [Feat. Melinda Camille]
- Higher Degree
- Illest Mic Pros [Feat. Keith Murray]
- Mind Over Matter [Feat. Ras Kass]
- Let’s Go
- To The People [Feat. A.G.]
- 718 [Feat. Chubb Rock]
- Mad Scientists [Feat. Wordsworth, Shabaam Sahdeeq, Queen Herawin and Truth Enola]
Beatz
All tracks produced by Confidence
Scratch
- Dj Kaos: 2
- 12 Finger Dan: 4, 11
Mistadave
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